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sabato 13 ottobre 2012

. Lettera al ministro Profumo .

Ho letto questo post su di un blog e davvero non posso che condividere e sottoscrivere tutto quello che ha detto!
Leggete e diffondete, perchè chi pensa che le maestre abbiano un lavoro leggero solo perchè "lavorano 24 ore a settimana e hanno tante vacanze"... beh... non ne hanno mai conosciuta una davvero....
E forse anche il nostro Ministro non ha mai provato davvero cosa voglia dire insegnare... Dovrebbero mettere un'insegnante a fare il ministro dell'istruzione...  un'insegnante grondante di passione...

Lettera molto seria di una insegnante al Ministro Profumo

Egregio Signor Ministro,
ho letto come tutti la sua proposta di aumentare dall’anno prossimo a noi professori l’orario a 24 ore di docenza in classe. Gratis, naturalmente, nel senso che queste ore in più non saranno seguite da alcun aumento di stipendio. Ce lo chiede l’Europa, dice lei, per adeguarci agli standard degli altri paesi comunitari. E sarà vero, se Lei lo dice. Ma, da docente, non capisco perché, a questo punto, anche il mio stipendio non si dovrebbe adeguare a quello dei colleghi stranieri, che è notevolmente più alto.
Ma anche lasciando stare i soldi, Egregio Signor Ministro, a farmi star male è proprio tutto il tono delle interviste da Lei rilasciate sull’argomento, a cominciare da quel “Con gli insegnanti ci vuole il bastone e la carota” citato nell’incipit. A casa mia il bastone e la carota sono cose che si usano con gli asini. Se Lei per primo, signor Ministro, ha una così alta considerazione della nostra categoria da considerare gli insegnanti equiparabili ai somari, cominciamo bene.
Entrando però nello specifico del Suo provvedimento, ci sono parecchie cose che non mi tornano (del resto sono un asino, me l’ha cortesemente fatto capire Lei).
Per esempio mi sfugge come alzare per tutti a 24 ore la presenza in classe dovrebbe portare automaticamente un miglioramento della qualità dell’insegnamento. A scuola, e sono la prima a riconoscerlo, ci sono anche docenti che fanno poco o nulla. Ma non certo per una questione di orario. Ora poltriscono per 18 ore, fategliene fare 24, poltriranno per 24 in classe, esattamente allo stesso modo.
Chi invece si troverà nelle peste causa aumento dell’orario di docenza saranno quegli insegnanti che lavorano bene. Perché vede, Egregio Signor Ministro, da quanto si capisce queste ore in più, che farò gratis et amore dei, non saranno ore aggiuntive nelle mie classi. Fosse così, sarei anche contenta. Attualmente io alle medie ho 6 ore di italiano, 4 di storia e geografia. Vogliamo aumentare la qualità dell’insegnamento? Concedetemi di farne almeno 8 di Storia e Geografia e due in più di Italiano per classe. Potrei lavorare meglio, approfondire il programma, avere più tempo per i recuperi di chi rimane indietro e per fare esercitazioni.
No, quelle 6 ore in più serviranno ad ammollarmi un’altra classe da seguire, e risparmiare così i soldi dello stipendio di un collega. Il che vuole dire, Egregio Signor Ministro, che io già oggi, con le classi stipate di 27/30 alunni, ho circa 90 ragazzini da seguire con le mie 18 ore; con 24 ne avrò circa 120. non voglio neanche pensare ai colleghi di altre materie, tipo lingue. Secondo lei, facendo anche un mero conto a spanne, la qualità del mio insegnamento migliorerà?
No, peggiorerà. Perché adesso le ore a casa, nel pomeriggio, quelle che tutti credono dedicate al riposo, le passo a correggere pacchi di compiti, temi, test di grammatica: sono almeno quattro a quadrimestre, tacendo di quelli che assegno per casa e dei compitini di Storia e Geografia. E altro tempo lo spendo perché, pensi un po’, mi devo preparare le lezioni che tengo in classe: sono asina, che vuole, non sono capace di entrare alla mattina improvvisando. Ho bisogno, la sera prima, di prepararmi gli schemi, il materiale da consegnare, pensare a cosa dire perché poi ogni classe è diversa, e la lezione va impostata in modo differente.
Tutto questo, Egregio Signor Ministro, lo faccio oltre alle ore in cui sono in classe, ma è sempre lavoro. E sono costretta a farlo a casa non perché sono privilegiata, ma per un semplice motivo logistico: a scuola, dove è la mia sede di lavoro, non ho né un ufficio né una scrivania, e il computer che uso per trovare i materiali o crearli è quello che mi sono comprata con i miei soldi, perché la scuola non me lo dà.
Evidentemente ai tecnici del suo Ministero e a Lei tutto questo sfugge, perché pare che mi sia computato come “lavoro” solo il tempo che passo in classe, e tutto il resto non esista. Bene, ne prendo atto. Ma la conseguenza di tutto ciò è che, aumentandomi il tempo di docenza e il numero di alunni, avrò meno spazio per fare il resto. Il che vuole dire, Egregio Signor Ministro, che ridurrò giocoforza il numero di compiti scritti, riciclerò i materiali uguali per ogni classe senza personalizzarli. Finirò per lavorare di meno a casa e sicuramente peggio a scuola: non per cattiva volontà mia o per deliberata voglia di sabotare il Suo meraviglioso progetto, ma per forza di cose. Quindi il grande risultato della Sua idea non sarà, come dice, aumentare l’efficienza della scuola e la qualità, ma peggiorarla: chi non ha mai fatto un tubo continuerà a non fare nulla, chi invece riusciva bene o male a insegnare qualcosa, si vedrà costretto a ridurre quanto prima era sempre riuscito a fare, perché lo sforzo fisico di stare anche solo cinque ore di fila in classe con ragazzi adolescenti e preadolescenti, con i quali non ti puoi distrarre un attimo, si farà sentire.
Per cui, Egregio Signor Ministro, da docente che ogni giorno entra in classe, questo le volevo dire. Approvi pure il nostro aumento di ore di docenza, per altro passando a tutti il messaggio che noi insegnanti siamo degli scansafatiche privilegiati che fino ad oggi han lavorato poco. Avrà il plauso popolare e Le riuscirà di certo, perché la società, dopo anni di martellamento mediatico, ne è già convinta, e la applaudirà. Ma non gabelli questo taglio per uno strumento per aumentare la qualità della scuola, o migliorare l’efficienza di noi docenti. E’ solo l’ennesimo taglio imposto ad una categoria che al momento non ha la forza di opporsi, né i mezzi, perché non facciamo neppure un lavoro considerato socialmente fondamentale, come i tassisti, ad esempio. In fondo siamo solo quelli che formano le prossime generazioni: degli asini che meritano un po’ di bastone e manco la carota, ha ragione Lei.

mercoledì 10 ottobre 2012

Una come te

Una come te, se chiude gli occhi vede 
il mare, senza andar lontano. 
Una come te, ha una valigia per le 
scarpe, che sembra un aeroplano. 
Una come te, non si avvicina per ballare, 
guarda da lontano. 
Una come te, se corre inciampa ma non 
cade, chiede la tua mano. 
Una come te, per una rosa può morire, 
solo perché ancora non sa 
togliere le spine. Una come te, mi 
piace da morire! 
Una come te, un gatto sopra il letto 
e un uomo nudo ad aspettare. 
Una come te, il vento che le soffia 
dentro non la può spostare. 
Uno come me, non la può dimenticare… 
Una come te! 
Una come te, la porti al cinema d’estate, 
dorme sul finale. 
Una come te, sotto a un temporale… 
Una come te, come una rondine d’aprile 
vola solo quando ha un 
orizzonte da inseguire. Una come 
te, mi piace da morire! 
Una come te, un gatto sopra il letto 
e un uomo nudo ad aspettare. 
Una come te, il vento che le soffia 
dentro non la può spostare. 
Uno come me, non la può dimenticare… 
Una come te! 
E’ un pianoforte senza coda che suona 
in città, non vuole essere 
alla moda, la moda la fa! Quattro 
carte in una sola, si pente, si sposa 
ma poi s’innamora per sua vanità…. 
Una come te! Una come te! 
Una come te! Uno come me, non la 
può dimenticare… 
Una come te! Una come te! 
Una come te!



giovedì 4 ottobre 2012

Tremotino... chi è?


Non so voi, ma fino a poco tempo fa non sapevo nemmeno della sua esistenza.
Di chi parlo? Del personaggio delle fiabe Tremotino.
Per la prima volta l’ho conosciuto grazie alla Saga di Shrek, nell'ultimo film è addirittura tra i protagonisti ed è  il cattivo di turno.
Non è che li mi avesse attirato più di tanto eh? Poi l’ho ritrovato nella serie “C’era una volta”, interpretato da Robert Carlyle con tutta la sua perfidia. E allora mi sono chiesta: ma chi è questo Tremotino?
Personaggio di una fiaba dei fratelli Grimm, Tremotino (nome originale: Rumpelstilzchen) è uno gnomo che appare ad una fanciulla intenta a cercare un modo per filare la paglia trasformandola in oro. Suo padre, un mugnaio, era andato in giro a vantarsi di questa straordinaria capacità della figlia. Quando il re venne a conoscenza di tali prodigi la fece convocare e la rinchiuse in una stanza piena di paglia. Se non fosse riuscita nell’impresa sarebbe stata uccisa. Alla disperata ragazza appare appunto questo gnomo e le propone un accordo: avrebbe fatto lui il lavoro in cambio di qualcosa. Lei gli dona la sua collana, lo gnomo svolge il lavoro al suo posto. Il re decide di rinchiudere la ragazza in una stanza con ancora più paglia. L’accordo con lo gnomo si ripete e questa volta la merce di scambio è un anello. A questo punto la ragazza si trova a dover trasformare in oro una quantità di paglia ancora più grande, ma a lavoro compiuto potrà sposare il re. Lo gnomo si ripresenta, ma la ragazza non possiede più nessun gioiello. Lui vuole in cambio il suo primo figlio. L’accordo viene stipulato e la fanciulla diventa regina. Nato il primo figlio, lo gnomo si presenta per avere ciò che gli spetta. Ovviamente la regina è disperata. Lo gnomo si impietosisce e le concede un altro accordo: se avesse scoperto il suo nome entro tre giorni il precedente patto sarebbe stato spezzato. La fanciulla riesce a scoprire che si chiama Tremotino: un suo messaggero trova uno gnomo che canticchia una canzoncina nella quale dice esplicitamente di chiamarsi così e che avrà il figlio del re. Tremotino alla fine scompare (in alcune versioni addirittura si uccide).

Beh almeno un dubbio me lo sono tolto. E mi raccomando ricordatevi la lezione: mai stipulare un accordo con un certo Tremotino!