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lunedì 23 luglio 2012

Quegl’occhi…





Mi hanno nuovamente incantata.Nel caos di quel locale me li sentivo addosso.La musica non era delle migliori, ma la compagnia era buona.I soliti amici, quelli veri, che puoi chiamarli anche alle tre di notte e sai che non ti pianteranno giù il telefono insultandoti e mandandoti in qualche strano paese che di esotico ha ben poco..Si rideva, si scherzava, si beveva. Tutto nella norma insomma. C’è chi straparla, chi fa le solite figure da pagliaccio poco riuscite e chi si diverte con poco, facendo strane forme con i tovagliolini di carta o giocando con i tappi della birra.Dal nulla saltano fuori personaggi strani che alzano la mano destra e salutano, riportando alla mente ricordi ormai sepolti e sotterrati o magari suscitando domande strane quanto lecite del tipo : “ma chi era??”.Anche tu sorridevi. Come sempre d’altronde … Come non divertirsi con te? Sei l’anima della serata, colui che anche senza battute fa ridere mezzo locale: essere mattatore è una predisposizione naturale. Non lo si diventa. Lo si è!Sempre mi guardi. In ogni momento ti ho accanto anche a distanza di km. Mi piace vederti sorridere. E solo tu sai farmi ridere con un gusto cosi particolare: Tra lacrime agli occhi ilari e la dolcezza di un solletico giocoso.Quegl’occhi …Li ho sorpresi … Mi guardavano.Ma non sorridevi. Il volto era dolce e serio allo stesso tempo.Come quando un uomo, sprofondato nella sua sedia di velluto rosso davanti al caminetto scoppiettante, legge un libro piacevole e ha quelle espressioni tra l’ombroso e il luminoso che suggeriscono calore e serenità.Quegl’occhi …Mi guardavano in un modo strano. Poche volte l’han fatto. Di solito sorridi.Sembrava tu volessi aprirmi l’anima, leggermi dentro e allo stesso tempo scrivere un messaggio sulle mie pagine.Ma non sono riuscita a decifrare la tua calligrafia misteriosa. Sei stato criptico.Quegl’occhi …Mi scavavano dentro come un cucchiaino nella nutella.Sei affondato, sprofondato in me e hai raccolto il meglio dello scompiglio che stavi provocando.Nell’incontro degli sguardi m’hai rubato il respiro e infiammato le gote. Ma non te l’ho mostrato.La musica si è fermata. Nessuna melodia ha caratterizzato quell’istante. Eravamo soli. Cancellati tutti gli altri. Avvolti in un attimo di sospiro leggero ed empatico. Un calore. Uno Sguardo. Il temporale dentro me scatenato e il mare ormai in tempesta. La nave del cuore in balia delle onde..Non è durato tanto tutto questo. Ma nemmeno poco.Quegl’occhi …… hanno avuto il tempo di strapparmi il respiro, strapazzarlo, scuoterlo e gettarlo poi di nuovo nei polmoni … lasciandomi in apnea per quegl’istanti.… sono riusciti a entrarmi dentro e a guardarmi nell’anima come nessuno era mai riuscito a fare.… hanno sussurrato parole che non ho compreso, ma il cuore ha sentito le vibrazioni di quella conversazione e le ha registrate..continuando ora a riascoltale per svelare il mistero.Poi tutto ha ripreso il suo corso. Niente s’era fermato in realtà. Solo il mio cuore.Ho distolto lo sguardo: finito sulle scarpette rosse da alice nel paese delle meraviglie di quella sera. Mi giro e, senza mostrare segni della tormenta che si sta ancora agitando contro le pareti del mio petto, riprendo a bere rhum e pera a goccia. Vinto!Quegl’occhi …sono fotografati dentro di me. E ogni volta che chiudo i miei, li rivedo … e la tormenta si risveglia …”






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