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lunedì 4 giugno 2012

La continuità ... attuarla non dovrebbe essere una novità!



"le attività integrative di valenza socio educativa
(e tra queste il supporto individualizzato a favore del soggetto assistito prestato dall'educatore) devono essere prestate con modalità idonee a realizzare
 lo sviluppo della personalità dell'alunno e a garantire la presenza stabile
di un educatore che segua costantemente l'alunno disabile nel
processo di integrazione."
- Sentenza n° 4074/2008-

La continuità educativa è un aspetto importante della qualità dell'integrazione scolastica, anche se non è ancora riferita al diritto dell'allievo ma a quello del lavoratore!!
Ma vi sembra logico?? Dovrebbe essere prima di tutto il bambino ad avere diritto alla continuità educativa, per avere una figura di riferimento, che impari a conoscerlo e riesca a impostare un piano educativo adatto ai suoi bisogni educativi speciali!!!

Sul piano del diritto, i principali riferimenti li troviamo nel collegato alla legge finanziaria n. 662 del 23 dicembre 1996, art.1, comma 72, che sancisce: "È garantita la continuità del sostegno per gli alunni portatori di handicap". Tale norma viene ribadita dalla legge n. 449 del 27 dicembre 1997, art. 40: "I criteri di ripartizione degli insegnanti di sostegno tra i diversi gradi di scuola e, eventualmente, tra le aree disciplinari dell'istruzione secondaria, nonché di assegnazione ai singoli istituti scolastici, sono stabiliti con i decreti di cui al comma 1, assicurando la continuità educativa degli insegnanti di sostegno in ciascun grado di scuola". E ancora, il DM n. 331 24 luglio 1998, art. 40, afferma che "al fine di assicurare la continuità educativa degli insegnanti di sostegno, il Provveditore agli studi assegna i posti di cui agli articoli 38 e 39 del presente decreto, alle singole istituzioni scolastiche tenendo conto: della tendenza delle presenze di alunni in situazioni di handicap nell'ultimo triennio; delle necessità di dotare ogni circolo didattico e istituto di un gruppo stabile di insegnanti, allo scopo di garantire l'efficace utilizzazione delle risorse professionali; dell'esistenza di progetti educativi individualizzati a lungo termine".
Sotto il profilo metodologico e didattico, infine, resta in vigore la CM n. 1/1988, che richiama l'attenzione sulla continuità didattica e sulla necessità di garantire che, nei passaggi dell'alunno in situazione di handicap da un ordine di scuola all'altro, non si creino difficoltà. Inoltre, vengono indicate anche alcune interessanti modalità operative di raccordo tra le diverse istituzioni scolastiche, che tuttavia troppo frequentemente non sono utilizzate. Di continuità educativa in senso lato e per tutti gli alunni (ivi compresi gli alunni in situazione di handicap) si parla, infine, nel DM 16 novembre 1990 e nella CM 339/1992.
La continuità educativa quindi nel processo di integrazione degli alunni portatori di handicap è uno di quei diritti garantiti, ma che purtroppo non viene rispettato quasi mai.
Nella scienza educativa il concetto di continuità educativo/didattica fa riferimento ad uno sviluppo e ad una crescita dell’individuo da realizzarsi ‘senza macroscopici salti o incidenti’: ogni momento formativo deve essere legittimato dal precedente per ricercare successive ipotesi educative ricche di senso e di significato per l’autentica, armonica integrazione funzionale delle esperienze e degli apprendimenti compiuti dall’alunno/a.
La continuità nasce dall’esigenza primaria di garantire il diritto dell’alunno a un percorso formativo organico e completo, che  mira a promuovere uno sviluppo articolato e multidimensionale del  soggetto il quale, pur nei cambiamenti dell’età evolutiva e nelle diverse istituzioni scolastiche, costruisce così la sua particolare  identità.
La circolare 1/88, parla di continuità del processo educativo, come fattore rilevante per la positività dell'esperienza scolastica di ogni alunno, per il bambino portatore di handicap.
La mancanza di continuità didattica dello stesso insegnante negli anni è un disservizio gravissimo, che  danneggia in modo particolare le figure più deboli, quelle che maggiormente avrebbero bisogno di relazioni stabili e sicure.
Chissà se forse, è giunto il momento di rivedere alla radice il modello contrattuale che regola le prestazioni dei docenti, superando una logica troppo impiegatizia che non tutela a sufficienza i diritti di apprendimento degli alunni??? Io credo di si.


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