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venerdì 11 novembre 2011

La pazienza: una virtù importante per chiunque, una dote fondamentale per una maestra!


Nel nostro linguaggio quotidiano ci sono un gran numero di termini che, sottoposti ad un esame un po' attento, rivelano un particolare significato contestualizzato. Così avviene, ad esempio, per il "concetto" di "pazienza".
Per un verso essa si dimostra una preziosa, una virtù insostituibile …, etimologicamente invece è una grandissima malattia dell’uomo.
Madame de Staël, uuna dominatrice dei salotti intellettuali del periodo precedente alla Rivoluzione francese, scrisse che "il segreto dell'ordine sociale consiste nella pazienza del gran numero".
Risulta chiaro dal contesto il senso in cui viene usato il termine "pazienza".
Essa vale qui come sopportazione, sottomissione rassegnata ai voleri di una minoranza, alla fissità di una tradizione, alle norme di un ordinamento, anche se questo rappresenta un giogo per la maggioranza.
L'etimologia conferma questo significato. Pazienza infatti deriva dal latino "pati", sopportare, subire, essere oggetto di una attività altrui, non soggetto di una attività propria.
 Le moltitudini che sopportano, che fanno tristemente il callo ai mali sociali, sono un po' come l'asino che trotta sotto la soma e non si ribella. Questa abitudine alla sopportazione è una vischiosa forza conservatrice in cui infelicità, umiliazione, inerzia si mescolano insieme al deterioramento della dignità e della libertà umana
Che intesa così la pazienza non sia una virtù è chiaro e ovvio!
Ma non bisogna dimenticare che esiste un'altra specie di pazienza la quale non ha niente a che fare con la sottomissione e la passività, che è anzi una virtù importante e una dote fondamentale per le maestre!!!!
Giustamente è stato detto che "non vi è meta troppo alta per chi si prepara con pazienza" (Jean de La Bruyère, 1645-1696, moralista francese), e si dice anche che la pazienza è la virtù dei forti.
La pazienza intesa in questo secondo modo è uno stato di sospensione attivo e ragionato, limitato nel tempo e intenzionalmente rivolto all'azione. E' l'oculata e tenace predisposizione degli strumenti (e accumulazione delle forze) al fine di modificare a proprio vantaggio una situazione. E' quella capacità che permette di proporzionare il più possibile i mezzi di cui si dispone ai risultati che si vogliono conseguire.
La pazienza porta ad attendere ed insegna ad attendere. . Ma questa attesa non è la immobilità nullista di chi si abbandona al flusso degli eventi…, è il calcolato rinvio dell'azione decisiva fino a quando non si sia raggiunta la pienezza dell'ora, il momento propizio, quello che i Greci antichi chiamavano il "Kairòs" e che personificavano in una divinità alata con un ciuffo in fronte. Tra il presente e il futuro, tra la formulazione del progetto e la realizzazione di esso, vi è un largo margine per l'attesa paziente e ponderata.
La pazienza è indispensabile in tutte le imprese umane, anche e specialmente nelle più rivoluzionarie.
E fare la maestra implica  una rivoluzione e una reinvenzione quotidiana di se stesse. Anche nella propria pazienza!
Io devo fare davvero esercizio di pazienza, mi devo allenare a prendere un bel respiro, contare fino a 10 e solo dopo agire . . . ( non reagire!), perché i bambini con il loro modo di essere, le loro difficoltà, le loro pigrizie e la loro natura di infanti… ogni tanto, mi fanno davvero INALBERARE! 

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