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martedì 29 novembre 2011

C'è chi dice, pensa e sogna . . .



Nuvole Bianche come candide lenzuola,
momenti magici si srotolan come stuola.
Non vi son divieti, né limiti alcuni,
Tanto meno atti o pensieri inopportuni.

C’è chi vede nei sogni quel che accadrà,
evidente segno di una futura realtà.
Altri dicon che son sciocche fantasie
che celano e mascherano oscure manie.

C’è chi si sveglia con occhi inondati
da lacrime amare, tanto bagnati.
Alcuni invece trovano la speranza,
in un bacio effimero in una stanza.

C’è chi si desta con un grande sorriso,
gli angoli alzati che illuminano il viso.
E nonostante i sogni siano da noi lontani
almeno li, si può esser dei veri sovrani…

C’è chi dice che son specchio di desideri,
quelli più profondi, nascosti e veri…
quelli che non si ha il coraggio di dire
per paura di esser derisi o di soffrire.

C’è chi dice, c’è chi pensa e chi sogna,
ma di essere amato ognuno s’abbisogna.
Che sia fatto reale o genuina fantasia,
il sogno è spinta ideale per la vita mia…



domenica 27 novembre 2011

Dipinto da Sinistra a Destra


Sfondo come Misterioso,
scuro, Nero, ombroso…
Calda Luce che Appare
Poco inizia a Svelare.

La Spalla lenta si Muove
Prova esperienze Nuove,
i Muscoli in Tensione
son Segno di Propensione.

Il Gomito è Sì steso:
Libero, da nulla Preso.
I Nervi son Rilassati
Morbidi, non Stressati.

Polso a Riposo, Sciolto,
ogni Peso gli è Tolto.
Palmo Volto Verso l’Alto,
Unghie Senza Smalto.

Dita sì Abbandonate;
Or dolcemente Donate;
Non Mano , ma Gesto
d’Amicizia Pretesto.

Aiuto e Sostegno:
Significato del Disegno.
Gratuità Geniale
In un Gesto Banale.

Mano Protesa in Avanti,
su Note di soavi Canti.
Sia Richiesta o Dono
Riceve un “Si” come Suono.

Chiarezza nell’Ignoto
Ecco ciò che io Noto.
La Semplicità in Tutto
è come Dolce Frutto.


venerdì 25 novembre 2011

Oh Principessa . . .




Se soltanto avessi uno specchio incantato
che non rifletta, ma che faccia vedere,
Vi mostrerei il cuore che Vi ho donato
senza alcun tipo di ostacoli o barriere.

Che rabbia sale a vedere quei ricchi Signori:
che si inchinano sorridenti al Vostro cospetto,
vi donan Gioielli, Preziosi e Gran tesori

ma in segreto Vi sognano nel loro letto.

Il loro non è amor Vero,è Sentimento Vile,
interessati si, ma per un motivo soltanto:
sfoggiarvi come trofeo o brillante monile.
Avervi accanto sarà un loro Gran vanto!!


Certo può darsi che tutto questo,
sembri soltanto a me cosa curiosa,
ma non so tacere e io Protesto!

Per me siete una Rosa favolosa …

Son un cavaliere dall’antico onore
e credo che vi sia gran differenza

tra chi sa coltivare e chi calpesta un fiore:
si rivela cosi del bruto la vera Essenza.


Principessa, Principessa di questo Reame.
Damigella dal candido e roseo viso.
Vi guardo e mi perdo nelle ardite brame
e in quel Vostro dolcissimo sorriso.

Non son altro che il Vostro umile scudiero
e non credo che avrò mai il coraggio
di dirvi quel che provo per Davvero
mentre vi accompagno in questo Viaggio.

Ma il mio cuore al tempo Vi Donai;
e anche se non ora, tornerò a sussurrare
che D’amarVi non ho smesso Mai …
e con Voi la notte tornerà a Bruciare …

Arderanno ancora le nostre flebil Parole,
gli sguardi e i tocchi si faranno ancor arditi,
Con Voi il cuor mio si quieta, più non si Duole,
i sensi miei son persi forse anche loro impazziti.
L’amor Vero è quello che Sa Aspettare,
Prende, Se ne va ma coraggioso Sa Tornare.
Il timore, la paura e l’incertezza son compagni
di lunghe notti insonni,  ma piene di sogni.

Ciò che è perso non è detto che non possa tornare
per quel Cuore che come il Mio sa Aspettare…
Mia principessa or che tutto V’ho confessato
vi mando il mio cuore, che spero non sia Ridato.






giovedì 24 novembre 2011

Dedicato . . .




(¯`•.¸¸.•´¯)(¯`•.¸¸.•´¯)(¯`•.¸¸.•´¯)(¯`•.¸¸.•´¯)(¯`•.¸¸.•´¯)

Vulcano di desideri
(¯`•.¸¸.•´¯)(¯`•.¸¸.•´¯)(¯`•.¸¸.•´¯)(¯`•.¸¸.•´¯)(¯`•.¸¸.•´¯)

Ho un desiderio di te che con la dolcezza centra ben poco:
graffia, morde, invade e brucia dentro come un fuoco.
Come un vulcano che celatamente s’Infiamma
 di tutti i colori Bollenti fa sua e prova la Gamma,
la lava si scalda, si gira, si rivolta … è indecisa …
ma arde assai e quando decide nessuno avvisa.
Sale il desiderio , cresce incandescente il calore
s’avvampa ed esplode la passione bruciante d’amore.

Ho un desiderio di te che ha il gusto di passato
perché ciò che è non è per niente cambiato;
si rinnova la terra coprendosi di nuova lava
facendo dell’anima nascosta, sua schiava …
Si espande, tutto copre lentamente e piano fonde,
forma un rosso mare ribollente di brillanti onde.

Ho un desiderio di te che mai si quieta,
si cela sotto la scorza a mostrar vita lieta
ma l’apparenza inganna, me per prima,
e non lascia che in ardire io mi esprima.
Ho un desiderio di te, che manca di coraggio …
ma è ancora lungo questo nostro intenso viaggio!




martedì 22 novembre 2011

*°*°* Come il sole all’improvviso *°*°*

*°*°* Come il sole all’improvviso …*°*°*

Una semplicità fatta di un niente
che tutto pervade e il cor rende fervente:
un battito nuovo, sembrerebbe animale,
ma non è certo “bestia”, solamente passionale.

Come il sole di quel tramonto sul mare
tu m’accendi e mi scaldi, mi fai bruciare,
m’incendi la vita, di attimi m’asseti
son gocce di cielo luccicanti e mai ti ripeti.

Sai avvolgermi e farmi abbracciare il mondo:
mi guidi e mi accompagni col tuo sguardo profondo.

Hai braccia tali che mi sanno abbracciare,
cosi lunghe da stringermi ma lasciarmi anche andare;
Hai occhi profondi che mi sanno osservare,
sai capirmi e stupirmi, non ti limiti a guardare…
Hai voce grossa e sguardo da bambino
con una dolcezza infinita alla quale io m’inchino.
Hai la forza palpitante della pura passione
che trasforma ogni spezzato respiro in emozione…

…e quando m’accendo come il sole sul Mare
ecco che un gabbiamo sull’acqua inizia a planare,
leggero si posa, planando, sull’attesa vibrante
e l’improvviso suo affondo ruba l’aria all’istante.

Cala la notte e nascono mille stelle;
noi qui ad osservare le più belle…
in un batter di ciglia ci troviamo proiettati
in uno dei più bei sogni, fortunatamente, realizzati:

Io & Te … Assieme …


venerdì 18 novembre 2011

“La nostra scuola è laica, ma non stupidamente laica!"



Ieri durante l’interclasse il mio dirigente ha fatto una riflessione che condivido in toto.
E’ emersa la questione “festa di Natale” e dopo varie e controverse affermazioni, dopo aver ascoltato tutti, ha fatto il punto della situazione.


“La nostra scuola è laica. Bene, ma non stupidamente laica!
Molto spesso si travisa il significato effettivo di questo termine: laico significa semplicemente aperto a tutto. Centra praticamente nulla con l’essere o no credenti.”

Queste sue parole mi hanno fatto riflettere molto e cosi ho deciso di approfondire l’argomento.
Il termine laico nasce nel linguaggio della Chiesa dei primi secoli. Viene dal greco laikós, che significa ‘membro del láos’, cioè del popolo di Dio: indica – tutt’ora - il battezzato che non è stato ordinato e non ha preso i voti. Laici, quindi, distinti da “chierici” e “religiosi” (o “consacrati”). Il laico è colui che è  chiamato  ad occuparsi delle realtà umane naturali come lavoro, economia, politica, scienze fisiche e naturali, arti, ecc.
Il termine “laico”, riferito alle persone, non è dunque sinonimo di non credente, ateo, agnostico o simili!!
Io per prima non avevo mai pensato a tutto questo, pur conoscendo questa distinzione!  Pensate un po’ voi…
E allora qui c’è da chiedersi che cos’è la laicità, riferita al suo significato originale . . .  Ho cercato di comprendere anche questo e sono giunta alla conclusione che essa sia  lo sforzo della ragione di scoprire le leggi e i valori proprî delle realtà naturali, per garantirne lo sviluppo pieno. . .  cose che appunto deve fare un laico e non un uomo di chiesa che invece si occupa principalmente dello spirito!

http://www.europaoggi.it/content/view/1015/45/
Fatta questa interessante riflessione, il dirigente ha anche aggiunto che il Natale è la festa dei bambini e che una festa di Natale nella quale non si parla del Natale, dovrebbe essere chiamata in un altro modo!
 - Giusto! -
Ha anche sottolineato però , che proprio perché la scuola è laica e quindi aperta a tutto, deve essere aperta per prima cosa alle tradizioni del nostro paese! Il Natale è una tradizione! E in questo non v’è nulla di religioso! A scuola non si prega, ma si insegnano le culture e le tradizioni, cosi come la matematica, l’italiano, la storia, la geografia, e quant’altro ….
Il Natale è la festa di tutti i bambini e bisogna raccontare la storia di Gesù bambino, bisogna insegnare i canti di Natale, bisogna spiegare le origini dell’abete (e del valore della vita) , etc . . . bisogna rispettare le tradizioni proprio in nome della laicità tanto declamata, tanto moderna e aperta a tutto!
Se la scuola è laica,  accetta e valorizza ogni cultura, allora anche la nostra deve essere rispettata, valorizzata e vissuta! :)  ( e quando si dice “anche” significa che le altre culture sono ben accette e da conoscere!!)
Il rispetto più vero di offre agli altri quando per primi si porta rispetto a se stessi . . . Impariamo a rispettare le nostre tradizioni e la nostra storia e sarà molto più facile essere aperti, accoglienti e interessati verso gli altri! :)


Quindi, vi lascio con le sue parole, che proprio mi sono piaciute:
“La scuola è laica, ma non stupidamente laica, ma intelligentemente  laica!”


giovedì 17 novembre 2011

Specchi di Libertà


>>°<<Specchi di Libertà>>°<<


Con gli Occhi di una piccola Bambina,
per questo Mondo vorrei Girovagare…
con l’ innocenza candida di una bambolina
e lo sguardo di chi non sa ingannare.


Specchi dove la Fantasia e la Realtà
osservano la Vita senza Difficoltà.
In quegli occhi dove Vedi tante Stelle
e dimoran i Sogni e le idee Più belle
.


Pozze di Limpida tristezza E dolore,
Incantate con Riflessi pieni d'Amore.
Finestre di Stupore aperte, spalancate,
sulle cose più Semplicemente Scontate.

Voglia di avventura e Curiosità sfrenata
Rendono interessante ogni giornata…
tutti gli incontri sono Scoperte meravigliose
che portano ad esperienze fantasiose.

I colori della vita sono tutti mescolati
negli occhi dei Bambini immacolati.
Solo loro li Sanno ancora usare Veramente
collegando il Cuore con la Mente.

Sanno trasformare anche una Banalità
in una splendida e sorprendente realtà.
Scrutano nel profondo delle pieghe del tempo
per allargare la vista ad ogni parte del campo.

Voglio ritornare ad apprezzare la Vita
con questa voglia Esplosiva e infinita,
Gustarmi piano ogni eventuale imprevisto
perché “Io ci sono, Esisto!”

Complicare tutto con uno sguardo severo
rende il mondo brutto e meno sincero.
Oggi c’è il sole…usciamo un po’a giocare
Chi sa cosa la vita ci vuole riservare!

È un’avventura particolare ogni giornata
proprio se fino in fondo me la sono giocata!
Nulla da evitare o saggiamente rimandare

perché Quello che voglio fare è Sognare !



mercoledì 16 novembre 2011

Il Signor Bonaventura . . .


‎"Pel signor Bonaventura l'Euro è la scelta più sicura" . . .  e per te?

domenica 13 novembre 2011

Il cuore come un castello arroccato

 

Castello Arroccato


Arroccato come un Castello è il Cuore
e solo un Battito lo riapre all’Amore:
Un Tonfo, l’unico, ben Conosciuto
perché da Subito l’ho sentito, avuto.

Non vedo e non Sento i tanti Prestanti
che dietro la mia Porta gridan Festanti,
Rosse Rose e Parole dolci, ‘fin Smielate:
ecco le cose che Mi son state Dedicate.

Ma come una Vetta che attende il Sole
non me ne Faccio niente di belle Parole.
Anelo anche Solo ad un Suo Flebil Raggio
che mi scaldi Ancora, come fiore di Maggio.

Quando Sentimento Prevale su Ragione…
non v’è più spazio per Nessuna Questione.
Non serviranno Parole, Distanze o Novità…
Io non Desisto! Sarebbe solo un gran Viltà.

L’unico Pensier mio Rimane Lui: Immutato.
Niente mi scosta, in me Nulla è Cambiato.
Ho cercato l’Oblio guardandomi ben Attorno
ma Lui Ormai è il mio Viaggio senza Ritorno.

Occhi Accesi sol Specchiati nei Suoi Verdi,
distese Immense dove Volentieri ti Perdi…
Voce la Sua che il Cor fa Scalpitare Matto,
Lui è Colui che Aspetterò : Ormai è un Fatto.

Non vedo altra Via d’uscita Per La mia Vita
dalla sua Tenerezza son stata felicemente Rapita.
E’ una Prigione dalla quale non voglio Scappare
anche se Lui mi Vorrebbe, dalle catene, Liberare.

Mi manca l’aria se non Lo respiro per  Molto,
sento il Bisogno del Suo fare Saccente, colto.
Le braccia sue Forti che mi sollevano al Viso
baciandomi e regalandomi uno Splendido Sorriso.

Or l’uscio è chiuso, aspetta Nocche note
le sole che Bussando, Spalancarlo Puote.
Cosi Delicate, ma in egual Modo Potenti
tali da scardinare del Cor tutti i Battenti.

venerdì 11 novembre 2011

La pazienza: una virtù importante per chiunque, una dote fondamentale per una maestra!


Nel nostro linguaggio quotidiano ci sono un gran numero di termini che, sottoposti ad un esame un po' attento, rivelano un particolare significato contestualizzato. Così avviene, ad esempio, per il "concetto" di "pazienza".
Per un verso essa si dimostra una preziosa, una virtù insostituibile …, etimologicamente invece è una grandissima malattia dell’uomo.
Madame de Staël, uuna dominatrice dei salotti intellettuali del periodo precedente alla Rivoluzione francese, scrisse che "il segreto dell'ordine sociale consiste nella pazienza del gran numero".
Risulta chiaro dal contesto il senso in cui viene usato il termine "pazienza".
Essa vale qui come sopportazione, sottomissione rassegnata ai voleri di una minoranza, alla fissità di una tradizione, alle norme di un ordinamento, anche se questo rappresenta un giogo per la maggioranza.
L'etimologia conferma questo significato. Pazienza infatti deriva dal latino "pati", sopportare, subire, essere oggetto di una attività altrui, non soggetto di una attività propria.
 Le moltitudini che sopportano, che fanno tristemente il callo ai mali sociali, sono un po' come l'asino che trotta sotto la soma e non si ribella. Questa abitudine alla sopportazione è una vischiosa forza conservatrice in cui infelicità, umiliazione, inerzia si mescolano insieme al deterioramento della dignità e della libertà umana
Che intesa così la pazienza non sia una virtù è chiaro e ovvio!
Ma non bisogna dimenticare che esiste un'altra specie di pazienza la quale non ha niente a che fare con la sottomissione e la passività, che è anzi una virtù importante e una dote fondamentale per le maestre!!!!
Giustamente è stato detto che "non vi è meta troppo alta per chi si prepara con pazienza" (Jean de La Bruyère, 1645-1696, moralista francese), e si dice anche che la pazienza è la virtù dei forti.
La pazienza intesa in questo secondo modo è uno stato di sospensione attivo e ragionato, limitato nel tempo e intenzionalmente rivolto all'azione. E' l'oculata e tenace predisposizione degli strumenti (e accumulazione delle forze) al fine di modificare a proprio vantaggio una situazione. E' quella capacità che permette di proporzionare il più possibile i mezzi di cui si dispone ai risultati che si vogliono conseguire.
La pazienza porta ad attendere ed insegna ad attendere. . Ma questa attesa non è la immobilità nullista di chi si abbandona al flusso degli eventi…, è il calcolato rinvio dell'azione decisiva fino a quando non si sia raggiunta la pienezza dell'ora, il momento propizio, quello che i Greci antichi chiamavano il "Kairòs" e che personificavano in una divinità alata con un ciuffo in fronte. Tra il presente e il futuro, tra la formulazione del progetto e la realizzazione di esso, vi è un largo margine per l'attesa paziente e ponderata.
La pazienza è indispensabile in tutte le imprese umane, anche e specialmente nelle più rivoluzionarie.
E fare la maestra implica  una rivoluzione e una reinvenzione quotidiana di se stesse. Anche nella propria pazienza!
Io devo fare davvero esercizio di pazienza, mi devo allenare a prendere un bel respiro, contare fino a 10 e solo dopo agire . . . ( non reagire!), perché i bambini con il loro modo di essere, le loro difficoltà, le loro pigrizie e la loro natura di infanti… ogni tanto, mi fanno davvero INALBERARE! 

mercoledì 9 novembre 2011

Prospettive di Bambole


BAMBOLINA DI PORCELLANA

“Una bambolina di Porcellana, ferma immobile, inerte.
Perfetti i boccoli biondi, definiti, in ordine e tutti ben acconciati.
Le gote rosse come le labbra: purpuree...Petali di Rose posati su pelle d’avorio…
La vestina non ha una piega fuori posto, il grembiulino lindo risplende nella sua compostezza.
Quegl’occhi che nella notte da piccina mi facevano tanta paura ora mi ispirano tristezza e confidenze …
la metterei seduta a terra e io sdraiata innanzi a lei, con il volto poggiato sulle mani conserte, le parlerei.
Non so di cosa. Ma le parlerei.
Quegl’occhi che nella notte brillavano di rosso spaventandomi ora sono un gioco,

nel quale io, inclinando la bambolina, posso prima specchiarmi e poi scomparire..
che bella sensazione…

Prima ci sono e poi puf! Più… bello…
O forse non le parlerei, rimarrei li a guardarla e a sognare di essere come lei.
Perfetta. Sempre sorridente.

Impassibile di fronte agli eventi. Nonostante tutto ciò che accade lei sorride.
Al massimo chiude gli occhi per non vedere,

ma continua a sorridere in barba a tutti. Bello.
Un Bambolina di Porcellana.
Interessante.
Se non fosse vestita in un modo cosi buffo e se non fosse cosi…rigida…statica…

mi piacerebbe essere come lei…”





"Tic  ...
si aprono gli occhi della bambolina di porcellana. 
Osservi tutto ? Sai riconoscere ogni piccolo particolare vero?
Sul mondo l'ombra del pomeriggio, che s'è fatto ormai  tardo
Non menti mai tu. Non è cosi? Hai sempre un fare sincero.
A seconda della Piega in cui ti posi nella giornata
tu sorridi contenta o appari dormiente e assonnata...
Ma non puoi decide piccola Bambolina
niente e nelle tue mani oh mia piccolina.
I tuoi occhi sono puntati in una direzione
che mai è tua scelta, tutto è imposizione.
vedi tante cose, ma mai batte il tuo cuore
osservi solo, ma di nulla vedi il Colore.
Non c'è cosa che ti faccia sussultare, scomporre.
Mai dentro un sussulto di rosse gote Accore...
Guardi, osservi e spii ma Nulla Vedi
perchè non hai cuore. Cosa Credi?
Non bastano le Pupille per poter Notare
tutto il mondo che c'è da esplorare...
ci vuole cuore, desideio, curiosità
tutte queste non son tue qualità!!
Non piangi, non ridi che sai fare?
Tanti dicono che puoi solo guardare...
Povera bambolina di porcellana, sul letto posata
Niente ti Emoziona anche se da tutti sei invidiata.
A cosa serve tutta la tua bellezza esteriore
se dentro non hai nemmeno un piccolo Bagliore?
L'effimero, l'esterno e il bello prima o poi se ne vanno
mentre cià che resta ..pochi davvero l'hanno....
La bimba Ti coccola e ti usa felice come marionetta
con pregiate perle ed abitini bellissimi ti infiocchetta ...
Cala la sera e termina l'ora dei Giochi
si spengono le luci e tutti i Fuochi.
Vanno ora ritirati tutti i diurni Balocchi.
Sei posata, ora chiudi i tuoi begl'occhi.


lunedì 7 novembre 2011

Non capisci un'acca??? Allora leggi il Grammefiabe!

“Grammefiabe” ovvero fiabe grammaticali di Andreina Stanzione



IL SIGNOR PUNTO
(Questa fiaba grammaticale vuole spiegare che dopo il punto occorre sempre la lettera maiuscola)
C'era una volta il signor Punto che, essendo semplicemente un piccolo punto (.), desiderava che le sue amate sorelle lettere diventassero grandigrandi. Fu così che un bel giorno, casualmente, trovò nella sua casa una lanterna tutta impolverata; vedendola in quello stato, decise di darle una bella spolverata, affinché diventasse tutta lucente e, meraviglie delle meraviglie, all'improvviso uscì da quella vecchia lanterna un gigante tutto ingioiellato, che si prostrò ai suoi piedi ringraziandolo di quanto avesse fatto per lui. Gli raccontò che erano secoli che era imprigionato in quella vecchia lanterna e che finalmente, dopo tanto tempo, era riuscito ad uscire e felicissimo di quanto fosse accaduto, doveva assolutamente ringraziare il signor Punto; non poteva assolutamente andarsene senza aver esaudito almeno un desiderio di Punto. Il signor Punto non perse nemmeno un attimo, erano anni che desiderava che le sue amate sorelle lettere diventassero lettere maiuscole e così il gigante gli fece dono di questo straordinario potere. Da quel giorno, tutte le volte che il signor punto si trovava su un foglio bianco, o a righe o semplicemente a quadretti, tutte le lettere che venivano dopo di lui diventavano straordinariamente maiuscole. Finisce così la storia del signor Punto che desiderava tanto, ma proprio tanto che le sue amiche lettere fossero SEMPRE maiuscole dopo di lui.






La famiglia dei NT

(Questa fiaba grammaticale vuole spiegare che il digramma “nt” non si raddoppia mai)
 

Il signor Antipatico apparteneva all'antica famiglia dei NTSi racconta che gli antenati di questa famiglia avessero nomi alquanto stravaganti come Antenna, Sentito, Anti e Antonellino, infatti, per tradizione tali membri sceglievano sempre nomi dove fossero presenti le lettere NTcome Tinto, Dente, Cantina ecc...ecc...Antipatico, l'ultimo discendente di questa antichissima famiglia dei NT, per natura era poco socievole e poco incline al rispetto delle tradizioni, in quanto era un vero anarchico e la tradizione dei NTproprio non gli piaceva.Fu così che, un bel giorno, arrivò all'uscio della sua casa un gatto tutto grigio e malandato, e poiché decise di prenderlo con sé, bisognavadargli un nome che, per tradizione della sua famiglia, volesse la presenza di NTnel suo nome; ma stavolta Antipatico aveva deciso di cambiare abitudine e così chiamò il gatto Penttagramma anzichè Pentagramma.Praticamente, Antipatico aveva aggiunto una doppia tra NT, rendendo questo nome impronunciabile a tal punto che, il gatto Penttagramma, non capiva quando il suo padrone lo chiamava o per cena o per merenda e a poco a poco si sentì solo e abbandonato a tal punto che scappò, lasciando la casa che lo aveva ospitato.Antipatico soffrì tantissimo di questa perdita, talmente tanto che da quel preciso istante, e solo da quell'istante, capì il valore del rispetto delle regole.



La principessa Z
(Questa fiaba grammaticale vuole spiegare che quando c'è zio-zia-zione, la lettera z non si raddoppia, tranne in rarissimi casi.)
C'era una volta una bellissima principessa di nome , che viveva in un posto chiamato “”La Torre delle parole”. era una donna molto particolare, aveva una chioma tutta azzurra, raccolta da un fermaglio argentoso”dalla strana forma a zeta, indossava un vestito di veli colorati, decorato da ciondolini d' oro e argento a forma di zeta, e infine le sue scarpe colorate, terminavano con una strana punta che disegnava una zeta, tutte le volte che toccava terra. La principessa viveva in una stanza della torre, dove, con la sua magia, riempiva le sue pareti bianche come fogli di quaderno, ditante parole con una sola zeta; e così i mobili della sua casa, tutti smaltati di bianco lucente, erano pieni di parole come: azione, emozione, sensazione, impollinazione, correzione, riparazione, pulizia, punizione, benedizione, motivazione e tante altre ancora. Insomma tutte le parole della “Torre delle parole, avevano sempre e solo un'unica zeta. La principessa dalla ZETA solitaria, pensò che era tempo di cambiare e così, durante un pomeriggio invernale, prese il suo vecchissimo e impolveratissimo vocabolario e sfoglia sfoglia, ora dopo ora, riuscì a trovare parole dalla doppia z: pazzia, razzia, tappezziere e corazziere. Tutta contenta ringraziò la natura, il cielo e il suo angelo custode, di averle fatto trovare le parole dalla doppia ZETA. Da quel giorno, alla Torre delle parole”, per la prima volta, dopo un tempo infinito e senza sosta, apparvero parole dalla doppia ZETA, come: pazzia, razzia, tappezziere e corazziere. Finisce così la storia della principessa e incomincia la storia delle parole dalla doppia ZETA.


La signora H 

(Questa fiaba grammaticale vuole spiegare 
l'uso dell'h quando si usa il verbo ausiliare avere)
C'era una volta la signora , una nota attrice del ”Teatro dei Verbi”.In questo verboso teatro, la signoraHaveva un ruolo fondamentale, quello di recitare in presenza degli attori-verbi che finivano solo in -ato, -eto, -ito e -uto, e così la signora recitava nel ruolo di ho mangiatoho sentito, oppure ho credutoPurtroppo la signora , che proprio giovane non era più, incominciava a dare segni di stanchezza e a volte sbadigliava così vistosamente, che la sua bocca si spalancava talmente tanto che sembrava una voragine senza fondo, e appena la chiudeva cadeva in un sonno profondo. Tutti gli attori erano imbarazzatissimi, provavano una gran vergogna per lei di fronte ad un pubblico meravigliato e deluso per cotanta maleducazione.Fu così che il regista Pennarossa, che le voleva proprio un gran bene,decise di mandare a dormire la signoraH, quando apparivano sul palcoscenico gli attori-verbi che finivano in -are, -ere ed ire.Da quel giorno, la signora lavorava a metà tempo, quando c'erano-atoetoito-uto,Hci metteva il dito, mentre quando c'erano-areereed ire, andava a dormire. La signora era proprio felice, grazie a Pennarossa poteva lavorare e riposarsi...lavorare con-atoetoitoutoe dormire con areereed ire



I coniugi Uno-Dei-Degli e Una-Delle

(Questa fiaba grammaticale vuole aiutare la memorizzazione e il riconoscimento degli articoli indeterminativi singolari e plurali nell'analisi grammaticale)

In un paesino della Brianza vivevano il signor UnoDeiDegli e la signora UnaDellecon i loro figli Un' UnQuesta famigliola era assai simpatica e aveva una casa dalla particolare forma a fungo con unbel giardino di fiori e pupazzetti. Ogni notte si accendevano deilampioni che sembravano dei grossi “matitoni” e ad ogni ora, strani amici, si aggiravano in quella casa: un'oca parlante, un'anatra rosa, un'aquila zoppa e unorso magro Il signor UnoDeiDegli era unbel tipo, aveva ungran nasone, deibei baffoni e degliocchi grandi di colore verde campagna, trascorreva il suo tempo a leggere deilibri e a dare delleripetizioni a deglialunni un po''fannulloni di unascuola lì vicino. La signora UnaDelleera assai vanitosa, aveva delle ciglia lunghe e folte, unabocca rossa, unvestito a pois, unacollana colorata edellescarpe basse, passava il suo tempo a giocare a burraco condelleamiche vip del quartiere in cui viveva.UnUn' erano fratello e sorella. La piccola Un' avevaun'argentosaricciolina che le cadeva sulla fronte, mentre Un era senza riccio e aveva unocchio verde e unocchio rosso. Un Un''erano molto affezionati e trascorrevano le loro giornate a studiare e a giocare.Unpossedeva la passione per gli animali, infatti sognava di prendersi cura di loro come veterinario; aveva unacquario ricco di pesci di ogni specie, unelefante nano e un orso sempre sazio. La piccola Un', dall' ”argentosa”ricciolina sulla fronte, aveva come amicaun'oca tutta bianca e riponeva le sue preziosità iun'urna di terracotta. A volteUn'Un, durante le ricorrenze di compleanni e onomastici si donavano bei regali, Unregalava aUn'un anello tutto d'oro e Un''faceva dono a Un di un'arancia di lana per scaldarsi le guance, quando faceva freddo. Inoltre, questa famigliola, di domenica andava spesso in un'osteria vicino a unlago a mangiare un'aragosta e tutti insieme passavano deimomenti veramente allegri. Era unafamiglia assai vispa e assai strana.

Lo stregone “IL-LA-LO-I-LE-GLI”
(Questa fiaba grammaticale vuole aiutare la memorizzazione e il riconoscimento degli articoli determinativi singolari e plurali nell'analisi grammaticale)
'era una volta in un bosco lontano, ma veramente lontano,lostregone “ILLALOILEGLI”Lostregone “ILLALOILEGLI” era grande grande, aveva gli “occhioni” blu, la barba lunga, leguance rosse e lescarpe a punta. Amava vestirsi in modo assai stravagante. Il suo vestito rosso vermiglio era pieno di ciondoli dalla strana foggia, fissati con glispilloni “pic-pic”. Tutte le volte che attraversava lestrade di foglie del lontano bosco,gliscoiattoli e ifolletti uscivano dalle loro tane, perché attratti dal tintinnio del “ciondolio” dello stra-vestito di “ILLALOILEGLI”Folletti e gnomi incantati da quei colori, ammiravano suoi ciondoli come: lo gnomo di terracotta, lozampognaro d'ovatta,loscheletro di sale, loscoiattolo di stoffa, lozoccolo di legno e lognocco di farina. “ILLALOILEGLI”con il vocione e le“guancione”, faceva dono di regali bellissimi a tutti gliamici: quando era festa donava lalasagna o regalava lescarpe verdi alla principessa Pis,glistivali al gattone, lo sciroppo ai malati, lemele rosse a “Biancarossa” e ilibri agli scolaretti. “ILLALOILEGLI” aveva anche dei fratelli, che erano ipersonaggi fatati di quella luminosa foresta, sui rami volava felice lacivettuola di Pecò, dal piatto saltava fuori lognocco di Salò, nel laghetto si tuffava laciambella di Tadò e di notte arrivavano legatte matte di Sanmonatte. Era un bosco incantato con streghe, maghi e folletti e“ILLALOILEGLI” erail babbo buono di tutti.



IL PAESE DELLE PAROLONZE
(Questa fiaba grammaticale vuole favorire l'uso corretto dei digrammi “mp e mb”)
C'erano una volta i quasi gemelli MPMB, che stavano sempre insieme. I loro nomi erano molto brevi, infatti erano formati solo da due letterine MPMBI due bambini vivevano nel paese delle “Parolonze”, dove tutto era possibile, infatti in questo “paesotto” era possibile volare e i quasi gemelli MPMB trascorrevano le loro allegre giornate volando, tra nuvole e gabbiani, insomma la loro vita era veramente fantastica. In questo paese, le “parolonze” erano di marzapane, cioccolato e frutta candita e facevano d'arredo ai vicoli e alle piazzole dell'ameno villaggio.MPMBsi divertivano un mondo a far piccoli dispetti alle povere “parolonze”come: a-olla, ba-ina, po-a, i-uto, co-agna, co-leto, te-o, te-eratura, ecc..ecc..; così MP e MB durante i loro voli, non appena avvistavano in lontananza le “parolonze”, scendevano in picchiata a gran velocità fino ad in inserirsi nella “parolonza” di turno, che gli capitava. Così a-olla diventava ampolla, ba-ina diventava baMBina, i-uto diventava iMButo ecc..ecc..Questo era il gioco preferito dei quasi gemelli MPMBnel paese delle “Parolonze”.


IL SIGNOR SILLABARIO
(Questa fiaba grammaticale riguarda la sillaba)
Il signor “Sillabario” viveva tutto solo in una graziosa baita di legno. Aveva un gran pancione, indossava spesso una camicia a quadrettini e un pantalone verde muschio a coste di velluto. Trascorreva le sue giornate al parco “A-IUO-LA” o sulla poltrona di pelle nera a guardar la televisione. Era un vero pigrone e un vero mangione, ma soprattutto parlava molto, ma molto lentamente, così lentamente, che per esprimere una frase impiegava ben 10 minuti o forse più. Inoltre aveva una gran fantasia e i suoi racconti erano veramente stravaganti. I suoi amici vecchietti erano molto affezionati a lui e nonostante parlasse pianissimo, lo ascoltavano per ore o addirittura per un giorno intero. Così durante un pomeriggio di pioggia “Sillabario” radunò tutti i suoi amici e incominciò a raccontare una delle sue stranissime storie, che recitava in questo modo:
U-na vol-ta u-no scia-to-re scia-va con uno gno-mo, un ghi-ro, i suoi a-mi-ci di vec-chia da-ta, lun-go la chi-na di u-na mon-ta-gna chia-mata 
A-IUO-LA . Pur-trop-po un gior-no ap-par-ve la stre-ga Dro-me-da-ria che e-ra cat-ti-vis-si-ma. Dro-me-da-ria bru-cia-va a-gru-mi, pru-gne e bri-cio-le di pa-ne. Fu co-sìche l'al-le-gra com-pa-gnia del-lo scia-to-re, del-lo gno-mo e del ghi-ro di-ven-ne tri-ste e scon-so-lata.
In questo modo il signor “Sillabario” viveva il suo tempo e insieme a lui gli amici vecchietti del parco “A-IUO-LA” .