
[…] uscire dalla banalità che il desiderio di lavorare meno
sia solo una cosa per ricchi o sia frutto dell’ozio e della pigrizia e che
abbia come uniche conseguenze la lentezza della giustizia, il ritardo dei
treni, i tempi lunghi di prenotazione di un esame clinico nelle strutture
pubbliche, la scarsa produttività dei lavoratori che abusano di permessi,
certificati medici e uscite giornaliere dal luogo di lavoro per lunghe pause
caffè, che comprendono anche la spesa al mercato. Tutto questo per me è solo
menefreghismo, non rispetto per la collettività, disimpegno verso la comunità,
disprezzo per il lavoro e nulla ha in comune con quel lavorare con lentezza che
dentro di me è sinonimo di lavorare con amore e giusto ritmo, in armonia con le
altre persone e con l’ambiente, con quella meravigliosa alternanza tutta
orientale di velocità e rallentamenti, di accelerazioni e di pause. Non so come
l’avidità, l’egoismo e la sete di potere e di soldi e di successo abbiano
potuto, nel tempo, ottenebrare la nostra mente al punto da farci credere che lo
scopo ultimo del nostro lavorare potesse essere unicamente la ricchezza
materiale o la manipolazione degli altri. In questo modo sono iniziati lo
sgretolamento del tessuto sociale, la noia quotidiana (da colmare poi con eccitanti
e/o comportamenti eccessivi), la lenta distruzione dell’ambiente in cui
viviamo, la crisi economica ancora in atto e la totale confusione nella
proposta dei rimedi per uscirne. E la cosa buffa è che, malgrado queste grandi
dosi di egoismo, egocentrismo e di attenzione verso il nostro tornaconto, che
coinvolge indiscriminatamente chi guadagna mille euro al mese o all’ora, siamo
un grande pianeta di infelici e depressi (OMS).
(Bruno Contigiani, Lavorare con lentezza, Dalai Editore,
Milano, pp. 32-33)
[...] nella vita che hai davanti cerca di non
pronunciare mai queste due maledette parole: “è tardi”.
(da Saltatempo di Stefano Benni)
Devi tornare ad apprezzare la semplicità. Non si può dare
valore e importanza solo ai grandi eventi della vita. Bisogna sapere vedere la
bellezza che c'è anche nelle piccole cose. È questo che ti fa sentire speciale,
felice.
(da Onda Perfetta di Sergio Bambarén)