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lunedì 19 settembre 2011

L'amico immaginario come viene se ne va, lasciando però effetti positivi!



Oggi a scuola sono rimasta colpita e abbastanza spiazzata quando un bimbo mi dice “ maestra ti presento il mio amico immaginario George!”. Momento di panico, un bel respiro e poi via che si affronta la situazione come meglio si può. Ho cercato per tutta la lezione di utilizzare George come stimolo all’attenzione del bambino, non dandogli troppo importanza in altre occasioni: durante un compito in cui la sua attenzione era discontinua, ad esempio,proponevo a G. “Ma George ha capito? Gli facciamo vedere come si fa?” e cosi G. tornava a lavorare . . .
Tornata a casa però ho sentito la necessità di documentarmi sul tema “ amico immaginario” e ho trovato informazioni molto interessanti che sono sicura potranno essere d’aiuto anche ad altri :)



“La creazione di un amico immaginario non è un comportamento patologico, ma favorisce l'arricchimento della vita personale del bambino” dice la psicologa americana Marjorie Taylor.

L’amico immaginario, è una creazione positiva dell’immaginazione dei bambini, è una cosa molto comune ed è un gioco. I bambini creano un compagno di giochi fittizio per portare fuori da se tutte quelle emozioni, tensioni e preoccupazioni che possono far parte della vita di tutti i giorni. Certo immaginarsi un amico che fa tutto quello che diciamo noi, che ci consola e che non rivela a nessuno le nostre preoccupazioni, può essere utile. Questa è una fase tipica che attraversano molti bambini, spesso l’amico immaginario si presenta quando l’ambiente attorno al bambino subisce un cambiamento o quando per svariate cause il bambino si trova a restare più frequentemente da solo. L’amico immaginario può assumere nella mente del bambino le caratteristiche delle persone di cui sente la mancanza. Se per esempio la mamma ( o il papà) per motivi lavorativi è costretta/o a rientrare più tardi a casa, il bambino può sentirsi solo e cercare così conforto nell’immaginazione, ed ecco l’amico immaginario. Questo discorso vale per qualsiasi figura importante nella vita del bambino, dai genitori agli amici , nonni ecc…


Nel suo libro "I compagni immaginari e i bambini che li creano" la psicologa americana Marjorie Taylor mostra, attraverso numerosissime ricerche longitudinali (ossia che hanno seguito gruppi di bambini per un certo periodo di anni), non solo che la creazione di compagni immaginari non è un comportamento patologico, ma anche che è un comportamento che favorisce l'arricchimento della vita personale del bambino.
Infatti, i bambini che hanno avuto, per un certo numero di anni, un compagno immaginario vengono coinvolti in giochi di ruolo piuttosto complessi e il coinvolgimento in giochi di ruolo è risultato positivamente correlato allo sviluppo di comprensione sociale ossia la capacità di assumere la prospettiva di un altro.
Non solo. I bambini con un amico immaginario sono risultati meno timidi, con maggiori capacità comunicative e capaci di mettere in atto soluzioni alternative a situazioni note e non. I compagni immaginari possono essere di due tipi: quelli che hanno come base un giocattolo o un pupazzo che il bambino ha (e la funzione è molto diversa da quella dell'oggetto transizionale che funge da sicurezza in momenti di separazione o lontananza dal genitore) e quelli inventati. Fra i compagni immaginari inventati, i più frequenti sono bambini della stessa età e dello stesso sesso ma magari con caratteristiche o poteri speciali, animali magici, o supereroi.



L’amico invisibile può “nascere” più o meno tra i tre ed i cinque anni (ovviamente con tutte le eccezioni possibili sia in difetto che in eccesso) e viene partorito dall’immaginazione di circa due terzi dei bambini, in particolare primogeniti.
Tutta la letteratura psicologica è concorde nell’affermare che la creazione dell’amico immaginario non solo non è preoccupante, ma è indice di un’ottima capacità di reazione e di adattamento del bambino.
Ma reazione e adattamento a cosa?
Può essere un modo di adattarsi ad un cambiamento: può spuntare fuori in occasione della nascita di un fratellino, o di un trasloco, o del cambiamento di scuola o magari soltanto del mutamento di orari lavorativi di un genitore che possono cambiare alcune abitudini.
Ma può essere anche del tutto svincolato da queste motivazioni e nascere soltanto come modo, molto costruttivo, per affrontare i momenti noiosi o faticosi della giornata.
In entrambe i casi il bambino che crea l’amichetto immaginario è davvero in gamba! Invece di buttarsi giù o farsi stressare dal cambiamento o dalla noia, se ne sta in compagnia dell’amico perfetto: quello che lo rassicura o che lo stimola, quello che gli assomiglia o che è completamente diverso da lui ed anzi è come lui vorrebbe essere (il nostro era più grande e socievole!!).

Insomma, il bambino che ha un amico immaginario è un tipo che non si perde d’animo!
Una caratteristica comune a tutti gli amici immaginari è che non hanno mai una casa ed una famiglia a cui tornare, non hanno orari: sono, cioè, estremamente DISPONIBILI.
L’amico immaginario resta un’esperienza legata al mondo del
 gioco e per questo non va nè deriso, nè enfatizzato.
Deridere il bambino o cercare di fargli capire che sta parlando con il muro è del tutto fuori luogo: lui sa benissimo che l’amichetto non esiste, ma per lui il gioco resta una cosa seria!
Enfatizzare, al contrario, l’esistenza del compagno di giochi, per esempio apparecchiando a tavola anche per lui, è altrettanto fuori luogo: è un’invadenza di un territorio non nostro.
Un bel giorno, così, all’improvviso, l’amico invisibile se ne andrà… Quando non ci sarà più bisogno di lui, si lasceranno così, senza rancore!



Nella mia ricerca sono incappata anche in una pagine di Nonciclopedia e ho deciso di segnalarvela . . . L’ho trovata meno pungente rispetto ad altre pagine che mi è capitato di leggere ma alla fine fare due risate non fa mai male!!! Leggete leggete!!
Eccovela qua :)
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Amico_immaginario

E VOI? AVETE MAI AVUTO UN AMICO IMMAGINARIO?? 


1 commenti:

Elisa Simi ha detto...

Scusa, Ntina, ma il libro della Taylor lo hai trovato in italiano? E se si dove? Io sono una studentessa di psicologia e sto facendo una tesi sugli amici immaginari, sto tentando di reperire il materiale e il libro da te citato l'ho cercato disperatamente trovandolo però solo in inglese...

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