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venerdì 30 settembre 2011

Gelmini 0 - 1 Biondi _ Almeno Cetto La Qualunque era "finzione".





Spero che abbiate guardato questo video, perché di primo impatto fa MORIRE DALLE RISATE!
Poi, se ci si ferma a pensare, la cosa è assai triste e le risate da ricolme di ilarità diventano piene di disagio e vergogna … risatine un po’ isteriche direi ( soprattutto per una maestra!!).
Il sindaco di Catenanuova (paesino in provincia di Enna) è ormai – e direi anche PURTROPPO – un mito sul web . . .  Dopo un concerto di Povia ha dato il meglio – ovviamente si fa per dire – di sé: si entusiasma per la festa, lancia messaggi contro droga e alcol, attacca i suoi nemici etc . . .  ma il suo slancio comunicativo travolgente , la sua voglia di fare il simpatico e probabilmente qualche bicchiere di troppo gli fa dimenticare la grammatica, la sintassi e anche le regole del buon parlare in pubblico.
Quattro minuti sul palco ed il primo cittadino del paese in provincia di Enna già sta superando in popolarità il tunnel della Gelmini . . .  una dura guerra bisogna ammetterlo, ma lui è una novità!
Abbiamo riso tutti vedendo il video del sindaco Aldo Ubaldo Biondi, il vero ed unico Cetto Laqualunque( proverei molta tristezza e vergogna ad essere paragonato ad un personaggio cinematografico che voleva portare agli estremi e  fare una caricatura dei politici dei nostri giorni… ), ma se ci pensate bene c'è da piangere. Chissà di quanti altri sindaci ed assessori simili a lui è piena l'Italia, rappresentanti del popolo che a stento mettono insieme due frasi correttamente, per non parlare dei congiuntivi - questi sconosciuti! - Vien da chiedere ai cittadini di Catenanuova: “Se questo è colui che avete scelto come sindaco, gli altri candidati com'erano?”
C'è comunque da essere preoccupati, non solo per chi governa una comunità ma anche e soprattutto per chi elegge personaggi così. Dato che non penso affatto sia solo un problema loro, forse sarà il caso che uomini migliori si facciano avanti in politica e se non saremo in grado di produrre un sistema elettorale che lo permetta, un misero epilogo ci toccherà.
Viviamo in un paese bellissimo, ricco di cultura e storia, ma con gente del genere( e non parlo solo di Biondi ovviamente) a rappresentarci, siamo sicuri che l’Italia faccia la figura che merita?? Se eleggiamo gente cosi. Si.

Italiani!!! Che state facendo???? Svegliamoci!!!!

mercoledì 28 settembre 2011

Alla ricerca del Ben-essere



AVERE UNA CURA EDUCATIVA IMPLICA ANCHE OCCUPARSI DEL BEN-ESSERE
DI CHI ABBIAMO DI FRONTE




Scrive Enzo Bianchi


“ Ciascuno di noi ha bisogno di qualcuno che creda in lui: all’inizio i genitori e quanti ci sono vicini,
poi chi decide di vivere assieme a noi e dopo ancora i nostri figlio . . .
Avere qualcuno che crede in noi è determinante per riuscire a trovare un senso nella vita.
Un uomo, una donna cui nessuno abbia mai dato fiducia finisce per non credere neppure
più in se stesso e la sua umanizzazione resta così precaria e gravemente minacciata”






Penso che uno dei luoghi  in cui si ha più il diritto di costruire la propria fiducia è la scuola, spazio fisico e temporale  in cui si acquistano i primi rudimenti dell’arduo mestiere della vita.
Nella scuola la cura educativa assume una connotazione centrale per crescita della persona: imparare a vivere è come imparare un mestiere . . .  si va “ a bottega” da maestri artigiani che sono co- costruttori di senso, sentimento, relazione, affettività, normatività, conoscenza e sapere.
Dare qualità e dignità umana all'esistenza personale, tessere i fili della propria esistenza, avere il senso della propria positività e dei propri limìti, sapersi aprire con fiducia agli altri, impegnarsi per costruire qualcosa che vale, è fondamentale per educarsi ed educare .
la prima via dell'educazione è quella che passa attraverso il "buon clima" familiare e comunitario; attraverso quella che da sempre si dice "testimonianza personale" o tradizionalmente il "buon esempio". Vivendo bene, come individui, come coppia, come comunità, si educa: quasi "respirando" e facendo respirare "vita buona". Si educa con una vita ed un comportamento coraggioso, pur nelle difficoltà e nell'incertezza, giocando sul positivo, sul preventivo, sul preparato: ispirando fiducia, sicurezza, apertura (cose che costituiscono la "piattaforma comunicativa" di ogni intervento educativo).
In quanto  comunità educante, la scuola dovrebbe generare  una diffusa convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi, essendo  anche in grado di  promuovere la  condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della società come parte di una comunità vera e viva.
La scuola affianca al compito dell’insegnare ed apprendere quello dell’insegnare a ben- essere.





domenica 25 settembre 2011

Le Maldive in Italia: luoghi paradisiaci!

Parliamoci chiaro, a chi non piacerebbe andare alle Maldive?
Tutti sognano di andarci almeno una volta nella vita!!!!
Purtroppo quando il cittadino qualunque decide di recarsi in agenzia per dare un occhio a prezzi, beh, l'occhio gli cade e striscia anche solo sul vetro della vetrina, lasciando una scia che arriva fino a terra e torna a casa con una mano sulla tasca dei pantaloni dietro, perchè sentendosi il portafoglio troppo leggero teme che questo voli via . . . 
Ma noi abbiamo la fortuna ( in senso territoriale) di abitare in Italia: un paese con paesaggi meravigliosi ancora da scoprire e valorizzare! Ora vi dimostro perchè.
Ieri leggiucchiando qua e là ho trovato molti posti in Italia che anche solo a guardar le foto, potrebbero fare un baffo alle sopracitate isole! E i prezzi chiaramente non NETTAMENTE inferiori e più alla portata anche del portafoglio di un'operaio!! Qualità a un prezzo umano!!!!
Date un occhio e poi ditemi, andando in uno di questi piccoli scorci di paradiso, non vi sentireste un po' alla Maldive?

Spiaggia di Torre Salsa ( Agrigento)



Spiaggia di Acciaroli ( Campania)


Oasi di Vendicari ( Siracusa, Sicilia)


Capo Bruzzano ( Calabria )


Dune Piscinas ( Sardegna )


Golfo di Baratti ( Toscana )


Capo feto ( Sicilia )


Torre Guaceto ( Puglia )

Costa Teatrina ( Chieti )



Ora ditemi voi . . . Non sembrano paradisi a portata di mano ( e di portafoglio ) ????















venerdì 23 settembre 2011

Tutte le classi prime di Novara al Palazzetto "Stefano dal Lago"



Questa mattina io e la mia collega abbiamo portato i bambini di prima al palazzetto dello sport per ritirare il diario dello sportivo :)
Sembrava iniziativa molto carina alla quale avrebbero partecipato anche sportivi di spicco.
Bene. Raccogliamo 17 piccoli futuri votanti e li portiamo al palazzetto, dove il sindaco con due assessori ( allo sport e alla cultura) li accolgono con un bel discorso su quanto sia importante lo sport e su quanto ci tengano a loro che saranno il nostro futuro. Bene.
Durante l’arco della mattina sono intervenuti anche :
_ Il Presidente del coni
_ Cosimo Pinto, novarese che ha vinto ben 4 medaglie d’oro alle olimpiadi negli anni 50\60   
   (http://it.wikipedia.org/wiki/Cosimo_Pinto)
_ Paolo Milanoli, Alessandrino che ha vinto 4 medaglie d’oro alle olimpiadi negli anni 90/2000
   (http://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Milanoli)
_ 2 Giocatori del Novara Calcio: Riccardo Meggiorini e Santiago Garcia
_ 3 Giocatori del baseball novarese: Palombelli , Franchini e il terzo mi sfugge il cognome ( spero che siano
   giusti perché non me ne intendo :P )
_  Il presidente del tennis tavolo
_ 2 giocatrici dell’Asystel volley novara: Marta Bechis e Laura Frigo
_ Il mago Magicus

Chicco, mascotte del Coni Novara


Ora, tenendo conto che erano presenti tutti i bambini delle prime di Novara, quindi alunni tra i 5 e i 6 anni, che hanno dovuto star seduti dalle 9.00 alle 11.00 ad ascoltare tutti questi gentili signori . . . 
secondo voi, di chi è stato l’intervento più gradito?

Se si propongono  iniziative PER I BAMBINI, bisognerebbe anche strutturarle e pensarle PER I BAMBINI!!

Tutto qui. Io ho trovato l’incontro interessante, ma credo che i bambi abbiano vagato con la fantasia ( come suggeriva il mago Magicus) e fatto scorta di chiacchere.



giovedì 22 settembre 2011

Tristezza che passerà . . .






Oggi mi attanaglia una grande e intima tristezza . . . 





Ma come dice Max "Me la caverò, proprio come ho sempre fatto: con le gambe ammortizzando il botto,
poi mi rialzerò, ammaccato non distrutto . . .ci saranno sere in cui starò per cedere ma poi col tuo aiuto tutto passerà . . . piano piano tutto passerà..."



martedì 20 settembre 2011

Che tempo fa? Con Luciana Littizzetto pioggia di risate!



E' tornata ed è più in forma che mai!!! Grande Lucianina!!!!!


La nuova stagione di Che tempo che fa è stata inaugurata ieri dal confermato trio Fazio-Littizzetto-Lagerback, pronto ad un nuovo autunno-inverno su Rai3, dopo le tormentate vicende sulla riconferma del conduttore e del programma stesso. A concludere le interviste di Fazio, non poteva mancare la simpatica riflessione sui fatti della settimana della mitica Luciana Littizzetto: la nascita della piccola Mia Facchinetti, il lato b della Merkel, il dito medio di Bossi con il polso rotto e la “Arcuri santa” sono stati gli argomenti clou dell’intervento della comica, come al solito super informata sull’attualità italiana, sul chiacchiericcio nazionale e anche d’oltralpe.

Arrivata in studio, Lucianina ha condiviso con il pubblico il pensiero di Fabio Fazio rimasto in studio per tutta l’estate, incapace a lasciare la sua poltrona: alle solite battutine sul povero Fazio attempato e poco al passo coi tempi, la Littizzetto ha aggiunto una sua alta riflessione su un personaggio discusso dell’ultimo periodo. La neo mamma Alessia Marcuzzi ha partorito Mia dopo 20 minuti di travaglio, secondo l’informatissima comica, che ora si chiede “ma è stato il bifidus? forse ovunque vede gonfiore non perde tempo a eliminarlo”, XD insomma un modo bizzarro per ricordare il lieto evento di casa Facchinetti. Non è mancata durante la serata una pungente battutina dell’attrice nei confronti della cancelliera tedesca, anche lei con qualche “gonfiore”.

Il riferimento all’importante personalità politica europea ha lanciato la riflessione sù ”l’Italia, vergogna di tutti”, con il riferimento all’infelice espressione del premier sul paese che governa e sull’indignazione suscitata nei paesi di UE e dintorni per le tristi vicende ambientate nel Bel Paese. “Gli unici che non si vergognano siamo noi”, ha concluso la Littizzetto con tragica ironia, una riflessione non felice su italiani e italiane, subito stemperata con la notizia di Umberto Bossi che sta meglio con il suo polso rotto, visto il recente saluto con tanto di dito medio. Con tale gesto il senatur ha sancito il debutto in politica del figlio Libertà Bossi, un altro fedele leghista votato alla politica, dopo il Trota. ( tra l'altro... ma che cavolo di nomi da ai suoi figli??? Anche su questo Lucianina ha dato il meglio di se!!!! XD Mitica!!!)

L’approdo in “società” del giovane arriva in un momento delicato per il governo, impegnato nel varare la manovra finanziaria, atta anche a tirare le redini dell’annunciata crisi. La Littizzetto si è soffermata sul punto della manovra che prevede la cancellazione delle province, giudicando inutile la legge se la sua attuazione è prevista tra soli dieci anni e poi “bisogna vedere se l’Italia esiste, tra 10 anni”. Un Italia i cui parlamentari, 600 onorevoli e 1000 e più parenti di questi, godono della copertura sanitaria grazie a noi italiani, che secondo un calcolo darebbero 6000 euro annui ad ogni parlamentare per cure odontoiatriche e di varia natura medica. “Già pago il ticket 25 euro, devo pure pagare la dentiera a Buttiglione” ha scherzato, in maniera leggermente adirata, la Littizzetto, che chiede gentilmente agli italiani di votare rappresentanti più gagliardi e non gracilini, ovviamente con massiccia dose di sarcasmo!!!

La comica, infine, non ha risparmiato ilari stoccate in merito al caso Tarantini, come la geniale trovata di adattare lo scioglilingua dei trentini che entrarono a Trento, che diventano “i Tarantini che entrarono a casa di Berlusconi”, ma c’è qualcuna che ha detto no al “demonio”, come definisce la Littizzetto il premier e l’eroina in questione è Manuela Arcuri. La comica chiede espressamente la santificazione della soubrette, che di certo non ha problemi di “donazione”, ma a qualcuno ha detto no! Santa Manuela Arcuri per la Littizzetto, perchè la sua Iolanda è furba, una IOFU insomma.


Ditemi se non è mitica??? :) Che bello... é tornata!! :)
Per chi non ha riso in diretta domenica sera, il video sopra saprà donare 15 minuti di ridente verità! :)

lunedì 19 settembre 2011

L'amico immaginario come viene se ne va, lasciando però effetti positivi!



Oggi a scuola sono rimasta colpita e abbastanza spiazzata quando un bimbo mi dice “ maestra ti presento il mio amico immaginario George!”. Momento di panico, un bel respiro e poi via che si affronta la situazione come meglio si può. Ho cercato per tutta la lezione di utilizzare George come stimolo all’attenzione del bambino, non dandogli troppo importanza in altre occasioni: durante un compito in cui la sua attenzione era discontinua, ad esempio,proponevo a G. “Ma George ha capito? Gli facciamo vedere come si fa?” e cosi G. tornava a lavorare . . .
Tornata a casa però ho sentito la necessità di documentarmi sul tema “ amico immaginario” e ho trovato informazioni molto interessanti che sono sicura potranno essere d’aiuto anche ad altri :)



“La creazione di un amico immaginario non è un comportamento patologico, ma favorisce l'arricchimento della vita personale del bambino” dice la psicologa americana Marjorie Taylor.

L’amico immaginario, è una creazione positiva dell’immaginazione dei bambini, è una cosa molto comune ed è un gioco. I bambini creano un compagno di giochi fittizio per portare fuori da se tutte quelle emozioni, tensioni e preoccupazioni che possono far parte della vita di tutti i giorni. Certo immaginarsi un amico che fa tutto quello che diciamo noi, che ci consola e che non rivela a nessuno le nostre preoccupazioni, può essere utile. Questa è una fase tipica che attraversano molti bambini, spesso l’amico immaginario si presenta quando l’ambiente attorno al bambino subisce un cambiamento o quando per svariate cause il bambino si trova a restare più frequentemente da solo. L’amico immaginario può assumere nella mente del bambino le caratteristiche delle persone di cui sente la mancanza. Se per esempio la mamma ( o il papà) per motivi lavorativi è costretta/o a rientrare più tardi a casa, il bambino può sentirsi solo e cercare così conforto nell’immaginazione, ed ecco l’amico immaginario. Questo discorso vale per qualsiasi figura importante nella vita del bambino, dai genitori agli amici , nonni ecc…


Nel suo libro "I compagni immaginari e i bambini che li creano" la psicologa americana Marjorie Taylor mostra, attraverso numerosissime ricerche longitudinali (ossia che hanno seguito gruppi di bambini per un certo periodo di anni), non solo che la creazione di compagni immaginari non è un comportamento patologico, ma anche che è un comportamento che favorisce l'arricchimento della vita personale del bambino.
Infatti, i bambini che hanno avuto, per un certo numero di anni, un compagno immaginario vengono coinvolti in giochi di ruolo piuttosto complessi e il coinvolgimento in giochi di ruolo è risultato positivamente correlato allo sviluppo di comprensione sociale ossia la capacità di assumere la prospettiva di un altro.
Non solo. I bambini con un amico immaginario sono risultati meno timidi, con maggiori capacità comunicative e capaci di mettere in atto soluzioni alternative a situazioni note e non. I compagni immaginari possono essere di due tipi: quelli che hanno come base un giocattolo o un pupazzo che il bambino ha (e la funzione è molto diversa da quella dell'oggetto transizionale che funge da sicurezza in momenti di separazione o lontananza dal genitore) e quelli inventati. Fra i compagni immaginari inventati, i più frequenti sono bambini della stessa età e dello stesso sesso ma magari con caratteristiche o poteri speciali, animali magici, o supereroi.



L’amico invisibile può “nascere” più o meno tra i tre ed i cinque anni (ovviamente con tutte le eccezioni possibili sia in difetto che in eccesso) e viene partorito dall’immaginazione di circa due terzi dei bambini, in particolare primogeniti.
Tutta la letteratura psicologica è concorde nell’affermare che la creazione dell’amico immaginario non solo non è preoccupante, ma è indice di un’ottima capacità di reazione e di adattamento del bambino.
Ma reazione e adattamento a cosa?
Può essere un modo di adattarsi ad un cambiamento: può spuntare fuori in occasione della nascita di un fratellino, o di un trasloco, o del cambiamento di scuola o magari soltanto del mutamento di orari lavorativi di un genitore che possono cambiare alcune abitudini.
Ma può essere anche del tutto svincolato da queste motivazioni e nascere soltanto come modo, molto costruttivo, per affrontare i momenti noiosi o faticosi della giornata.
In entrambe i casi il bambino che crea l’amichetto immaginario è davvero in gamba! Invece di buttarsi giù o farsi stressare dal cambiamento o dalla noia, se ne sta in compagnia dell’amico perfetto: quello che lo rassicura o che lo stimola, quello che gli assomiglia o che è completamente diverso da lui ed anzi è come lui vorrebbe essere (il nostro era più grande e socievole!!).

Insomma, il bambino che ha un amico immaginario è un tipo che non si perde d’animo!
Una caratteristica comune a tutti gli amici immaginari è che non hanno mai una casa ed una famiglia a cui tornare, non hanno orari: sono, cioè, estremamente DISPONIBILI.
L’amico immaginario resta un’esperienza legata al mondo del
 gioco e per questo non va nè deriso, nè enfatizzato.
Deridere il bambino o cercare di fargli capire che sta parlando con il muro è del tutto fuori luogo: lui sa benissimo che l’amichetto non esiste, ma per lui il gioco resta una cosa seria!
Enfatizzare, al contrario, l’esistenza del compagno di giochi, per esempio apparecchiando a tavola anche per lui, è altrettanto fuori luogo: è un’invadenza di un territorio non nostro.
Un bel giorno, così, all’improvviso, l’amico invisibile se ne andrà… Quando non ci sarà più bisogno di lui, si lasceranno così, senza rancore!



Nella mia ricerca sono incappata anche in una pagine di Nonciclopedia e ho deciso di segnalarvela . . . L’ho trovata meno pungente rispetto ad altre pagine che mi è capitato di leggere ma alla fine fare due risate non fa mai male!!! Leggete leggete!!
Eccovela qua :)
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Amico_immaginario

E VOI? AVETE MAI AVUTO UN AMICO IMMAGINARIO?? 


sabato 17 settembre 2011

L'alfabeto divertente




A è un anatroccolo che non sa volare
B è una banana ancora da sbucciare
C è una chitarra suonata con amore
D è il desiderio che sento in fondo al cuore



E è l’emozione dopo lo sgomento
F è una farfalla che vola con il vento
G è un gelato al gusto di vaniglia
H è il suono che fa una conchiglia


I immaginare tante cose belle
L è la luna che brilla tra le stelle
M è il momento più bello della vita
N è la forza per dir non è finita

O è un orsacchiotto per giocare insieme
P è la paura di volersi bene
Q è un quadrifoglio trovato per la via
R è la rosa più bella che ci sia

S è il sogno che voglio realizzare
T è il tesoro che ognuno vuol trovare
U è l’ulivo colore dell’argento
V cosa può essere se non il vento

Ne rimane una ultima tra tante
ma tra tutte quante è la più importante
Z come zucchero da dare al bimbo mio
zucchero e il bene che ti voglio io


venerdì 16 settembre 2011

Ad ogni bambino regalerei le ali . . .

Una cara amica dell'università mi ha segnalato via mail queste parole, che ho trovato profonde e interessanti, quindi ho deciso di condividerle con tutti voi che leggete i miei pensieri!!
Ringrazio Elena per la costanza che ha di leggermi e per aver pensato a me leggendo queste poche righe :)





“Ad un bambino regalerei le ali, ma lascerei che da solo imparasse a volare!”

Questa bella frase è dello scrittore colombiano Gabriel Garcìa Màrquez, Nobel 1982 della letteratura.
Mi sembra una bella rappresentazione dell’educazione, della missione e della funzione dell’adulto accanto al piccolo, della presenza discreta ed efficace del genitore e del maestro o della guida religiosa.

E’ necessario offrire al bambino non solo cibo, vestiti, cure esterne; è indispensabile far crescere in lui il respiro della vita, aprirlo ai sogni, alla bellezza, all’infinito, all’amore. Sono queste le ali che devono sollevare la sua esistenza dal mero orizzonte fisiologico.

Ma, dopo aver insegnato al bambino le modalità del volo, bisogna che egli stesso s’impegni, con le sue energie, la sua libertà, la sua coscienza, a crescere e percorrere le vie della vita. Non lo si deve portare sempre in bracciorendendolo inerte, anche se non bisogna abbandonarlo nella solitudine assoluta. Il filosofo ottocentesco Soren Kierkegaard, meditando sulla prova di Abramo nel sacrificio di Isacco, vedeva nel racconto biblico una parabola dell’esperienza di fede e la comparava a un uso orientale.
La madre, quando deve staccare da sé il figlio perché viva come persona libera, si tinge di nero il seno così che il bimbo non vi si attacchi. Il piccolo crede che la madre lo rifiuti e, invece, quel momento è il segno più alto dell’amore vero, quello che genera un uomo libero.

(da “Mattutino” di G. Franco Ravasi)


mercoledì 14 settembre 2011

Didattica speciale per l'integrazione




La didattica speciale dell’integrazione e i bisogni educativi speciali
«Un’integrazione di qualità ha bisogno di una didattica di qualità. La didattica è l’insegnamento, cioè le prassi che pervadono l’ambiente scuola, sia in verticale che in orizzontale, con i docenti e tra gli alunni.
La didattica è la normalità dell’operare finalizzato allo sviluppo di capacità e competenze utili, nel contesto di una relazione di aiuto profonda e significativa con chi apprende.
La didattica è anche puntare a un obiettivo di crescita, avere a cuore lo sviluppo dell’alunno, programmare, agire e valutare (anche severamente) la propria azione didattica e le azioni di chi apprende. Si fa didattica quando si insegna letteratura italiana o calcolo frazionario, quando si lavora nell’educazione socio-affettiva, quando si insegna a collaborare, a soffiarsi il naso, a prendersi cura del materiale didattico, a rispondere con lo sguardo al proprio nome, e in tanti altri modi».
(D. Ianes, Didattica speciale per l’integrazione. Un insegnamento sensibile alle differenze, Erickson, Gardolo (TN) 2005 – II edizione)

L’integrazione di qualità passa attraverso la qualificazione della didattica: la didattica quotidiana è sempre speciale, nella misura in cui ogni individuo ha dei bisogni speciali!!!


Prima di tutto bisogna imparare a chiamare con il nome giusto le cose:
Menomazione : Esteriorizzazione di uno statopatologico (conseguenza diretta della patologia).
Disabilità: Oggettivazione della menomazione (restrizione o carenza della capacità di compiere un’attività di base nel modo o nell’ampiezza considerati normali per un essere umano).
Handicap: Socializzazione del deficit (condizione di svantaggio vissuta in conseguenza di una menomazione o di una disabilità).

Quindi
• Non più «disabilità» ma «limitazioni delle attività personali».
• Non più «handicap» o «svantaggio esistenziale» ma «diversa partecipazione sociale».
• La persona non è più vista in rapporto al suo deficit funzionale e sociale, ma è rapportata al concetto di salute

Principi fondamentali per la qualità dell’integrazione scolastica:
1. insegnamento individualizzato;
2. adeguata programmazione pedagogica;
3. razionalità del programma didattico;
4. accoglienza da parte della classe;
5. facilitazione delle attività didattiche.


martedì 13 settembre 2011

L'inizio della scuola per la maestra!

E' iniziata la scuola! :D Quante emozioni nuove!!! Devo ancora un po' metabolizzarle ma l'impatto è stato davvero supercalifragilistichespiralidoso!!!! ( anche se la secondo giorno già ho sostituito una collega non ancora nominata!! Olè! )
Mi è capitato di trovare delle filastrocche carine per l'inizio della scuola e non resisto! Le posto qui :)




Primo giorno di scuola

 
Ecco vedi il tempo vola
ed ancora siamo a scuola.
Apri il libro ed il quaderno
prendi il foglio ed il pennello.
Dipingi i giorni di allegri colori,
di grida vivaci i nuovi rumori.
D'imparare si ben lieto
studia tutto l'alfabeto,
con i numeri e la storia
la poesia tutta a memoria.
Lo studio poi sarà giocoso
se avrai sempre un bel sorriso!

Cosa mi serve
Questa mattina nello zainetto
sai tu che cosa ci metto?
Non i quaderni e l'astuccio firmato,
né per merenda, il cioccolato.
Prova a guardare con attenzione,
vi troverai forse un pallone?
Quel che mi serve per questa avventura
sarà per te novità sicura:
un fascio lucente di FANTASIA,
un pizzico o più di ALLEGRIA,
tanta AMICIZIA da regalare
e tanta VOGLIA di IMPARARE!
 







domenica 11 settembre 2011

L'altalena dentro me



Il mio umore è come un’altalena, va su e giù con le emozione che mi attraverso anima, cuore e corpo.
Sensazioni positive e negative, brividi  di abbandono e calore di compagnia . . .
Domani inizia la scuola e come ogni anni dentro me si scatena una tempesta di sentimenti contrastanti:
paura, fremore, adrenalina, ansia . . . insomma, tutte cose che accompagnano ogni nuovo inizio!
In più altri pensieri abbracciano la mia mente e il mio cuore: ragionamenti sulla lontananza, sulla perdita, su alcuni rapporti . . . insomma, sono giornate queste piene riflessioni che agli occhi della gente mi fanno sembrare assente, distaccata . . . lo so . . . ma in realtà ci sono, sono ben presente . . . sono immersa in un mondo ovattato di idee . . .  qualche antico filosofo sarebbe fiero di me probabilmente . . .
Comunque . . .
Oggi ultimo giorno di vacanza, da domani si ricomincia!


venerdì 9 settembre 2011

“La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale”

Questa mattina mi sveglio e controllo la posta, come ogni mattina d'altra parte :)
Ma con mio piacere trovo questa mail che ho deciso di condividere con voi!! Leggete, diffondete e ditemi che ne pensate!!  Buondì :)




Buongiorno,
inviamo, con preghiera di diffusione, un comunicato del prof. Dario Ianes, Direzione scientifica dell’VIII Convegno Internazionale “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale”, Rimini 18 – 19 – 20 novembre 2011.
Integrazione scolastica: i cambiamenti che fanno discutere
L’integrazione scolastica non è in discussione, ma la sua realizzazione è spesso insoddisfacente.
A poco più di un mese dalla presentazione ufficiale del Rapporto “Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte” di Associazione Treellle, Caritas Italiana, Fondazione Agnelli, edito Edizioni Centro Studi Erickson, l’eco suscitata dal capitolo 5 del Rapporto è stata davvero notevole, sia nella stampa sia nei vari Social Network e blog, per arrivare allo scambio di idee nelle associazioni professionali e scientifiche.
Di questo fermento e di questa discussione sono particolarmente contento, perché era uno degli obiettivi che il Rapporto si poneva, pensando che da sempre Pólemos è il padre di tutte le cose... Soprattutto di quelle più difficili e che ci stanno particolarmente a cuore, come in questo caso l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. 
Sentendo direttamente le prime impressioni sul Rapporto, ho colto condivisione su alcune parti del Rapporto, accanto a varie perplessità, timori, paure e scetticismo. Queste reazioni mi hanno spinto ad allargare ulteriormente la conoscenza degli elementi fondamentali di questa proposta sottolineando che l’integrazione non è in discussione, ma la sua realizzazione è spesso insoddisfacente .
Nel Rapporto non si dubita mai del valore civile dell’integrazione, né degli sforzi e della buona volontà che migliaia e migliaia di persone vi profondono ogni giorno. Di questo non si discute, come non si discute del fatto che esistono molte esperienze di ottima integrazione. 
Il problema sta purtroppo nella realizzazione su larga scala di un’integrazione sufficientemente buona, in modo che i diritti di tutti gli alunni con disabilità siano realmente esigibili e soddisfatti, in ogni parte del nostro Paese e in ogni ordine di scuola. L’integrazione scolastica efficace non è ancora diventata un’«istituzione» reale nel nostro sistema formativo. 
Nella ormai pluridecennale storia dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, nonostante il suo indiscutibile valore civile, i notevoli investimenti in risorse finanziarie e umane, gli sforzi e la buona volontà di tanti insegnanti e operatori, e alcune ottime esperienze di buona integrazione, il sistema scuola nel suo complesso non è ancora riuscito a creare efficaci prassi che rispondano in modo equo e stabile ai diritti degli alunni con disabilità e delle loro famiglie. 
Il punto del Rapporto che più di altri ha fatto discutere è l'evoluzione dell'attuale figura dell'insegnante di sostegno. L’ipotesi progettuale prevede il passaggio degli insegnanti di sostegno all’organico normale delle scuole e contemporaneamente la creazione di un congruo numero di insegnanti «specialisti» ad alta competenza, con un profilo professionale ad hoc, formati al massimo livello e stabili nel loro ruolo. 
Questi specialisti sono figure professionali a tempo pieno, in grado di formare e supervisionare le varie componenti scolastiche, fornendo loro competenze chiave per un’efficace didattica dell’integrazione. Gli insegnanti specialisti non hanno ore di lavoro didattico diretto con gli alunni con disabilità, sono operativi su base territoriale, prestando la loro opera itinerante in una serie di scuole, e hanno sede nel Centro Risorse per l’Integrazione (CRI). 
In questo modo la figura dell’insegnante di sostegno come la conosciamo si sdoppia in due dimensioni operative: la gran parte di essi diventa insegnante curricolare contitolare a tutti gli effetti, assegnato alla scuola, e una ristretta parte, rigorosamente selezionata e formata, entra in una dimensione consulenziale tecnica ad alta competenza. 
Ecco, a mio avviso, la parte più forte della proposta del Rapporto: il superamento radicale della figura dell’insegnante di sostegno per come la conosciamo. Contemporaneamente a un organico «normalmente» potenziato, le scuole avrebbero a disposizione il lavoro tecnico di insegnanti specialisti davvero in grado di fornire quelle risorse metodologiche per far diventare la «normalità più speciale». 
Queste dunque sono le linee progettuali del nuovo modello, con i punti fermi da cui partono e gli scenari che intendono realizzare. Troppo lontane dalla situazione attuale? Troppo pericolose? Troppo destabilizzanti? Troppo scomode per chi vuole vivere solo di rendita di posizione? 
Alla fine di questo commento mi piacerebbe che, in tutta onestà intellettuale, il lettore riconoscesse alla proposta, anche se fosse nel più completo disaccordo in merito ai suoi vari aspetti, l’obiettivo positivo e costruttivo di realizzare compiutamente un’integrazione scolastica di qualità, in nome dei diritti degli alunni con disabilità e delle loro famiglie, attraverso un cambiamento radicale che innovi concettualmente in modo profondo e non si accontenti di resistere in trincea ai continui tagli della politica scolastica governativa. 
Per questo il mio invito è “Iniziamo a discuterne” su internet, sui giornali e all' 8° Convegno Internazionale La Qualità dell'integrazione Scolastica e Sociale di Rimini. 
Dario Ianes
Università di Bolzano 


Cordiali Saluti 
Edizioni Centro Studi Erickson


lunedì 5 settembre 2011

Diversi? Ma da chi?

DSA: DISLESSICI, DISGRAFICI, DISCALCULI, DISORTOGRAFICI . . . diversi? Da chi?
Ascoltate questa canzone . . . dice già tutto!!!



La Dislessia Evolutiva e' un disturbo (non una malattia) che riguarda la capacita' di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Leggere e scrivere sono atti cosi' semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico.
Purtroppo in Italia la dislessia è poco conosciuta, benchè si calcoli che riguardi almeno 1.500.000 persone.
La dislessia non è causata da deficit cognitivi (intelligenza), né da problemi ambientali o psicologici, né da deficit sensoriali (vista - udito) o neurologici.
La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura e/o nel calcolo. Lo sviluppo delle conoscenze scientifiche ha permesso di stabilire che si tratta di una caratteristica costituzionale, di natura neurobiologica, su base prevalentemente genetica.
Il ragazzo dislessico puo' leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le proprie capacità e le sue energie, poiche' non puo' farlo in maniera automatica. Percio' si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara. La difficolta' di lettura puo' essere piu' o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura, nel calcolo e, talvolta, anche in altre attivita' mentali come nella memoria di lavoro che permette la conservazione temporanea di informazioni utili a eseguire un certo compito. Tuttavia questi bambini sono intelligenti e - di solito - vivaci e creativi.
Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come l'inversione di lettere e di numeri (es. 21 - 12) o la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d, a/e), a volte non riesce ad imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere dell'alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell'anno. Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni) può avere difficoltà nell'esposizione orale di contenuti complessi: in particolare nelle interrogazioni la necessità di controllo linguistico è maggiore e l'emozione pure, quindi la difficoltà emerge in modo più evidente rispetto al linguaggio quotidiano. In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in abilità motorie fini (ad esempio allacciarsi le scarpe), nel calcolo, nella capacità di attenzione e di concentrazione. Spesso il bambino finisce con l'avere problemi psicologici, ma questo è solo una conseguenza, non la causa della dislessia.
Anche dopo le elementari persistono lentezza ed errori nella lettura, che spesso ostacolano la comprensione del significato del testo scritto. I compiti scritti richiedono un forte dispendio di tempo. Il bambino appare disorganizzato nelle sue attivita', sia a casa che a scuola. Ha difficolta' a copiare dalla lavagna e a prendere nota delle istruzioni impartite oralmente, a prendere appunti. Per questi insuccessi talvolta perde la fiducia in se stesso e puo' avere alterazioni secondarie del comportamento. 

I DSA sono: dislessia (difficoltà di lettura), disgrafia (disturbo nell'esecuzione del tratto grafico), disortografia (disturbo della competenza ortografica, cioè difficoltà nel trasformare il linguaggio parlato nel linguaggio scritto) discalculia (difficoltà del calcolo e dell'elaborazione numerica).




Qualunque bambino può incontrare problemi nell'imparare a leggere, a scrivere e a fare di conto e allora? Cos'hanno di diverso i bambini con questo disturbo? Semplice! Hanno bisogno di strumenti e strategie speciali che lo accompagnino per tutta la vita, rendendo la loro quotidianità normale! Gli altri bambini superano l'ostacolo con piccoli accorgimenti momentanei, questi invece avranno sempre bisogno di un modo per superarlo . . .  ma ce la fanno! Quindi . . . diversi da chi?


giovedì 1 settembre 2011

Riforma Gelmini: Attenzione! La distanza si allarga tra il sentirsi al servizio di chi cresce e il sentirsi al servizio del Ministro




Leggiucchiando qua e la in rete ho trovato queste Interessantissime interviste su un blog molto carino (www.bambinicoraggiosi2.blogspot.com) e ho davvero stimato Ianes e Canevaro ( due autori di tantissimi testi che ho studiato all'università) per la loro presa di posizione!
Ci vorrebbero più persone attive come loro, che svolgono il loro lavoro con passione, guardando al bene dei bambini e non alla direzione in cui si muove la massa! Un inchino a loro e un applauso al loro modo di lavorare!
Come si può dare valore e forza a un istituzione con dei tagli??? Al massimo bisogna investirci!!!


Di seguito due interviste in cui il prof. Andrea Canevaro, che si è dimesso da consulente del ministro Gelmini per "continuare a stare dalla parte dell'infanzia". Siccome l'handicap non è menzionato nella legge 133, è interessante il secondo articolo "Disabili a scuola ma non in classe" in cui vengono fornite cifre e dati, oltre a sottolieneare ciò che non va nel sistema di sostegno ai disabili nella scuola italiana.
Intervista al Prof. Andrea Canevaro......
Byoblu: «Nella sostanza potresti spiegarci quali sono le linee guida di questo ministero della Gelmini?»
Andrea: «Dunque, Claudio, le linee guida di questo ministero a me sembra che siano soprattutto quelle di cercare di demolire il sistema pubblico scolastico. Questo mi sembra che sia l’elemento principale. Per farlo meglio ci sono anche delle manovre diversive. Si attira l’attenzione di tutta Italia sui grembiulini, sul maestro unico, su cose che sono anche importanti, ma non sono il nocciolo della questione. Il nocciolo della questione è quello per esempio della contrattazione individuale. Ogni scuola può contrattare l’insegnante individualmente. Spariscono i contratti collettivi. Sparisce la rappresentanza sindacale [ndr: anche la lotta alle rappresentanze sindacali era un obiettivo dichiarato della P2], sparisce il sistema pubblico insomma, nella sostanza. Una volta che è demolito, la ricostruzione è complicata, complicata. La demolizione è fatta con queste manovre di distrazione, ed è portata avanti molto rapidamente, ormai è fatta!»
Byoblu: «Qualche giorno fa, tu e il professor Dario Ianes avete dato le dimissioni, corretto?»
Andrea: «Sì, bravo. Io ho avuto, e penso che anche il mio collega Dario, manifestazioni di solidarietà, e in alcune di queste notavo anche un senso di disastro: ‘Siamo arrivati al disastro: anche tu ti dimetti!’. E allora ho voluto precisare, ed esprimo cose che anche il mio collega condivide, dato che ci lega una profonda e fraterna amicizia, che noi abbiamo voluto non tanto dire ‘Non lavoriamo più!’, quanto dire ‘Attenzione: la distanza si allarga tra il sentirsi al servizio di chi cresce e il sentirsi al servizio del Ministro’. E allora se si allarga troppo a un certo punto io devo scegliere. A chi do retta? Io do retta a chi cresce.»
Byoblu: «Andrea, la rete di Byoblu.Com si sta chiedendo se secondo te, dietro al disegno della Gelmini, ci sia solo la necessità di tagliare un settore considerato in perdita, non strategico, o se invece non ci sia un piano volto a indebolire le future generazioni di cittadini individui, rendendoli più ignoranti e quindi controllabili di quanti invece dispongono di strumenti culturali per conoscere, informarsi, giudicare e scegliere. E’ ipotizzabile questo, secondo te?»
Andrea: «Io direi di sì, che questa seconda ipotesi è possibile. Io non conosco personalmente la ministra, ma non credo che sia del tutto consapevole di questo, ma è un indotto. E’ l’indotto che sta dominando, che è quello appunto di avere sudditi docili. Per me è stato rivelatore il Primo Ministro, quando appoggiando la Gelmini, ha parlato anche di un investimento massiccio. Quasi a dire: attenzione, non è che noi non daremo fondi alla scuola, ma investiremo in attrezzature. Avremo lavagne interattive, eccetera. Io dico: son più docili le lavagne interattive che non i docenti che litigano, che hanno bisogno di essere ascoltati, che hanno delle rappresentanze sindacali. Non credo che le lavagne interattive avranno rappresentanze sindacali. E’ sicuramente più semplice il governo delle lavagne interattive. Oltretutto si fa un investimento: qualcuno che produce le lavagne ne esce arricchito. Anni fa c’erano i corsi per gli Insegnanti di Sostegno. Erano affarismo di bassa lega, in confronto era una roba da dilettanti in affari. Si facevano molte furbate. Per esempio, le prove di selezione per entrare costavano anche quelle, e avevano l’abitudine di disporle in modo tale che facevano legna su tre prove se facevano corsi uno vicino all’altro. Tutti correvano, c’era una truppa di persone che correva da un posto all’altro a fare queste prove, pagava la tassa per la prova, e la pagava tre volte. Ma questo, appunto, era un mercato da poveracci. Adesso passiamo a un mercato un po’ più consistente, perchè le lavagne interattive tra qualche anno avran bisogno di essere sostituite da trovate molto più efficienti. Quindi si ricomincia daccapo.»....
http://www.byoblu.com/820097af-fcc7-48e2-b077-9a19602ea50e/post.aspx
Prof: Entrano nel sostegno, poi passano alla propria materia. E manca la continuità didatticaDisabili a scuola, ma non in classe Più della metà vengono tenuti a lungo fuori dalle aule. 164 mila studenti, con 93 mila insegnanti di sostegno

Diciamolo subito, a scanso di equivoci: nel tanto vituperato decreto Gelmini, l’integrazione scolastica delle disabilità non viene neanche nominata. Eppure in piazza, venerdì a Roma, c’erano anche loro. Insegnanti di sostegno, associazioni di genitori. A manifestare contro la riforma, ma soprattutto contro un ministero che, di nuovo, sembra essersi dimenticato di quello che un tempo era il vanto dell’istruzione italiana.
E che invece si ritrova ormai da anni ad annaspare tra fondi che vengono tagliati o che proprio non ci sono mai stati, percorsi di formazione a dir poco tortuosi, furberie e inanità.

L’allarme in cifre

Nelle «disposizioni urgenti in materia di istruzione e università » non c’è dunque traccia di handicap, sostegno, formazione. Forse perché, per Viale Trastevere, l’integrazione delle disabilità non è un’urgenza. Eppure: 164.392 alunni, su 4 ordini di scuola statale. Oltre 53mila insegnanti in organico a tempo indeterminato (a cui vanno aggiunti circa 40mila precari). E il quadro si complica se, a quel 2-3% di ragazzi «ufficialmente» certificati dalle Asl, si unisce — dati del Centro Studi Erickson (http://www.erickson.it/) — un altro 15-20% con difficoltà educative, apprenditive, di comportamento e relazione. Fenomeni in crescita, dicono gli esperti. A luglio, ilministero ha emesso una direttiva — la 69 — in cui, per le «iniziative di potenziamento e di qualificazione dell’offerta formativa di integrazione» degli alunni con handicap, sono stanziati 10.500.000 euro. Che, calcolatrice alla mano, fanno meno di 64 euro ad alunno e poco più di 196 a docente. C’è da aggiungere la scure abbattutasi sui costi scolastici: -7.832 milioni di euro, tra 2009 e 2012. Nessun taglio ai posti di sostegno, giurano dal ministero. Però: maestro unico, in classi che hanno fino a 29 ragazzi, contro i 25 di qualche anno fa (e senza più «sdoppiamento » automatico in presenza di disabili). Riduzione del personale ausiliario, e a volte sono proprio loro, ad esempio, che portano in bagno il bimbo in sedia a rotelle. Monte ore che si assottiglia, alle elementari, quando per molte famiglie con figli «speciali» la scuola è il solo porto sicuro.

Integrazione mancata
Non è solo una tendenza del governo attuale. Lo stesso Fioroni, per dire, subì pesanti contestazioni; e fu la finanziaria 2008 a introdurre il rapporto medio nazionale di un posto di sostegno ogni 2 disabili, a prescindere dall’handicap. «Quel che ha fatto il governo Prodi è un abominio: determinare l’organico in base a un puro rapporto numerico. La Gelmini si è trovata il taglio pronto su un piatto d’argento ». Non usa la mano leggera, Antonio Nocchetti. Medico, due figlie («non disabili»), è il presidente di Tuttiascuola (http://www.tuttiascuola.org/), associazione napoletana di genitori di ragazzi con handicap. «Dobbiamo avere il coraggio di dire la verità: la politica non è più in grado di sopportare i disabili nelle scuole pubbliche, perché sono diventati un costo inaccettabile ». «La nostra integrazione scolastica ha tanti anni, ma ho paura che oggi venga data per scontata. Mentre all’estero stanno lottando per averla — in Europa, solo Grecia e Portogallo sono schierati sull’inclusione, gli altri hanno sistemi misti con scuole e classi speciali —, da noi c’è un impoverimento del sentire che l’alunno con disabilità è parte integrale e integrata della classe». A parlare è Dario Ianes, pedagogista all’università di Bolzano, fondatore e condirettore del Centro Studi Erickson. «Inserimento », «socializzazione»: dalla 118/1971 alla 104/1992, «la legge dice esplicitamente che il sostegno si fa "alla classe". Le risorse aggiuntive sono ben date se vanno alla collettività, non è che appiccichi un insegnante al disabile e lo mandi in un’altra aula...». E invece, «una ricerca di prossima pubblicazione, realizzata con Andrea Canevaro dell’Alma Mater e Luigi D’Alonzo della Cattolica, ha rivelato che il bimbo disabile passa molto tempo fuori dalla classe: solo uno su 2, alle superiori, è sempre "dentro". Alle materne ben il 35% sta "un po’ dentro un po’ fuori", una quota che sale al 60% alla primaria, al 69% alle medie. Sono medie e superiori, oggi, la nuova frontiera».
Non solo numeri «L’abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di toglierseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati». Lo scrivevano, più di 40 anni fa, gli alunni di don Lorenzo Milani, in Lettera a una professoressa. Parlavano dei loro coetanei «difficili», espulsi dalle scuole «dei ricchi». Ma la riflessione si adatta anche a quei bambini «diversi» che la scuola, spesso, non sa più accogliere, perché le mancano gli strumenti per farlo. Come, ad esempio, un numero sufficiente di docenti specializzati e in organico a tempo indeterminato (non supplenti «in deroga»), per garantire continuità a studenti già di per sé fragili. «Di solito si entra nel sostegno per poi passare sulla propria materia— ammette Gabriella Villanis, che insegna in una media di Napoli —. Io però ho fatto l’inverso: sono entrata con un concorso a cattedre per matematica e scienze, mi sono appassionata, eccomi qua». Da vent’anni a tu per tu con la disabilità. Quasi una mosca bianca: perché, spiega Ianes, «il livello di cambiamento e precarietà è molto più alto nel sostegno che in altre classi di concorso. Per contro, più hai un corpo docente stabile, meno ore di sostegno vengono richieste. Basterebbe una metodologia didattica più cooperativa, avanzata...». E qui entra in gioco un altro problema: la formazione.
Ianes scuote la testa, «sono presidente del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, ma noi stessi non sappiamo ancora che percorso debbano seguire gli studenti». Il punto è che sì, «c’è un titolo che si ottiene con 400 ore di specializzazione, ma dato che di docenti formati non ce n’è abbastanza, si prende chi capita». E la formazione in itinere? «L’aggiornamento, oggi, non è obbligatorio né retribuito», spiega lapidaria la Villanis. L’unica indagine nazionale sul tema, realizzata dall’Invalsi nel 2005-2006, rivela dati sconcertanti: quasi un istituto statale su 3 non ha docenti curricolari con formazione sulla disabilità. Nelle private, si sale al 68%. Con buona pace del lavoro di squadra. Soldi che non ci sono, numeri che non tornano: come quelli del monte ore di sostegno, «sempre troppo poche—sospira la prof —. Allora si fa richiesta di integrazione, che a volte viene soddisfatta, altre no. E i genitori, disperati, fanno causa». Ne sa qualcosa Nocchetti, che con la sua associazione ha portato 280 casi davanti al Tar: tutti vinti. Perché «è vero che il bambino disabile va preso in carica da tutto il team. Ma la situazione è tale che l’unico modo per arginare la falla è mettere le mani sugli insegnanti di sostegno ».
Il 5 ottobre, Ianes e Canevaro hanno lasciato l’Osservatorio ministeriale sull’integrazione: «Questa nuova politica scolastica fatta di tagli, economie presunte (...)—si legge nella lettera di dimissioni — produce in tutti ulteriore insicurezza, diffidenza e conflitti». «Nella scuola italiana — chiude Nocchetti — ci sono ormai 600mila bimbi migranti, che sommmati ai disabili fanno quasi 800mila bambini. E i fondi? E la formazione? Altrimenti, trovino il coraggio di ammetterlo: la scuola pubblica deve diventare il ricettacolo dei paria ».