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domenica 30 ottobre 2011

Le origini di Ognissanti e Halloween



Una tra le feste che negli ultimi anni si sta imponendo di più,  soprattutto fra i giovani, è quella di Halloween.
Nonostante si tratti di una festività tipica dell’Irlanda e dei  paesi anglosassoni, da qualche tempo si sta diffondendo anche in Italia come una delle tante mode provenienti dalla tradizione e dalla cultura  americane.
L’usanza di mascherarsi per la “Notte delle Streghe” è diventata il  passatempo preferito di molti giovani che, proprio  in questo periodo,  organizzano feste e ricevimenti in puro stile americano.
A proposito della tradizionale zucca di Halloween, vi è una vecchia  leggenda irlandese che narra di un fabbro, Jack O’Lantern, il quale, ubriacone e spilorcio, si prese gioco del diavolo riuscendo a fargli promettere di non reclamare mai la sua anima.
Il fabbro però, a causa del bere smodato, morì poco dopo improvvisamente, senza riuscire a chiedere perdono dei propri peccati.
Nell’aldilà, dunque, non fu accolto né in Paradiso né all’Inferno.
Ma il diavolo, mosso a pietà del povero fabbro, gli scagliò un tizzone ardente che Jack O’Lantern pose all’interno di una grossa rapa che egli stesso aveva intagliato, ricavandone una lanterna affinché non si perdesse nell’Oltretomba nel suo peregrinare eterno e senza méta.
Originariamente, quindi, la lanterna della tradizione era solo una rapa che venne sostituita poi con una zucca, forse perché più facile da intagliare.
Anche se apparentemente sembra che la celebrazione di Halloween non ci appartenga, almeno nella classica usanza di mascherarsi e di esporre zucche vuote illuminate, in realtà la notte fra il  31 ottobre e il 1° novembre rappresenta una festività che risale alle  nostre più antiche tradizioni.
La celebrazione cattolica di Ognissanti mostra solo il pallido ricordo della ben più antica festa di  Samhain risalente agli antichi celti.
In generale siamo propensi ad immaginarci i celti come un popolo appartenente alle regioni nord occidentali dell’Europa, ma forse qualcuno ignora che in tutta Italia vi sono stati parecchi insediamenti celtici.
Tutto il nord Italia, ad esempio, dalla Valle d’Aosta al Piemonte, dal Veneto all’Emilia fino alle Marche, è stato colonizzato da queste popolazioni sempre temute dai romani e con una cultura notevole per  l’epoca.
A titolo di curiosità, tutti i nomi di città, fiumi e paesi che terminano in aco, ago, ico, igo (Giussago, Rovigo), in ate (Gallarate, Andrate), in visio o viso (Treviso, Monviso) e in duno o uno (Belluno), indicano una presenza celtica che si è protratta abbastanza a lungo per lasciare il segno sulla denominazione di tali località. Si possono persino trovare parecchi reperti o rocce celtiche frugando tra le valli alpine del Piemonte, della Valle d’Aosta e della Liguria.
Premesso ciò, non è difficile immaginare che feste  come quella di Samhain, che iniziava proprio la notte del 31 ottobre, possa essere rimasta ancora oggi come tradizione popolare. Il calendario celtico prevedeva quattro grandi festività che davano inizio alle quattro stagioni; vi erano poi anche altre quattro celebrazioni minori che si tenevano nei giorni centrali di questi periodi. L’anno iniziava proprio con  Samhain il 1° novembre, cui seguivano Imbolc il 1° febbraio,  Beltaine il 1° maggio e infine  Lugnasad il 1° agosto.
La festività che ci interessa trattare è quella di  Samhain, che letteralmente vuol dire “Riunione” o “Raccolto”; essa indicava la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. 
Potremmo pensare a tale festa come ad una sorta di Capodanno poiché, nei tradizionali rituali, il fuoco acceso e spento  e poi nuovamente acceso il giorno dopo sottolineava l’idea di un giorno statico, come chiuso e fuori dal tempo, una sorta di circolo perfetto. 
Per i celti questa ricorrenza era un’importante occasione sia religiosa che sociale, ma soprattutto essa rappresentava il momento di inizio per una nuova nascita e crescita sia delle messi che di qualsiasi attività si dovesse intraprendere nei villaggi.
La notte fra il 31 ottobre e il 1° novembre era quindi un momento di passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo. Era considerato il momento cruciale dell’anno in cui tutto poteva
accadere e in cui si poteva decidere del destino del futuro anno. Secondo la mitologia irlandese e gallica, attraverso i vari riti propiziatori praticati in questo giorno, gli spiriti disincarnati (e con questi si intendevano anche fate, folletti e ninfe  dei boschi oltre ai trapassati), abitando in una zona atemporale, quasi neutra, potevano attraversare il confine del loro mondo per giungere nel nostro; solo in questo giorno, infatti, si poteva comunicare con gli immortali e riceverne consigli e predizioni per il futuro. I druidi, sacerdoti degli antichi culti, scrivevano messaggi per i defunti utilizzando le rune e li affidavano al fuoco perché questo, bruciandoli, li trasportasse nel regno dell’Oltretomba.
La festa si protraeva da un minimo di tre giorni ad un massimo di sei settimane e in questi giorni si danzava fino allo sfinimento, si beveva e mangiava oltre misura e si compivano sacrifici che, secondo alcune fonti, potevano anche includere esseri umani. In generale si eseguivano riti per propiziare la fertilità della terra e per chiedere agli spiriti della natura di proteggere i futuri raccolti e di renderli abbondanti. Per mezzo di questi banchetti sontuosi, si nutrivano i morti lasciando i resti del cibo nelle mense durante la notte affinché i defunti potessero banchettare dopo i vivi, tradizione questa ancora oggi in uso in Sicilia e in altre regioni meridionali. Il fuoco acceso in un immenso falò rappresentava il sole che, come in altre culture, ad esempio del Mesoamerica, doveva essere costantemente rinvigorito affinché non abbandonasse i mortali. Di conseguenza, dal falò acceso si portavano in giro delle torce con cui si accendeva il nuovo fuoco in ogni casa.
Inoltre,  Samhain era il giorno in cui, oltre agli spiriti buoni, avevano facoltà di accedere al mondo degli uomini anche gli spiritelli cattivi e le fate malefiche che potevano rovinare i futuri raccolti e persino rapire i bambini nelle proprie culle. Ecco allora che il fuoco teneva lontano questi esseri e proteggeva le case, a patto di restare acceso tutta la notte. Da come si può notare,  Samhain possiede delle analogie con molte feste popolari di tutto il mondo e ricorda anche i Saturnali romani che si celebravano in ricordo della mitica età dell’oro e nei quali si danzava, banchettava e si scambiavano doni, tradizione anche questa che è rimasta in uso nel meridione d’Italia nella classica festa dei “Morti” il 2 novembre. Col tempo questi rituali vennero modificati anche per il sopraggiungere del cristianesimo e molte delle festività celtiche furono conglobate in feste cristiane tenute però proprio nei giorni delle antiche feste pagane.
Per gli antichi celti la morte non rappresentava la fine, ma solo una tappa che conduceva verso altri stati dell’essere, in mondi in cui eroi ed esseri immortali vivevano felici per sempre. Proprio questa visione della morte, come passaggio e non come fine, come soglia e non come limite, fece sì che la fede  cristiana potesse essere accettata tanto rapidamente dalle popolazioni celtiche verso le quali si recavano i primi missionari cristiani.
La grande spiritualità dell’anima celtica nella  “sacra” terra d’Irlanda, ad esempio, fu il motivo per cui essa fu facilmente “conquistata” dal cristianesimo e dal suo messaggio di speranza  e di fede.
Come si vede, dunque, le origini della festa di Ognissanti sono da ricercare anche nell’atavico passato della nostra cultura e fanno parte delle tradizioni che ci riguardano da molto vicino.
Che poi si voglia porre davanti alla porta di casa  una zucca vuota con una candela accesa dentro e si vada a feste e ricevimenti mascherati da conte Dracula, non inficia di certo una festività che ha la sua origine nell’antica cultura celtica.


E oggi?

La festa di Tutti i Santi, è una giornata di gioia, di spe­ranza, di fede. Una delle giornate più intelligenti, più raf­finate che la liturgia ci propone; è la festa di tutta l'umanità, del­l'umanità che ha sperato, che ha sofferto, che ha cercato la giusti­zia, dell'umanità che sembrava perdente e invece è vittoriosa. E’ la festa di Tutti i Santi, non solo di quelli segnati sul calen­dario e che veneriamo sugli alta­ri, ma anche di quelli che sono passati sulla terra in punta di pie­di, senza che nessuno si accor­gesse di loro, ma che nel silenzio del loro cuore hanno dato una bella testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, forse parenti no­stri, amici, forse nostro padre, nostra madre, umili creature, che ci hanno fatto del bene senza che noi neppure ci accorgessimo. Ho letto di un anziano parro­co di campagna che nel giorno di Tutti i Santi, per far capire al­la sua gente che si dovevano ri­cordare tutti i cristiani santi che stanno in Paradiso toglieva le im­magini e le statue dagli altari. U­na stranezza se volete, ma che voleva anche sottolineare il fatto che di solito, una volta che ab­biamo messo i santi sugli altari, li ammiriamo, li invochiamo, ma non li imitiamo, perché pensiamo che siano troppo eroi per vivere come loro. Ma non è così. Nella festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci dice che i santi sono uomini e donne comuni, una mol­titudine composta di discepoli di ogni tempo che hanno cercato di ascoltare il Vangelo e di metter­lo in pratica. Sono questi i santi che salva­no la terra. C'è sempre bisogno di loro. È in virtù dei santi che so­no sulla terra, che noi continuia­mo a vivere, che la terra continua a non essere distrutta, nonostan­te il tanto male che c'è nel mon­do. Ed è in virtù dei santi di ieri, dei santi che sono già salvati e che intercedono per noi: "una molti­tudine immensa che nessuno può contare, di ogni nazione, popolo e lingua". La definizione più bella dei santi è quella che ho sentito da un bambino di una scuola materna. La maestra aveva portato la sua classe a visitare una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate lu­minose. A scuola di catechismo ho domandato ai bambini: Chi sono i santi? Un bambino mi ha risposto: "Sono quelli che fanno passare la luce". Stupenda defi­nizione: i santi fanno passare la luce di Dio che continua ad illu­minare il mondo. Nella festa di Tutti i Santi, noi celebriamo la gioia di essere an­che noi chiamati alla santità, per­ché ci è stato detto che abbiamo un cuore che batte come figli di Dio. Ci pensiamo? E San Gio­vanni che ce lo ricorda: "Caris­simi vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente... ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sap­piamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo si­mili a lui, perché lo vedremo co­sì come egli è". Ma quale è la strada della san­tità? Gesù ce l'ha indicata con l' annuncio delle beatitudini che sono la sintesi del Vangelo, lo specchio di fronte al quale ogni discepolo di Cristo deve con­frontarsi. È il portale d'ingresso del Discorso della Montagna, la "carta costituzionale del cristia­nesimo". Ogni regno ha le proprie leg­gi. Le beatitudini sono la legge del Regno di Dio. Chi le osserva entra nella felicità del Regno. Questo dobbiamo capire. Dio ha posto nel nostro cuore la vocazione alla felicità, come ul­timo segno della nostra somi­glianza con Lui. Dio è il Sommo bene, il Beato per eccellenza. Per essere figli di Dio bisogna esse­re felici.

martedì 25 ottobre 2011

Un po' di storia: Halloween!



LA STORIA DI HALLOWEEN
La parola  Halloween ha origini cattoliche. Nella tradizione Cattolica, infatti, a molti Santi viene dedicato un giorno particolare del calendario Cattolico, ma il 1°novembre è il giorno nel quale vengono festeggiati tutti i Santi. Il giorno dedicato ad "Ogni Santi" (in inglese All Saints'Day) aveva una denominazione antica: All Hallows'Day.
Presso i popoli dell'antichità la celebrazione di "Ogni Santi" iniziava al tramonto del 31 ottobre e pertanto la sera precedente al 1° Novembre era chiamata "All Hallows' Eve"(Even significa sera) che venne abbreviato in Hallows'Even, poi in Hallow-e'en ed infine in Halloween.



La celebrazione di Halloween tuttavia ha origini pagane molto più remote e pone le sue radici nella civiltà Celtica. Infatti gli antichi Celti che abitavano in Gran Bretagna, Irlanda e Francia festeggiano l'inizio del Nuovo Anno il 1°Novembre: giorno in cui si celebrava la fine della "stagione calda" e l'inizio della "stagione delle tenebre e del freddo".
La notte tra il 31 ottobre e il 1° Novembre era il momento più solenne di tutto l'anno druidico e rappresentava per i Celti la più importante celebrazione del loro calendario ed era chiamata la notte notte di Samhain. Tutte le leggende più importanti in cui si narrano cicli epici, antiche saghe, grandi battaglie e si racconta di re e eroi, si svolgevano nella notte di Samhain. Molte di queste leggende riguardavano la fertilità della Terra e il superamento cosmico, terrore e panico l'inizio del regno semestrale del Dio delle Tenebre: Samhain (Samain, Samhuin). In verità non esistono testimonianze archeologiche o letterarie per poter affermare esattamente se Samhain indicasse solamente un periodo dell'anno o fosse una divinità. Per i Celti, che erano un popolo dedito all'agricoltura e alla pastorizia, la riccorenza che segnava la fine dei raccolti e l'inizio dell'inverno assumeva una rilevanza particolare in quanto la vita cambiava radicalmente: i greggi venivano riportati giù dai verdi pascoli estivi, e le persone si chiudevano nelle loro case per trascorrere al caldo le lunghe e fredde notti invernali passando il tempo a raccontare storie e a fare lavori di artigianato.

I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 Ottobre) Samhain, Signore della Morte, Principe delle Tenebre, chiamasse a sè tutti gli SPIRITI DEI MORTI e temevano che in tale giorno tutte le leggi dello spazio e del tempo fossero sospese, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi. I Celti infatti credevano che i morti resiedessero in una landa di eterna giovinezza e felictà chiamata Tir nan Oge e ritenevano che a volte i morti potessero soggiornare assieme al Popolo delle Fate nelle collinette di cui il territorio scozzese ed irlandese è contornato.

Una leggenda riferisce che tutte le persone morte l'anno precedente tornassero sulla terra la notte del 31 ottobre, in cerca di nuovi corpi da possedere per l'anno prossimo venturo, Così nei villaggi veniva spento ogni focolare per evitare che gli spiriti maligni venissero a soggiornavi. Questo rito consisteva nello spegnere il Fuoco Sacro sull'altare e riaccendere il Nuovo Fuoco (che simboleggava l'arrivo del Nuovo Anno) il mattino seguente. I Druidi si incontravano sulla cima di una collina in un'oscura foresta di querce (albero considerato scaro) per accendere il Nuovo Fuoco e offrire sacrifici di sementi e animali. Danzando e cantando intorno al focolare fino al mattino, si sanciva il passaggio tra la stagione solare e la stagione delle tenebre. Quando il mattino giungeva, i Druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia che provvedeva a riaccendere il focolare domestico. Spegnere il fuoco simboleggiava che la metà oscura dell'anno (quindi la morte) stava sopraggiungendo mentre l'atto di riaccenderlo era simbolo di speranza e di ritorno alla vita, dando così a questo rito la rappresentazione ciclica del tempo.

Alcune leggende narrano di come i Celti bruciassero coloro che ritenessero "posseduti" come avvertimento per gli Spiriti. Gli spiriti maligni potevano infatti prendere forme differenti, anche di animali, la più malvagia era quella di GATTO. Quindi al crepuscolo veniva riacceso il fuoco con il quale si bruciavano offerte, si facevano scongiuri e si lanciavano incatesimi per allontanare dal villaggio le anime dei morti, e guidarle nelle Terra dei Morti. Infatti gli antichi Celti temevano specialmente il momento del crepuscolo poiché credevano che gli spiriti potessero vagare sulla Terra. Con il loro aiuto Samhain (la terribile divinità della notte) avrebbe potuto imprigionare e uccidere il Sole, senza il quale tutto sarebbe tutta la vita sarebbe terminata. Era quindi necessario offrire dei sacrifici per placare gli spiriti erranti e per ossequiare la divinità. Un' antica leggenda medievale riporta che in Irlanda al tempo di San Patrizio in un luogo denominato Mag Sleht ogni primogenito fosse sacrificato nella notte di Samhain in onore di Cromm Cruac che era una divinità maligna.

L'usanza moderna di traverstirsi nel giorno di Halloween, nasce dalla tradizione che i Celti avevano, dopo il rito dei sacrifici nella notte del 31 Ottobre, di festeggiare per 3 giorni mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Vestiti con queste maschere grottesche ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui erano poste le braci del Fuoco Sacro. In Scozia la notte di Samhain le persone seppellivano pietre nella terra che venivano ricoperte di cenere e vi venivano lasciate sino al mattino successivo. Se al mattino una pietra era stata smossa, significava che la persona che l'aveva seppelita sarebbe morta entro la fine dell'anno.

Nella tradizione celtica non esistono nè diavoli, nè demoni, tuttavia le Fateerano spesso considerate ostili e pericolose dagli uomini che erano risentiti del dover condividere con loro le proprie terre. Le leggende narrano che nella notte di Samihain le Fate sono solite fare alcuni "SCHERZETTI" agli umani, portandoli a perdersi nelle "colline delle Fate" dove rimanevano intrappolati per sempre. I Celti quindi, per guadagnarsi il favore delle Fate erano soliti offrire del cibo o latte che veniva lasciato sui gradini delle loro case.
Un'altra origine del detto "TRICK OR TREAT si fa risalire quando i primi cristiani, in cammino da un villaggio all'altro, elemosinavano per un pezzo di "dolce dell'anima", che altro non era se non un pezzo di pane. Più "dolci dell'anima" una persona riceveva, più preghiere questa persona prometteva di recitare per i defunti della famiglia che aveva a lui donato il pane. Infatti a quei tempi si credevache i defunti potessero giungere al Paradiso non solo attraverso la preghiera dei propri cari, ma anche degli sconosciuti.
E' proprio da queste leggende che ha origine il famoso gioco del " TRICK o TREAT" (Scherzetto o dolcetto) nella quale i bambini travestiti con maschere e costumi "mostruosi e terrificanti" vanno di casa in casa, chiedendo dolcetti o qualche moneta. Se non ricevano niente, possono giocare un brutto scherzo ai proprietari di quella casa, come svuotare la pattumiera nel giardino o attacare lattine vuote al tubo di scappamento dell'auto.
Quanto durante il primo secolo i Romani invasero la Bretagna vennero a contatto con queste celebrazioni. Anch'essi intorno al 1° Novembre onoravano Pomona, la dea dei frutti e dei giardini. Durante questa festività venivano offerti frutti (sopratutto mele) alla divinità per propiziare la ferilità futura. Con il passare dei secoli il culto di Samhain e di Pomona si unificarono, e l'usanza dei sacrifici fu abbandonata, lasciando al suo posto l'offerta di effigi da bruciare e l'usanza di mascherarsi da fantasmi e streghe, divenne parte del cerimoniale. Malgrado l'avvento del Cristianesimo queste tradizioni erano molto radicate nella popolazione e pur essendovi molte persone convertite alla Chiesa cattolica, l'antico rito celtico-romano rimase.

Nelle atre aree d'Europa in cui la popolazione era prevalentemente pagana si credeva all'esistenza delle streghe e della stregoneria. Uno degli aspetti più importanti erano due il 30 Aprile e il 31 Ottobre. Il 30 Aprile era celebrato nell'area dell'attuale Germania(in particolare sulle Montagne Harz) e prendeva il nome di Walpurgisnacht (la notte di Valpurga). In quel giorno si riteneva che le streghe si radunassero sulla cima delle montagne per adempiere alle loro stregonerie ed evocare diavoli e demoni. Il Sabbath celebrato il 31 Ottobre veniva invece chiamato Black Sabbath.
Visto che la chiesa cattolica non riusciva a sradicare questi antichi culti pagani, escogitò un tentativo per far perdere il profondo significato di questi riti. Infatti nel 835 Papa Gregorio spostò la festa di Tutti i Santi dal 13 Maggio al 1° Novembre, pensando così di dareun nuovo significato ai culti pagani. Tuttavia l'influenza nefasta del culto di Samhain non fu sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X° secolo, una nuova festa: il 2 Novembre il Giorno dei Morti in memoria delle anime degli scomparsi che venivano festeggiati dai loro cari, che mascherandosi da santi, angeli e diavoli accendevano del falò. L'antico rito celtico del Fuoco Sacro sopravvive ancora in Inghilterra, dove il 5 Novembre si festeggia il Guy Fawkes Day.

venerdì 21 ottobre 2011

DDAI: disturbo dell'attenzione e iperattività



CHE COS'È L'ADHD O DDAI?
Il Disturbo da Deficit d'Attenzione ed Iperattività (DDAI) è un disturbo neurobiologico caratterizzato da tre distinte manifestazioni: l'iperattività, l'impulsività e la disattenzione. In base ai sintomi manifestati, si possono distinguere tre categorie di persone con DDAI: quelle che presentano prevalentemente problemi d'iperattività/impulsività; quelle che presentano prevalentemente problemi di distraibilità e quelle che presentano entrambi i problemi.
L'iperattività, l'impulsività e la disattenzione si possono riscontrare anche nei bambini senza DDAI,tuttavia, in quelli con DDAI si presentano con una frequenza maggiore ed in più contesti (casa, scuola, situazioni sociali), ma soprattutto, hanno importanti ripercussioni negative sulla loro vita. Infatti, a causa del loro comportamento i bambini con DDAI vanno male a scuola, sono malvisti dai coetanei e sono in costante conflitto con i genitori.
E’ bene sottolineare che la maggior parte dei bambini e degli adolescenti, durante alcune fasi dello sviluppo, mostra una tendenza all'impulsività, all'iperattività o alla disattenzione.
Generalmente il disturbo insorge prima dei 7 anni di vita e la sua diffusione è da due a tre volte  maggiore tra i maschi, rispetto alle femmine.
I bambini con DDAI possono frequentemente presentare anche disturbi dell'apprendimento scolastico, disturbi da comportamento dirompente, ansia o depressione (gli ultimi due sono particolarmente diffusi tra i bambini con deficit d'attenzione).
I SINTOMI
I sintomi dell'iperattività comprendono:
• Muovere con irrequietezza mani e piedi e dimenarsi sulla sedia;
• difficoltà a rimanere seduto quando viene richiesto;
• scorazzare e saltare dovunque in modo eccessivo;
• difficoltà a fare giochi in tranquillità;
• chiaccherare troppo.
   I sintomi dell'impulsività comprendono:
• rispondere alle domande prima che esse vengano completate;
• avere problemi a rispettare il proprio turno;
• interrompere gli altri mentre stanno parlando;
• intromettersi nei giochi degli altri.
   I sintomi della distraibilità comprendono:
• non prestare attenzione ai particolari;
• difficoltà a mantenere a lungo l'attenzione in un gioco o su un compito;
• difficoltà a seguire le istruzioni o a portare a termine delle commissioni o dei compiti (non
dovuta ad un'incapacità di comprendere le istruzioni o ad un atteggiamento di sfida);
• difficoltà ad organizzare o programmare le proprie attività;
• evitare d'impegnarsi in compiti che richiedono uno sforzo mentale protratto;
• essere facilmente distraibile da stimoli esterni;
• perdere frequentemente gli oggetti necessari per le attività di scuola o di casa (per es.,
matite, libri e giocattoli);
• essere sbadato nelle attività quotidiane.
Suggerimenti per i genitori di un bambino con ADHD
a) Agite, non predicate: L'ADHD è un disturbo che diminuisce la capacità di controllo del vostro bambino/a; ecco perché ha difficoltà a comportarsi come vorreste. Si tratta di un problema di gestione del comportamento, non di comprensione. Non serve parlare, spiegare o "predicare" il comportamento corretto. Volete vedere risultati? Usate spesso e rapidamente commenti positivi, premi e ricompense e evitate invece le critiche, le "prediche" o la ripetizione delle regole.
b) Siate positivi: Spiegate i comportamenti desiderati in modo positivo. Prima decidete cosa volete che il bambino faccia e poi spiegateglielo. E stabilite una lista di premi per incoraggiare lo sviluppo interiore di tali comportamenti. Le punizioni, infatti, anche se possono sembrare efficaci all'inizio, non riescono poi, nel lungo periodo, a controllare i comportamenti indesiderati.
c) Elogi, elogi, sempre più elogi: I bambini con ADHD hanno bisogno di elogi più spesso dei bambini "normali": ciò li aiuta a controllare i loro comportamenti e a migliorare i risultati del proprio lavoro.
d) Siate costanti negli elogi: Incoraggiate i bambini ogni volta che potete, con commenti brevi o anche con incoraggiamenti fisici (es. piccole pacche sulle spalle). Più in fretta elogiate il bambino/a dopo che ha ubbidito o si è comportato come volevate, meglio è.
e) Date ricompense semplici, ma rapide: I bambini con ADHD mostrano di aver bisogno di molti premi che possono vedere o sentire. Si può trattare di elogi verbali, di piccoli premi, ma anche della vostra presenza e del contatto fisico con il bambino. Le ricompense servono al bambino perché lo aiutano a gestire o a controllare i comportamenti. Ma ricordate: non è importante l'entità del premio, quanto la rapidità con cui lo date!
f) Cambiate i premi, siate creativi: Se cambiate spesso le ricompense aiutate il bambino a non annoiarsi con la vostra lista di premi e a mantenere l'attenzione sui comportamenti desiderati.
g) Siate preparati: Voi sapete, per esperienza, in quali situazioni sociali il comportamento del vostro bambino è difficile da gestire (es. spesa al supermercato). Potete pianificare la gestione dei problemi prima che accadano, in modo da diminuire la probabilità che i problemi inizino. Seguite queste 5 "mosse" prima che il bambino si trovi in un ambiente "a rischio":
 1. Rivedete 2-3 regole con il bambino, facendogliele ripetere a voce alta
 2. Stabilite una piccola ricompensa per premiare il bambino se segue le regole
 3. Stabilite anche una piccola conseguenza della disubbidienza alle regole
 4. Non appena siete nella situazione, date attenzione e rassicurazione continua al bambino perché segua le  regole concordate
 5. Commentate immediatamente e brevemente i comportamenti corretti o sbagliati
h) Scegliete le vostre "battaglie". Imparate a conoscere quali "battaglie" portare avanti e quali lasciare: concentratevi sulle cose che sono importanti per voi e per il bambino, ma non impuntatevi su comportamenti trascurabili e privi di importanza.
i) Non rimproveratevi. Non rimproveratevi quando le strategie con il vostro bambino non  funzioneranno. Non pensate di essere un cattivo genitore se non otterrete sempre ciò che desiderate. I bambini con ADHD attraversano normalmente periodi più o meno difficili, ma ciò è parte del disturbo di vostro figlio, non dipende da quanto siete bravi come genitori.
l) Siate indulgenti. Alla fine di ogni giorno, perdonate il vostro bambino/a per i suoi errori, gli altri per i loro giudizi sul vostro modo di accudire vostro figlio, e voi stessi per gli sbagli che pensate di avere fatto nella educazione di vostro figlio.
m) Dedicategli una mezz’ora speciale. Si chiama "floor time"(tempo sul pavimento) e si tratta di un'opportunità per condividere con vostro figlio un'attività con lui, stando insieme e seguendo le sue proposte. Concretamente, usate almeno mezz'ora al giorno per stare insieme, dando al bambino la vostra totale attenzione: non insegnategli matematica e non fatevi distrarre dal preparare la cena.
Cosa fare allora? Tutto quello che il bambino vuole: fategli scegliere il gioco, fategli decidere l'azione e fatevi dirigere dal bambino. Voi dovete partecipare attivamente senza assumere il controllo. Porvi al suo livello e concentrare la vostra attenzione su di lui aiuta moltissimo il bambino, che si sentirà capito e amato.
Suggerimenti per gli insegnanti di un bambino con ADHD
Il coinvolgimento degli insegnanti fa parte integrante ed essenziale di un percorso terapeutico per il trattamento del bambino con ADHD. È quindi opportuno che gli insegnanti si attengano ad alcune regole basilari:
a) Capire i singoli soggetti con pazienza. Cercate di capire quali sono i problemi e le esigenze di ciascun alunno con ADHD. Ogni studente, infatti, ha bisogno di un aiuto differente; per esempio, ce ne può essere uno che ha maggiori difficoltà a cominciare un compito, mentre un altro nel portarlo a termine. Ripetete i lavori da svolgere ed anche regole con pazienza, chiaramente e con insistenza. Non reagite in modo nervoso o arrabbiato ed accettate il fatto che il bambino ha bisogno di un invito extra.
b) Accettate il bambino senza colpevolizzarlo. Accettate il bambino nel suo essere speciale cercando di arrivare ad una buona relazione con lui. Fate il possibile per non dargli colpe, specie nei casi in cui non riesce nei suoi intenti scolastici: il bambino o i suoi genitori non hanno nessuna colpa di come si comporta il bambino. Se disturba la lezione, lo fa contro la sua volontà.
c) Date regole fisse. Fissate sempre regole, orari e compiti. Regole chiare ed attività di routine sono di grande aiuto per gli studenti con ADHD. Gli orari e i tempi vanno fissati per ciascun compito. Richiamate l'attenzione del bambino ogni volta che c’è un cambiamento d'orario. Date istruzioni, sia orali, che scritte, semplici e precise e controllate che esse siano seguite. Il bambino deve sapere esattamente cosa deve fare e non (parlare quando viene chiamato, andare in giro solo quando richiesto dall’insegnante, alzare la mano).
d) Create un clima di apprendimento positivo. Cercate le caratteristiche positive del bambino e usate la fantasia per svilupparle e rafforzarle (per esempio prendere delle responsabilità, aumentare l’autostima senza scoraggiare, dato che l’autostima è già troppo bassa!). Questi bambini percepiscono facilmente se qualcuno cova dei sentimenti positivi o negativi nei loro confronti ed anche se qualcuno è alla loro altezza o meno. E’ normale che provino dove sono i limiti, quindi non prenderla come offesa personale o ribellione. Ciò che per gli altri bambini è già provocazione per i bambini ADHD è orientamento necessario.
e) Siate in grado di controllarvi. I possibili attacchi verbali del bambino non sono fatti per irritare personalmente. Piuttosto sono delle espressioni di disagio non controllate. Rimanete tranquilli ed interrompete il bambino in modo direttivo. Se necessario allontanatelo dalla situazione (time-out). In ogni caso non scendete in gioco con il bambino e non fatevi coinvolgere in discussioni infinite tentando di spiegare tutto nei minimi dettagli. Rimanete calmi e rilassati: se il bambino avverte che nonostante tutto è accettato come persona, seguirà più facilmente le istruzioni. Prima o poi ci saranno delle situazioni dove perderete la calma e sarete contenti di vedere il bambino lontano da voi: in questi casi prendete tempo appartandovi (time-out) per "scendere" e rilassarsi di nuovo. Poi rientrate in classe, ma senza pregiudizi o aspettative negative, dopo avere cancellato dalla mente l’accaduto. Solitamente un bambino ADHD perdona e dimentica. Fate la stessa cosa: solo così riuscirete ad istaurare un rapporto positivo.
f) Lasciatelo muovere liberamente. Aiutatelo nel suo bisogno di muoversi spesso; per esempio, concedetegli di fare un compito stando in piedi o alla lavagna, o anche a terra o in un angolo. Prevedete regolarmente interruzioni che possano permettergli di muoversi e di distogliere temporaneamente l'attenzione da ciò che sta facendo. Dategli opportunità di muoversi: un giro lungo il corridoio (e rientrare subito! regola!), prendere cose in segreteria, pulire la lavagna, giochi di movimento ecc.) e ignorate le camminate verso il cestino. Consentitegli di lavorare al computer (sia a casa che in classe).
g) Provvedete a una corretta collocazione in classe. Il campo visivo del bambino deve essere orientato in direzione della cattedra, ma non con la schiena verso i compagni! Avrà sempre la tentazione di girarsi (troppa apertura agli impulsi). Quando ci sono dei rumori l’alunno deve avere la possibilità di scoprire la causa, ma subito dopo si deve concentrare di nuovo sulla lezione. Non mettere tavoli di gruppo, il bambino si distrae ancora di più. Osservate se ci sono dei "piccoli impedimenti" che lo possano distrarre (troppo vicino al termosifone, "collisione" con un mancino ecc.). Mettete accanto al bambino un compagno tranquillo. Sul banco devono stare solo i materiali che devono essere utilizzati in quel momento. Il resto è fonte di distrazione.
h) Lodatelo il più possibile. Motivate il bambino con lodi e apprezzamenti positivi. Non criticatelo davanti alla classe. Quando sorge un problema, discutetelo in privato a 4 occhi. La lode è la chiave per accedere a questi bambini, da un lato perché solitamente vengono solo rimproverati e quindi sono quasi affamati a ricevere qualche parola positiva. Un altro aspetto della lode è che fa scaturire delle emozioni positive e forti che stimolano il sistema libico. Con la stimolazione di questa parte del nostro cervello, dove vengono "create" e rafforzate le nostre emozioni, i bambini possono compensare il loro disturbo attentivo almeno in parte e diventano più concentrati ed "accessibili".
i) Collaborate con i genitori. Lavorate insieme con i genitori dello studente per creare un "piano educativo individualizzato" ritagliato sui bisogni del bambino, ma senza pretendere che lo guidino da distanza. Gestire la situazione a scuola è compito dell’insegnante. Il flusso informativo tra scuola e casa deve funzionare. Utili sono un quaderno per delle comunicazioni e dei colloqui regolari e frequenti. Considerare che già i genitori hanno difficoltà con il bambino anche a casa, quindi non avere un rapporto di "richiamo", ma una relazione di collaborazione. Genitori e insegnanti sono dipendenti gli uni dagli altri ed hanno lo stesso obiettivo.
Rispetto al lavoro in classe si possono prendere in considerazione alcuni accorgimenti:
1. Brevità e concisione delle proposte educative e didattiche. Chi ha difficoltà di attenzione non è in grado di mantenere a lungo la concentrazione. Misurare i tempi serve a focalizzare meglio le fatiche e quindi ad autoregolarsi; allenare al tempo e, soprattutto, rimarcare il successo del tempo rispettato, del compito portato a termine, contenendo la frustrazione degli insuccessi. Altro utile suggerimento può essere il tenere un piccolo dia- rio giornaliero su cui annotare riflessioni e strategie, proposte anche dal bambino ADHD. Qualsiasi compito per bene o male che sia andato deve sempre concludersi con un senso di soddisfazione e di contenimento e non dovrebbe mai lasciare nelll isolamento della personale frustrazione o, peggio, della colpevolizzazione.
2. Varietà. Importante è offrire una varietà di materiali e di proposte, coinvolgere sensorialmente, percettivamente, ma, soprattutto, cinestesicamente. Il bambino ADHD ha bisogno di lezioni stimolanti e ricche di novità ovvero di situazioni di apprendimento in cui ll insegnante riesca a modulare il tono della voce, ad utilizzare delle esemplificazioni attraverso immagini e giochi di ruolo, interagendo frequentemente, verbalmente e fisicamente, con gli studenti durante le lezioni.
3. Struttura. Il tempo strutturato permette che il lavoro sia organizzato ed il suo regolare ripetersi assicura contenimento e sicurezza. La ripetitività del gesto in una quotidianità specifica dà, infatti, riferimenti precisi e rassicuranti, in cui ciascuno ha il tempo di trovarsi e ritrovarsi. Utile può essere fare brevi e frequenti pause soprattutto durante i compiti ripetitivi e noiosi. Strutturare significa darsi delle regole comuni, ripartirsi i compiti, sapere dove si vuole arrivare, segnare gli obiettivi intermedi, valutare i risultati, riaggiustare il tiro, rimettere in discussione, ma anche...”accontentarsi” e ricordarsi che il programma, la programmazione, i contenuti devono adattarsi a noi e alle nostre esigenze di crescita e benessere e non viceversa.
Altre strategie ed accorgimenti pedagogico didattici utili sono:
1. Le istruzioni devono essere semplici e brevi. L’adulto deve accertarsi che il bambino abbia ben compreso la consegna, pertanto la domanda a cui deve rispondere è: “cosa devi fare?”
2. Focalizzare i dati del problema: un aiuto potrebbe essere l’evidenziare le parti importanti del testo.
3. Organizzazione logistica della classe (disposizione dei banchi secondo le caratteristiche dei bambini).
4. Utilizzo del diario giornaliero per il feedback scuola-famiglia.
5. Definire e mantenere chiare e semplici regole condivise all’interno della classe.
6. Rinforzare e premiare i comportamenti positivi stabiliti precedentemente.


venerdì 14 ottobre 2011

PRENDI UN FOGLIO, DISEGNA UN ALBERO E GUARDATI DENTRO!



Questo test può essere d’aiuto per comprendere alcuni aspetti, i più nascosti, della personalità.
L’albero, infatti, rappresenta l’essenza della persona, il suo sé.
Nell’interpretazione del test si devono tener presenti tutti i particolari del disegno: la collocazione dell’albero nel foglio (in  alto, in basso, al centro), le caratteristiche della chioma., la presenza di elementi specifici (fiori, funghi, farfalle, nidi, ecc.).
Meritano un’attenzione particolare le radici, simbolo dell’affettività, delle emozioni, del rapporto tra madre (radici) e figlio (tronco); il tronco, che esprime la sicurezza del bambino; la chioma (unione di tronco e radici), che rappresenta l’apertura del bambino verso l’ambiente esterno .



  I principali aspetti strutturali e formali del disegno sono:
·         La posizione del foglio – già da come il bambino dispone il foglio su cui disegnerà si capisce qualcosa di lui. Se è in posizione orizzontale, possiamo ipotizzare un rapporto significativo, un avvicinamento alla figura materna, anche se non sappiamo ancora se in senso positivo o negativo. Se la posizione è verticale, il rapporto privilegiato è con il padre. È un primo indizio, comunque.
·         La collocazione nello spazio  -  l’uso dello spazio esprime la relazione del soggetto con l’ambiente e le sue reazioni ad esso.
Il bambino che situa il disegno nella zona centrale del foglio, pone se stesso al centro del proprio ambiente. Ciò indicherà più egocentrismo, narcisismo che equilibrio e sicurezza come invece significherebbe per gli adulti. La parte superiore del foglio è preferita dai bambini, sia per fattori legati allo schema corporeo, sia perché l’alto è il luogo della fantasia, delle aspirazioni, del mondo dei sogni. Per l’adulto simbolizza di più la vita mentale, i valori superiori, la spiritualità.   
Il basso richiama la pesantezza, la depressione, il pessimismo, la costrizione. È la parte del foglio preferita dai bambini insicuri, ansiosi, dipendenti, oppure privi di entusiasmo e orientati al concreto. Il lato sinistro viene preferito dai soggetti orientati verso il passato, la madre, la soddisfazione immediata di istinti o affetti; sono quindi bambini o adulti impulsivi, emotivi, melanconici e sfiduciati.  
Il lato destro indica proiezione verso il futuro, l’attività, il progresso, con buon umore e fiducia. Ma è anche indice di controllo, inibizione, perché è il luogo del super-io. 
I bambini che dispongono al centro e in fila gli oggetti disegnati indicano una difficoltà nella sfera della realizzazione della propria autonomia, in quanto cercano di farsi spazio in un ambiente che sentono oppressivo e repressivo. 
La tendenza a uscire dai bordi del foglio indica bisogno di evasione da una realtà stressante. Si tratta di bambini con carenze affettive, insicuri, timidi; questi possono anche disegnare gli oggetti in un settore limitato del foglio, quasi come rifugiandosi in un cantuccio ove è più facile proteggersi e passare inosservati.
·         La sequenza – è importante rilevare l’ordine di esecuzione dei gesti grafici, perché la sequenza corrisponde alla libera associazione degli adulti. Un dubbio, una cancellatura, un tentennamento, indicano infatti conflitti relativi al contenuto simbolico del particolare oggetto cancellato, rifatto e ri-cancellato ancora, ad esempio.  Ogni dettaglio aggiunto è sempre indicativo non tanto di come il bambino vede la realtà, ma di come vorrebbe vederla.
·         Le dimensioni – i bambini piccoli, sotto i 6 anni, tendono a disegnare figure grandi, perché sono rassicurati e soddisfatti nelle loro richieste. Intorno a 6-7 anni questo sentimento dovrebbe essere ridotto o scomparso, ed il bambino dovrebbe essere capace di disegnare figure in proporzione all’ambiente (foglio). Nel caso di un disegno grande in un bambino di 6 anni possiamo ipotizzare aggressività, onnipotenza narcisistica. Una piccola dimensione esprime un ambiente rigido, dove il bambino è tiranneggiato da divieti, spesso ambivalenti e ambigui, da regole comportamentali che valgono solo per lui perché è un bambino. Si tratta di bambini che occupano un piccolo posto e che cercano di sopravvivere in un ambiente che li blocca e reprime.
·         La pressione – è l’intensità dell’energia che dal bambino sulla superficie del foglio, e che è in rapporto con l’energia psichica costituzionale dell’individuo. Possiamo quindi supporre che una pressione accentuata sia tipica di una persona tenace, sicura di sé. Se tuttavia la pressione è esagerata o gli elementi del disegno abbiano tratti larghi e pastosi, possiamo pensare che si tratti di un bambino aggressivo con un Io energico, che si impone e fa valere, che lotta per conseguire gli scopi. Oppure può essere un modo per negare la propria debolezza, la depressione e l’apatia. O può essere una necessità sorta in un particolare momento dell’analisi, ad esempio come l’aggressività verso il terapeuta, che può far usare la matita come fosse un’arma. Se la pressione è, al contrario, debole e quasi assente, si può ipotizzare un Io debole, con scarsa energia psichica, un soggetto depresso, apatico.
·         I tratti -  sono legati allo stile proprio di ogni essere umano. Possono essere: tratti lunghi= realizzati con fermezza e continuità, indicano un controllo fermo della propria condotta, tenacia, volontà e sicurezza nel raggiungere uno scopo; possono anche indicare inibizione, controllo eccessivo. Tratti brevi= fatti in modo brusco e con gran pressione, indicano impulsività ed eccitabilità.  Tratti diritti= volontà molto attiva, immediata; ostilità, freddezza. Tratti curvi= tipici di una personalità femminile, indicano tenerezza, emotività, dipendenza, affettività e capacità di adattamento. Tratti dentati= l’angolosità eccessiva è sempre indicativa di aggressività violenta. Sono i tratti della tensione profonda, dell’intolleranza, dell’odio, della discriminazione, della separazione. Linee tratteggiate e indecise= quando il bambino tratteggia e poi ripassa sul tratteggio chiudendo gli spazi lasciati prima vuoti, è sinonimo di insicurezza, ansietà, depressione e abbattimento. Tratti sottili= usati da bambini molto timidi ed emotivi, sensibili, e per questo molto rigidi. Tratti frammentati= appena segnati; indicano ansietà, timidezza, mancanza di fiducia, dubbiosità.  Tratti disordinati ed irregolari= non prevalgono le linee ritmiche ordinate e regolari, con una direzione intenzionale, ma di linee alternanti (forti-deboli, grosse-fini), e indicano bambini scarsamente capaci di contatto con la realtà, di umore alternante, confuso. Può essere indice di schizofrenia, di psicosi.
·         Le cancellature -  non devono essere assolutamente trascurate, perché hanno un significato profondo: rifiuto dell’oggetto, che poi è riapparso, si è prodotto. È dunque segno di aggressività, che interessa il significato spesso simbolico dell’oggetto cancellato. Indica inoltre incertezza, insoddisfazione nei confronti di se stesso, della propria autoimmagine, che sente di dover occultare o presentare in maniera diversa.
·         I colori – i bambini sono incapaci, per ragioni evolutive, di finalizzare l’uso dei colori in senso artistico o realistico. Quindi usano i colori sulla spinta dell’emotività, per elaborare fantasie cariche di affetti. Tuttavia, i colori non hanno una significatività universale, univoca, ed inoltre il significato simbolico dei colori dipende molto dalla tradizione e dall’ambiente culturale e sociale particolare in cui si vive. Ciò nonostante, nella nostra cultura possiamo distinguere colori caldi (rosso, giallo, arancione), colori freddi (verde, blu, violetto). I primi sono indicativi dell’attività, dell’eccitazione, ed ispirano serenità, gioia di vivere; i secondi suscitano ed esprimono passività, calma, inerzia, tristezza e malinconia. In particolare: il ROSSO è il colore dell’attività, dell’emozione, dell’avventura, del coraggio, della conquista, del dominio. Tramite il rosso i bambini elaborano gli impulsi ostili, esprimono l’aggressività loro o le minaccie di aggressione esterne. Il GIALLO è il sole, il fuoco, la luce, è il colore della mobilità interiore, dell’intuizione estroversa, ma anche del raggiro, dell’invidia e dell’esplosività pericolosa. L’ARANCIONE  è il colore di chi possiede uno spirito vivace, sereno, orientato al positivo. Il VERDE è il colore della vitalità, della speranza e del riposo, dell’apertura sentimentale e interiore e della realtà. Il BLU, colore del mare e del cielo, esprime mistero, infinito, energia mentale, pensiero, intelligenza, ragionamento acuto, sicurezza, e quindi anche freddezza affettiva, controllo razionale. Il VIOLETTO è il colore del masochismo di chi brucia dentro e agisce con freddezza invidiosa. Il BIANCO è luce, quindi può essere il colore del bambino in fuga, in opposizione al mondo, di svuotamento, di solitudine, ma anche del momento aperto alle possibilità; quello di un bambino che vive un momento di sospensione e di riflessione in attesa di una improvvisa conoscenza definitiva di se stesso, di una identità personale da colorare, da definire. Il NERO è il colore della morte, dell’incoscienza,della rassegnazione. È dunque segno di paura, di angoscia e blocco, di sofferenza misteriosa e angosciosa. Il GRIGIO non è ne bianco né nero. Immobilità, mancanza di autodefinizione.
·         Il dettaglio – ci si riferisce ad un particolare non necessario per individuare un oggetto disegnato. Il disegno spoglio, privo di dettagli, è tipico di un bambino che non si esprime, che non fornisce i dettagli della sua vita psichica forse perché povero di energia mentale o forse perché depresso. L’abbondanza di dettagli invece fa supporre una ossessività compulsava, un soggetto che vuole far apparire più di quanto è, fortemente controllato fino alla rigidità. I dettagli adeguati sono la manifestazione di una certa ricchezza interiore che il bambino esprime con equilibrio.
·         La simmetria – i disegni eccessivamente simmetrici esprimono difesa, repressione della spontaneità, protezione rigida da un ambiente minaccioso. I disegni asimmetrici, confusi, sono prodotti invece da bambini insicuri, con una deficiente immagine del proprio Io e privi di coordinazione psicomotoria.
·         Il movimento – i bambini dotati, vivaci, attivi, includono il movimento in quasi tutti i particolari dei loro disegni, mentre i bambini depressi o repressi preferiscono disegnare oggetti fermi, statici.


Questo sono indicazioni globali per la comprensione del disegno: bisogna prima guardarlo nel suo insieme per poi passare ad un’analisi particolareggiata.
·         LA CHIOMA

Chioma sferica, circolare.  È molto comune nei disegni dei bambini, soprattutto maschi, ed indica tensione, chiusura, oppure il vuoto, il pallone d’aria. Il cerchio assume il significato di sipario, che copre e nasconde. 
Può fare riferimento sia ad una convenzionalità essenziale (rigida, formale) nei rapporti con l’ambiente sociale, che ad un’attitudine alla creatività. È inoltre sinonimo di ingenuità, puerilità, paura della realtà.

Chioma ondulata.  È la forma della vivacità, della flessibilità mentale e relazionale, quindi della socievolezza e della dolcezza. Ancor più se ha un aspetto tremante.
Chioma con i rami coperti da membrana. 
È l’albero del soggetto con carattere chiuso, scontroso, timido, con scarso interesse per un contatto profondo con sé stesso. È come se il bambino non fosse in grado di fare una sufficiente introspezione, coprendo l’intimità. Se il bambino disegna prima la membrana esterna e poi i rami interni si può ipotizzare che sia chiuso, testardo, infantile, superficiale, ed inibisca l’aggressività e l’estroversione. Se disegna prima i rami e poi la membrana, riconosce i propri impulsi razionalmente ma immediatamente li reprime con meccanismi consapevoli di copertura.

Chioma con i rami coperti da nuvolette. C’è occultamento delle tensioni presenti nel bambino, che non vuole apparire aggressivo, ed usa quindi nelle relazioni interpersonali una morbidezza reattiva per coprire la reale aggressività, le vere intenzioni. Dissimulazione, timore della realtà, buone maniere.

Chioma ad arcata. Indica la presenza di un certo senso della forma, delle buone maniere.

Chioma in forma ogivale. (a forma di foglie di palma). Indica riserbo, dovuto a sfiducia, chiusura e prudenza verso gli altri e sé stesso.

Chioma a spalliera. È segno di educazione, autocontrollo, abnegazione, ma anche di inautenticità, falsità, irrigidimento nell’obbedienza. Chi disegna questo tipo di albero può essere sia il costrittore ( di se stesso) che il costretto (passivo).

Chioma ricciuta. Indica mobilità, attività, espansività, ma anche irrequietezza e loquacità, buon umore, entusiasmo, allegria, ma anche improvvisazione, vanità, incostanza, pedanteria, mania dell’ornamento, mancanza di realismo.

Chioma a sacco pendente. È la chioma che scende lungo i fianchi del tronco a formare due sacchi laterali. È segno di abulia, scarsa volontà e aggressività. Compare spesso tra gli adolescenti, e meno frequentemente nei bambini.

Chioma con rami interni opposti. Indica tensione interiore, dissonanza intima, ambivalenza, e nei casi più gravi può indicare schizofrenia.

Chioma con rami a forma di parentesi contrapposte. È l’albero dell’incoerenza, dell’instabilità e dell’influenzabilità. Spesso si osserva negli schizofrenici. Lo stesso vale per le linee concave contrapposte.

Chioma priva di forma precisa. È realizzata con righe aggrovigliate che danno l’idea di qualcosa di nebuloso. È spesso la rappresentazione preferita da talenti eccezionali, versatili, con un senso di superiorità reale rispetto alle forme convenzionali del vivere comune. O può essere preferita da soggetti con patologie mentali, come psicopatici, incapaci di controllo, asociali. È più frequente negli adolescenti, per la loro naturale tendenza all’anticonformismo, alla confusione, rispetto ai bambini.

Chioma ombreggiata. L’ombra è spesso segno di depressione, ansia. L’albero con la chioma annerita è l’albero della plasticità interiore, ma anche dell’abbattimento, della labilità e dell’influenzabilità. Se poi nell’ombra sono presenti dei vuoti, sembra che questi siano indicativi di carenze, per lo più affettive.

Chioma con forma impropria. Quando la chioma, ad es., somiglia ad un’elica o a un fiore. Indica impenetrabilità, di turbamento interiore. Mascheramento della propria insicurezza.

Chioma schiacciata. Indica depressione, ambiente oppressivo, dipendenza, rassegnazione, e forte senso di inferiorità. La chioma, dunque la vita mentale e relazionale, è schiacciata, e sconfina spesso ai margini del foglio, come in cerca di libertà, o rifugio nel passato o fuga verso il futuro, perché il presente è insopportabile.

Chioma svuotata. È molto rara, ed indica vuoto psichico o pressione esercitata in quella parte interessata dalla rientranza. Il simbolismo spaziale può essere illuminante. Fa pensare ad atteggiamenti regressivi, a grossi sensi di inferiorità, alla presenza di sensi di colpa per i quali è necessario avere un intervento punitivo, così che il bambino è spinto ad avere comportamenti cattivi che scatenano le ire punitive degli adulti, confermando la sua idea di non valere e non meritare nulla.
Chioma ritorta. La chioma ritorta verso il basso è rara, ed indica oppressione, tensione, adattamento alla realtà sociale per conformismo voluto. Inibizione delle proprie aspirazioni profonde per aderire alle richieste ambientali.
Chioma a pennacchio di fumo. La chioma ritorta a pennacchio di fumo piegato dal vento è la forma della confabulazione: il soggetto si perde in divagazioni (incontrollate nei casi patologici), a volte teatrali, esagerate, fantasiose.

Chioma a orientamento centripeto. Le linee tracciate dal bambino per comporre la chioma sono rivolte verso l’interno, come archi che chiudono il centro. È l’albero degli introversi, degli irresoluti, dei narcisisti, dei soggetti chiusi in se stessi, concentrati sui propri movimenti mentali, capricciosi.

Chioma a orientamento centrifugo. La chioma si espande verso l’esterno. È l’albero dell’estroversione, dell’aggressività socializzata nella competitività, dell’industriosità, dell’iniziativa.
Nei bambini di età inferiore ai 7-8 anni l’orientamento della chioma è di solito centripeto, e ciò è naturalmente legato all’egocentrismo narcisistico che non ha ancora trovato il ridimensionamento necessario.

Chioma concentrica, ad ostensorio. Indica narcisismo, ansietà, scarsa attività volta verso l’esterno, flemma, autosufficienza.

Chioma ramificata ricca di ramoscelli sottili. Indica una profonda sensibilità, e si riscontra in persone sensibilissime e molto reagibili, quasi coi nervi a fior di pelle, con un temperamento aperto.

ANDAMENTO DELLA CHIOMA. L’albero può essere inclinato a destra o a sinistra. Verso destra indica una disposizione del soggetto verso le relazioni sociali, verso sinistra evidenzia invece egocentrismo, introversione, ritorno frequente e facile al passato (alla madre). 
Solitamente in tutte le età il rapporto tra il lato destro e sinistro della chioma è di 1: 1,13, nel senso che la parte destra è in media 1,13 volte più larga di quella di sinistra. C’è una accentuazione a destra, quindi, solo quando viene alterato questo rapporto, ed indica progressione, attività, bisogno di farsi avanti, di farsi notare, estroversione. L’accentuazione del lato sinistro indica tendenza verso l’Io e distacco dal mondo, introversione, narcisismo. 
Una condizione di equilibrio indica invece normale coscienza del proprio valore, equilibrio, pace, maturità, sapersi bilanciare, ma anche arresto, stasi psichica, ambivalenza.
C’è inclinazione a sinistra o a destra quando l’intero albero ( a partire dal tronco) è inclinato in uno dei due lati. L’inclinazione a sinistra indica atteggiamento difensivo, difesa, oppressione, rimozione, regressione dei sentimenti, ricerca di sicurezza, attaccamento al passato. L’inclinazione verso destra indica influenzabilità, impressionabilità, altruismo, adattamento, prendere a cuore.
·         I RAMI 

I rami rappresentano le possibilità personali che l’individuo sente di possedere per affrontare l’ambiente che lo circonda. Sono perciò espressione del concetto che il soggetto ha di se stesso come persona dotata o meno di alcune risorse personali tramite cui pervenire al conseguimento di gratificazioni sociali. Essi esprimono l’equivalente simbolico delle braccia nel disegno della figura umana.
Rami regolari e armonici. Individuo sereno, privo di forti tensioni emotive, chiaro, posato, a volte insensibile, allegro.

Rami disarmonici. Espressione di irrequietezza interiore e mentale, tensione costante verso il nuovo, il diverso. Se poi la disarmonia diventa confusione, denota noncuranza, superficialità, distrattezza, mancanza di controllo, sognare ad occhi aperti.

Rami verso l’alto. Sono tipici dei bambini, adolescenti e adulti insicuri, che non hanno molte soddisfazioni dall’ambiente in cui vivono, perciò si rifugiano nelle elaborazioni fantastiche per avere gratificazioni sostitutive. Hanno scarso senso della realtà e del relativo, facilmente aggressivi per una incapacità a relazionarsi con l’ambiente sociale.

Rami verso il basso. Sono preferiti da soggetti depressi, abbattuti, con un gusto particolare per il tragico che domina tutta la loro esperienza esistenziale.
Rami saldati al fusto. Sono accettabili fino ai dieci-undici anni. In età superiori, invece, indicano schematismo, mancanza di obiettività e astrazione, frattura tra le proprie aspirazioni e le scelte cui il soggetto è costretto ad aderire. In adolescenti indica ritardo nello sviluppo. Negli adulti, ritardo intellettivo o sintomi nevrotici.

Rami con angoli. Sono presenti nei disegni di soggetti dotati di stabilità e sicurezza interiore, fermezza e iniziativa nei rapporti sociali, ma si ritrovano anche nei soggetti ostinati, intrattabili, oppure molto dolci per compensazione. Sono tipici dei bambini dell’asilo, mentre negli adulti indicano ritardo, repressione, fissazione a livelli inferiori. Indicano anche psicopatia negli adulti, specie se non sono compensati con caratteristiche dinamiche.

Rami con linee curve. Prevalgono nei disegni dei soggetti che riescono facilmente a stabilire rapporti sociali con disinvoltura, versatilità, dolcezza. Sono individui affabili, concilianti, sempre pronti a placare gli animi, a intervenire nei contrasti, vivaci, eleganti.

Rami intrecciati. Evidenziano un contrasto tra l’affettività ed il controllo razionale degli impulsi. Si ritrovano in soggetti che facilmente complicano le cose, soprattutto quelle relative al rapporto tra i vissuti maschili o paterni (che predominano se i rami che coprono gli altri sono rivolti verso sinistra) ed i vissuti femminili o materni ( che si hanno quando i rami che coprono gli altri sono rivolti verso destra).  I rami incrociati sono sinonimo di ambivalenza, indecisione, autocontraddizione, lotta tra affettività e controllo.

Rami sottili e abbondanti. Sono tipici dei soggetti sensibili, di facile impressionabilità, nervosi. Se i rami si intrecciano, si tratta di soggetti che si perdono nelle piccolezze, trascurando il nocciolo delle cose;  se invece hanno le estremità appuntite il soggetto è aggressivo.

Rami con estremità appuntite. Soggetti aggressivi, pungenti.
Ramo nella parte inferiore del fusto. Il ramo sotto la chioma indica regressione, scarsa praticità, un arresto parziale dello sviluppo in una fase da cui hanno preso vita certe relazioni con l’ambiente che il soggetto cerca di mantenere, di coltivare, magari con modalità comportamentali già sperimentate, quindi infantili, primitive.

Rami molto lunghi. Si estendono vagando nello spazio, e sono preferiti da soggetti che tendono a sviare le difficoltà sociali, in quanto non riescono a tener conto degli aspetti concreti, fondamentali in un rapporto. Sono, cioè, individui vaghi, sognatori, distratti.

Rami con foglie a palma. Rami larghi, senza punta, il cui il ramo non è stato completato secondo il modello naturale, che diminuisce di ampiezza verso la punta, esprimono anche una tendenza alla chiusura, introversione, diffidenza, prudenza.

Rami tubolari. Fusti e rami tubolari, con la parte terminale aperta, sparsi qua e la nelle chiome, è come se il disegno fosse incompleto, aperto, sospeso. Non è caratteristico della prima infanzia. Appare verso i 9 anni ed aumenta leggermente tra 14-15 anni e diminuisce verso i 16. I rami a forma tubolare possono essere interpretati in senso positivo ( tendenza a esplorare campi sconosciuti, impulso alla scoperta, molteplicità di interessi, mancanza di decisione, cammino senza meta, versatilità) o negativo ( non mantenere proponimenti, disordine, impressionabilità, influenzabilità, incostanza, discontinuità, violenza, ira, collera, impulsività). I rami tubolari sparsi nella chioma indicano volontà di cose molteplici ma non concrete, incostanza bizzarra, sperimentazione senza conclusione, opposizione, litigiosità, temperamento esplosivo (sparsi senza ordine, in modo confuso).

Rami a tratti interrotti. Le interruzioni dei tratti sono caratteristiche per alcune forme di eccitabilità nervosa, specie se appaiono nei rami. Se l’interruzione è tra rami e fusto, si può supporre sensibilità ma anche superficialità. Discontinuità,  disturbi della concentrazione, irresponsabilità, prepotenza e ostinazione. Trascuratezza nelle relazioni interpersonali. Si ritrovano più spesso negli adolescenti, che lasciano le cose a metà e sono incapaci di relazionarsi in modo stabile e duraturo.

Rami storti e contorti. Indicativi di tensione, di stato spasmodico che riflette la deviazione da una direzione naturale, per disciplina o autocostrizione, oppure per la presenza di stati ossessivi, specie se sono molto pronunciati.

Rami a decorso contrario. Indicano incoerenza, contraddizione, che può anche assumere aspetti di falsità, specialmente se si associano con tratti curvi.

Rami segati. Sono indizio di inibizione, castrazione di alcune tendenze proprie del bambino, tra cui la tendenza all’autoaffermazione, a mettere in atto iniziative personali, a farsi rispettare, all’allegria. Indicano, insomma, la recisione netta di una tendenza verso qualcosa.  Trauma dopo malattie, conflitti, insuccessi, delusioni, avversità del destino.
Mancanza di fiducia, incoscienza su se stessi, inferiorità, sentirsi incompresi, cicatrici nell’inconscio.

Rami avviluppati in nubi e cumuli. Si ritrova nelle persone versatili e portate al disegno. Timore di essere o sembrare duro, buone maniere, riguardo, impenetrabilità, discrezione.

Rami sporgenti frontalmente. Espressione di originalità, di molteplicità di doti in senso positivo. Coraggio, indipendenza, testardaggine, fiducia in se stessi.

Rami a occhi. I rami sporgenti frontalmente a occhi, hanno lo stesso significato dei rami sporgenti frontalmente, ma indicano anche regressione o mancanza di qualcosa.

Rami ispessiti alle estremità. Il ramo allargato verso l’estremo è tipico del soggetto che si espande, attivo, impulsivo sul mondo esteriore, avventuroso, insofferenti verso gli ostacoli ambientali, dunque impazienti e violenti. È tipico nell’età puberale.

Rami paralleli. Nella parallelità si esprime la costanza nello sforzo, quindi la tenacia. Si tratta di soggetti diligenti, estremamente attivi che non possono stare senza lavoro.
Stereotipie.  Si esprime una regolarità esagerata: fogli, rami e frutti vengono disegnati con regolarità stereotipa. 
Questo tipo di disegno viene superato nell’età scolastica, mentre se continua diviene indice di una riduzione o limitazione della sfera affettiva. A 15 anni circa sono considerate segni di ritardo e regressione oppure solo manifestazioni giocose. Fino a tarda età si mantengono nei deficienti gravi. Sono normali nei bambini più piccoli.
·         IL TRONCO
Il tronco rappresenta l’Io stabile, la zona delle idee. L’altezza del fusto raggiunge il massimo intorno ai 6-7 anni, per poi diminuire rapidamente. Le femmine disegnano a tutte le età il fusto leggermente più lungo rispetto ai maschi.
Tipi di fusto:
Fusto a T.  Segue un decorso verticale dalla base fino alla cima. Si tratta del fusto a forma di abete che viene disegnato quando si richiede il disegno di un albero da frutto. Siccome è tipico della prima infanzia, chi lo disegna ad età successive ha un carattere primitivo, istintivo, impulsivo, spirito pratico più che teorico, maggior capacità nella pratica, impeto sano e primitivo.

Semifusto a T. è un fusto saldato che termina improvvisamente con una linea trasversale. Una parte dei rami è attaccata come in una saldatura, una parte si trova in basso come nell’abete. Si ritrova intorno a 12 anni e normalmente scompare nelle epoche successive.

Fusto chiuso in alto con nessuna o poca ramificazione. È considerato come un fusto saldato, quindi indica ciò che non è compiuto, immaturità.

Fusto saldato. Nell’età infantile indica aggiunta e costruttività, mentre nell’età adulta significa disintegrazione, divisione, mancanza di organicità. Negli adolescenti è segno di ritardo nello sviluppo. Negli adulti il ritardo va meglio accertato con altre prove.

Fusto con rientranza. È molto raro, ed indica svuotamento interiore, sentimento di inferiorità o di colpa. Se vi sono delle strozzature o rigonfiamenti possiamo supporre la presenza di traumi, con le sue possibili conseguenze.

Fusto con protuberanza. Indice di traumi dati da gravi esperienze vissute con particolare intensità: malattie, incidenti, difficoltà.

Fusto ondulato. Espressione  di vivacità, vitalità, capacità di adattamento, se però non è contrastato da elementi angolosi nel resto del disegno.

Fusto dritto a tratti paralleli. È normale fino a 12 anni, mentre alle età seguenti indica visione infantile del mondo, deficienza, infantilismo, immaturità. Ostinazione, schematismo, irremovibilità, mancanza di vivacità, fare di testa sua.

Fusto a tratto diffuso. Il contorno del fusto rappresenta una linea che è limite più o meno netto fra io e tu, fra io e mondo esterno. Indicano sensibilità, capacità di immedesimazione, senso dei limiti non ben definito, incertezza, perdita della personalità.

Fusto a tratti irregolari. Quando le linee che formano il fusto hanno un andamento irregolare a destra o a sinistra, si tratta di soggetti vulnerabili, che hanno qualche trauma psichico, con conflitti o difficoltà precedenti, ostinati e dal carattere difficile.

Fusto annerito. Indica labilità, sognare ad occhi aperti, passività, indifferenza, mancanza di energie.
Se la superficie del fusto è chiazzata, indica scarsa chiarezza interiore, traumi psichici, senso di colpa. Se le ombreggiature sono a sinistra, indicano tendenza all’introversione, sensibilità e suscettibilità; se sono a destra, indicano di facile contatto sociale.
Se il fusto ha linee curve e arrotondate al suo interno, indica facile adattamento e bisogno di contatto sociale.
Annerimento di frutti e foglie: è tipico nell’età prescolare. Dimostra bisogno di apparenza, di far effetto, e rivela esteriorità. Se poco frequente dimostra invece un maggior senso di realtà, con il quale è venuta a mancare però la capacità di meravigliarsi e di ammirare ingenuamente.

Altre caratteristiche
Inclinazione del fusto: 
a SINISTRA > soggetto in atteggiamento difensivo, prudente, che cerca sicurezza nel passato, quindi regredisce rifuggendo dai coinvolgimenti affettivi del presente.
A DESTRA >  il soggetto si lascia sedurre facilmente, trascinare, influenzare dagli altri sino a risultare vulnerabile.
ERETTO > il soggetto tende ad essere ingenuo, docile, oppure possiede un Io troppo rigido ma con idee chiare, oggettive, ferme.
Base del fusto:
POGGIANTE SULLA BASE DEL FOGLIO > normale fino a circa 11 anni. Dopo questa età indica infantilismo ed immaturità.
ALLARGATA A DESTRA > ostinazione, caparbietà, timidezza verso l’autorità, prudenza
ALLARGATA A SINISTRA > radicamento nel passato, difficoltà a muoversi nel presente verso il futuro, attaccamento alla madre, inibizione
ECCESSIVAMENTE LARGA > lentezza nell’elaborazione delle idee personali e difficoltà nell’apprendimento, pesantezza, inibizione.
BASE CONICA > con base larga che si restringe a forma di cono verso la chioma, dopo l’età scolastica indica attaccamento del soggetto agli aspetti pratici della vita, mentalità concreta, sbrigativa, semplice ed immediata, semplicioneria.
Pali e puntelli al fusto, rami puntellati: hanno significato di appoggio; bisogno di sicurezza, bisogno di essere guidato, mancanza di indipendenza, mancanza di fiducia in se stessi.
La linea del suolo: (linea tracciata alla base del tronco) il tronco può avere una linea di terra, di contatto con la realtà.
SOLLEVATA RISPETTO AL TRONCO > indica poca aderenza alla realtà, distorsione della realtà, passività.
FUSA CON IL TRONCO >  scarsa conoscenza delle forze istintuali più primitive, avversione, riservatezza, diffidenza, mancanza di spirito di adattamento, incostanza.
INCLINATA RISPETTO AL TRONCO > riservatezza, sfiducia, negativismo, insicurezza. Il soggetto ha la sensazione di essere su un piano inclinato su cui è possibile scivolare.
APPOGGIATO SU COLLINE O ISOLE > se su collina, indica autoammirazione, autocompiacimento, vanità; se su isola, isolamento per abbandono, autismo.
SOTTO LA BASE DEL TRONCO > ma non toccare il tronco stesso, come se l’albero sia sollevato da terra. Indica la presenza di un senso di esaltazione, una euforia immotivata.
·         LE RADICI 
Le radici indicano la parte più primitiva dell’Io.
A tratto unico> (disegnate con una sola linea per radice) sono indice di primitivismo, di spontaneità e immediatezza, visione magica del mondo. Soggetto dominato dagli impulsi più profondi e inconsci
A tratto doppio> ( una radice è formata da due linee più o meno parallele o più o meno chiuse)  aderenza alle proprie pulsioni più profonde, attaccamento alla terra, ma anche staticità, attaccamento alla tradizione, immobilismo psicologico, ricerca di sostegno
Trasparenti > (si vedono sotto il terreno) conoscenza delle proprie pulsioni profonde, oppure bisogno di chiarezza, ordine nella propria parte istintiva che viene sentita come confusa e caotica.
Accessori decorativi
Possono essere nidi di uccelli, scale, panieri, cuori appesi, ciondoli tipo quelli dell’albero di Natale, ed indicano un temperamento giocherellone, burlone, spiritoso.

Fiori > ricercatezza nel vestire, voler apparire, autoammirazione, gioia ed ammirazione per l’attuale, rimanere sul superficiale, mancanza di preveggenza. Negli adolescenti potrebbe significare il tentativo di mascherare la depressione, di nascondere una realtà personale meno fiorita, incoerente e caduca.

Foglie > sia raccolte che disperse, indicano spirito di osservazione, vivacità, esteriorità, sete di vita, allegria, bisogno di riconoscimento, occhio vivo e vigile, capacità decorativa.

Frutti > i bambini di solito collocano i frutti nella chioma, al suo interno; negli adulti questo è indizio di regressione. Se frutti e fiori dovessero cadere dai rami, possiamo pensare che il soggetto sia dotato di grande sensibilità, generosità, ma anche instabilità e insicurezza. La caduta può infatti far pensare che il soggetto abbia la percezione inconscia di perdere se stesso, la propria personalità, di dover fare rinunzie o sacrifici.
Desiderio di successo, vivere alla giornata, ingenuità, infantilismo, desiderio di arricchire.
Se frutti e foglie sono esageratamente grandi, oltre l’età infantile simboleggiano ritardo.

Nidi > bisogno di intimità, calore e affetto.

Paesaggio > la prova non lo richiede, ma neppure lo vieta. Anche l’erba va considerata tale, seppur distinta da scene più impegnative. Indica tendenza ai sogni, contemplazione, meditazione, loquacità, fuga dalla realtà, influenzabilità, pigrizia, flemma, ansia, smarrimento, nelle malattie mentali paura di forze occulte.
Il reattivo del disegno dell’albero è uno strumento coadiuvante che non pretende di essere esatto al 100 %. Si suggerisce l’uso contemporaneo dei tre disegni (albero, figura umana e casa). Dopo l’esecuzione possono essere messi sul tavolo, vicini, e chiedere al bambino di raccontare una storia nella quale compaiano i tre temi.