ARTICOLO TRATTO DAL SITO DEL BATTELLO A VAPORE
http://www.battelloavapore.it/bav_insegnanti/bav_insegnanti_news/newsinsegnanti-143819.view
"Un’esigenza molto sentita alla fine dell’anno scolastico è quella di indicare agli alunni, classe per classe, un elenco di libri per non perdere il contatto con la lettura durante le vacanze estive. Può sembrare soltanto una tradizione, ma una breve riflessione indica che il problema è più complesso di quanto può apparire.Infatti: a) qual è il criterio di scelta da parte dell’insegnante? È un elenco composto attingendo da varie fonti di informazione o segue un percorso di lettura indicato durante l’anno scolastico? b) I libri suggeriti sono adatti a tutti i bambini della classe? O sarebbe più opportuno che l’insegnante suggerisse ai singoli alunni (o a gruppi diversificati) libri di narrativa adatti ai vari livelli di capacità (o di interessi) di lettura? È corretto presumere che tutti gli alunni siano da ritenersi di uguale competenza nell’affrontare un testo? c) Da esperienza di trentacinque anni di attività di una libreria specializzata per bambini e ragazzi, capita spesso che gli alunni, mostrando l’elenco avuto dall’insegnante, chiedano di indicare uno o due libri con il numero minore di pagine perché alla lettura deve far seguito il “riassunto scritto”, che rappresenta sempre (anche durante l’anno) un momento negativo per il piacere della lettura. Fortunati quegli alunni ai quali il riassunto lo scrivono mamma e papà. La lettura del libro durante l’estate o durante l’anno scolastico deve essere un momento assolutamente non didattico. L’estate è lunga, calda, qualche volta piovosa, ci sono i compiti delle vacanze, certamente utili: far entrare la lettura di uno o più libri di narrativa come “compito” può essere controproducente. Come affrontare allora la necessità di offrire agli alunni una serie di suggerimenti che possano rappresentare davvero un’indicazione concreta e produttiva? 1) L’elemento fondamentale è quello di conoscere i libri inseriti nell’elenco proposto. Al ritorno, alla fine delle vacanze, si può parlare con gli alunni dell’argomento: ti è piaciuto? Lo faresti leggere ai tuoi compagni? In particolare a chi? Qual è il personaggio che ti è sembrato più interessante? La vicenda del libro ti ha incuriosito? Il finale ti è sembrato giusto? Vorresti o saresti capace di cambiarlo? Ecc… Queste indicazioni non sembrino banali: servono per rendersi conto che il riassunto scritto non è utile per stabilire un rapporto con il libro, rapporto che non può prescindere dal fattore emotivo. 2) È difficile, per non dire impossibile, che un insegnante possa essere sempre informato sulle ultime novità della narrativa per bambini e ragazzi. Quali possono essere le fonti d’informazione? Le più vicine all’esperienza dei docenti sono certamente: • i colleghi • la biblioteca scolastica, se esiste ed è efficace • la biblioteca di pubblica lettura • una libreria più vicina alla scuola che svolga attività specifica per ragazzi o abbia almeno un settore specializzato per questa età. Credo che ogni insegnante abbia il diritto di informarsi e di aggiornarsi sui problemi che riguardano gli interessi educativi e cognitivi che riguardano la sua professione. Quello della lettura è un problema che diventa sempre più complesso perché il mondo adulto non legge: la lettura è fatta di comportamenti e non di sollecitazioni verbali. Gianni Rodari diceva che il verbo leggere è l’unico verbo che non ammette l’imperativo. Inoltre è indispensabile tener presente il radicale cambiamento che si è operato a partire dalla primissima infanzia nella mente dei bambini, i quali cominciano a conoscere le “storie” da quando – a partire dai tre anni circa – le ascoltano dalla voce dell’adulto (familiare o insegnante di scuola materna). Durante l’ascolto imparano a “leggere” le immagini e a correlarle con le vicende che sentono leggere o raccontare. Molto presto, però (verso i quattro anni), imparano ad usare la TV con l’utilizzo di videocassette o dvd che la famiglia propone attraverso i cartoni animati, in prevalenza disneyani. Il bambino si abitua così ad una decisa rapidità nella successione dei ritmi narrativi. Infatti quello che accade in un minuto primo di un cartone animato ha bisogno di quattro – cinque minuti per venir raccontato in una pellicola interpretata da personaggi umani. La lettura è ancora più lenta. Abituare un bambino a leggere (ovviamente dal punto di vista didattico) richiede pazienza e abitudine ad un ritmo meno veloce di quello a cui si è abituato con il cartone animato e con i telefilm. Compito difficile ma indispensabile. I bambini non rifiutano questo cambiamento, ma devono essere aiutati in questo processo cognitivo. Per tornare all’argomento delle letture estive: è scorretto considerarle un’attività di secondo piano. Devono far parte di quel complesso curriculum che riguarda la lettura e che gli insegnanti possono costruire utilizzando gli strumenti che ritengono più adeguati affinché la loro attività abbia un seguito coerente anche quando gli alunni sono in vacanza."
"Matilda", libro di Roald Dahl, che ho letto, riletto e amato. |
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