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lunedì 2 luglio 2012

Un filo aperto sull’oggi che è già domani

Stamattina primo colloquio con la nuova dirigente. L'anno prossimo si cambia scuola!
Come ogni novità mi spaventa ... sono una persona molto aperta al cambiamento, ma allo stesso tempo mi mette ansia. Ogni anni dover ricominciare tutto da capo: un mondo nuovo, un quartiere nuovo, colleghe nuove, bambini nuovi...
Io sono quel tipo di persona che in una quotidianità conosciuta, positiva e sicura si apre alle novità e alle sperimentazioni, creando sempre qualcosa di strano, nuovo, particolare.. mi lancio volentieri in nuove avventure, ma sempre circondata da persone che conosco e che mi danno sicurezza.
Ogni volta che ricomincio queste persone non le ho, non ho questa quotidianità che mi rasserena e apre il mio carattere... Devo ricostruire tutto ogni volta.. E ora come ora non la vedo come una possibilità positiva (anche se so che può esserlo!).
Sono quel tipo di persona che pensa che lasciando la via vecchia per la nuova, so cosa lascio ma non cosa trovo! E lasciando una realtà a dir poco fantastica, che ho amato profondamente.. non mi muovo certo con la prospettiva di poter trovare di meglio :(   [ma non è detto ovviamente...]
Comunque, primo colloquio con la dirigente e la referente del gruppo H: soprattutto la seconda sembra molto aperta e simpatica ! Però quello che mi ha raccontato non mi ha fatta tirare un sospiro di sollievo.. Mi ha aggiornata sui bambini più gravi presenti in questo istituto comprensivo e ora penso che per tutta l'estate mi sognerò bambini che tirano protesi di bulbi oculari in giro... :(
Vabbè. Il Nostro lavoro richiede un gran fegato... e io cercherò di formarmelo. Per ora ammetto di non averlo... o se ce l'ho è racchiuso in uno strato di fifoneria e ansia molto spesso...

Comunque, torno a casa e leggo una lettera su "La vita scolastica" che mi ha fatta quasi commuovere, facendomi pensare ai lati positivi del nostro lavoro: quello che richiede fegato, coraggio e che a una piccola insegnante di sostegno come me può fare anche paura... ma che alla fine, da tante di quelle soddisfazioni da farti dimenticare tutto questo a fine anno...
Durante l'anno ci mettiamo cuore e passione, ci impegniamo, ci arrabbiamo insomma... viviamo assieme a questi bambini.. ma alla fine dell'anno quando dobbiamo lasciarli il cuore ci piange. Per quanto siano riusciuti a farci disperare e sudare.. a giugno... dispiace un sacco doverli lasciare.. ma ha ragione colei che scrive:"È destino di una maestra non chiudere mai il suo compito. Ogni giorno rinvia a quello successivo e ognuno s’infila come le perline colorate delle bambine in un filo che non diventa mai collana. Un filo tenace di tempo e di cura, di conoscenza. Un filo aperto sull’oggi che è già domani, che si allunga, s’intreccia, a volte si aggroviglia, fa i nodi, si rompe e si riannoda, si districa, si disfa e di nuovo si tesse in una lunga tela di stagioni e anni. Un tessuto pieno di buchi e di toppe e di ricami preziosi che ci veste e ci contiene e ci racconta nel romanzo semplice di questi cinque anni insieme. Una coperta come quella di Linus che ci porteremo sempre con noi ovunque andremo, chiunque saremo."

Leggere questo articolo mi ha fatto sorridere, nonostante le notizie apprese oggi... quindi in conclusione a questo anno meraviglioso e in vista dell'estate, voglio regalare anche a voi la possibilità di leggere e sorridere. Buone vacanze maestre!


Cari bambini o ragazzi? Non so come chiamarvi. Voi che non siete più i primi e non ancora i secondi, voi che siete un passaggio, un paesaggio che cambia. Ancora una volta non ce l’ho fatta a finire in tempo. È destino di una maestra non chiudere mai il suo compito. Ogni giorno rinvia a quello successivo e ognuno s’infila come le perline colorate delle bambine in un filo che non diventa mai collana. Un filo tenace di tempo e di cura, di conoscenza. Un filo aperto sull’oggi che è già domani, che si allunga, s’intreccia, a volte si aggroviglia, fa i nodi, si rompe e si riannoda, si districa, si disfa e di nuovo si tesse in una lunga tela di stagioni e anni. Un tessuto pieno di buchi e di toppe e di ricami preziosi che ci veste e ci contiene e ci racconta nel romanzo semplice di questi cinque anni insieme. Una coperta come quella di Linus che ci porteremo sempre con noi ovunque andremo, chiunque saremo.
A stare con i bambini, si dice che si diventa come loro. Ed è vero. Ed è un privilegio avere un cuore che assomigli a quello di un bimbo. Ed io volevo rubare un pezzetto d’infinito, come sognano di fare i bambini quando guardano le stelle, per consegnarlo ad ognuno di voi. Volevo regalarvi la luna, per andare a lezioni di cielo senza scordare la terra. Il tempo è scaduto e la lezione di oggi mi dice che quel filo, come quello di un aquilone, ora lo devo lasciar andare, perché lo chiama un altro vento che lo spingerà più lontano. Per quanto ce l’abbia messa tutta, non sono riuscita a fare tutto quello che avrei voluto, tutto quello che era necessario ad ognuno di voi, a dare quel “tutto” che si spostava sempre in avanti come l’orizzonte che non si raggiunge mai.
Avrei voluto fare di più e meglio. Rispondere a tutti i vostri bisogni. So bene che un bisogno è un sogno che raddoppia, che fa il bis e che richiede attenzione. Non avrei dovuto lasciarmi prendere dall’ansia del programma, dalla grammatica, dalle odiatissime prove invalsi , dalle interrogazioni, dalle verifiche, per sostenere e verificare la nostra umanità, la mia insieme alla vostra, per sentirci sempre a casa, amati, capiti, felici. Non sempre ce l’ho fatta. Ma ci ho provato ogni giorno a trovare l’equilibrio tra l’io e il noi, il noi e il mondo. Un’opera incompiuta la mia, incompleta, aperta al domani. Così deve essere. La maestra che sono si ferma qui. Metto il punto.
Punto e non basta perché certe storie continuano anche quando finiscono.E la nostra è una storia a prova di gioia, di pazienza, di litigio, di perdono e di amore. Belli e irripetibili siete per me, diversi e unici nel modo d’essere, ma uguali nel sentimento che provo per ciascuno di voi. Dove io finisco in un altro modo inizia il vostro futuro. Siamo giunti nel giorno dell’addio, ma possiamo cambiarlo in un “arrivederci”, per mescolare insieme il “mi ricordo” con il viaggio che continua. Un grande studioso diceva che l’adolescente (quello che voi diventerete) non sa chi è e che posto deve occupare nel mondo. Con l’autobiografia avete cominciato a conoscervi meglio, per il posto che occuperete nel mondo avete tempo per pensarci. Incominciate però a scegliere in ogni momento della vostra vita da che parte stare. Quella dell’onestà è quella che ho provato a insegnarvi.
Con amore
maestra Rosaria 

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