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lunedì 7 novembre 2011

Non capisci un'acca??? Allora leggi il Grammefiabe!

“Grammefiabe” ovvero fiabe grammaticali di Andreina Stanzione



IL SIGNOR PUNTO
(Questa fiaba grammaticale vuole spiegare che dopo il punto occorre sempre la lettera maiuscola)
C'era una volta il signor Punto che, essendo semplicemente un piccolo punto (.), desiderava che le sue amate sorelle lettere diventassero grandigrandi. Fu così che un bel giorno, casualmente, trovò nella sua casa una lanterna tutta impolverata; vedendola in quello stato, decise di darle una bella spolverata, affinché diventasse tutta lucente e, meraviglie delle meraviglie, all'improvviso uscì da quella vecchia lanterna un gigante tutto ingioiellato, che si prostrò ai suoi piedi ringraziandolo di quanto avesse fatto per lui. Gli raccontò che erano secoli che era imprigionato in quella vecchia lanterna e che finalmente, dopo tanto tempo, era riuscito ad uscire e felicissimo di quanto fosse accaduto, doveva assolutamente ringraziare il signor Punto; non poteva assolutamente andarsene senza aver esaudito almeno un desiderio di Punto. Il signor Punto non perse nemmeno un attimo, erano anni che desiderava che le sue amate sorelle lettere diventassero lettere maiuscole e così il gigante gli fece dono di questo straordinario potere. Da quel giorno, tutte le volte che il signor punto si trovava su un foglio bianco, o a righe o semplicemente a quadretti, tutte le lettere che venivano dopo di lui diventavano straordinariamente maiuscole. Finisce così la storia del signor Punto che desiderava tanto, ma proprio tanto che le sue amiche lettere fossero SEMPRE maiuscole dopo di lui.






La famiglia dei NT

(Questa fiaba grammaticale vuole spiegare che il digramma “nt” non si raddoppia mai)
 

Il signor Antipatico apparteneva all'antica famiglia dei NTSi racconta che gli antenati di questa famiglia avessero nomi alquanto stravaganti come Antenna, Sentito, Anti e Antonellino, infatti, per tradizione tali membri sceglievano sempre nomi dove fossero presenti le lettere NTcome Tinto, Dente, Cantina ecc...ecc...Antipatico, l'ultimo discendente di questa antichissima famiglia dei NT, per natura era poco socievole e poco incline al rispetto delle tradizioni, in quanto era un vero anarchico e la tradizione dei NTproprio non gli piaceva.Fu così che, un bel giorno, arrivò all'uscio della sua casa un gatto tutto grigio e malandato, e poiché decise di prenderlo con sé, bisognavadargli un nome che, per tradizione della sua famiglia, volesse la presenza di NTnel suo nome; ma stavolta Antipatico aveva deciso di cambiare abitudine e così chiamò il gatto Penttagramma anzichè Pentagramma.Praticamente, Antipatico aveva aggiunto una doppia tra NT, rendendo questo nome impronunciabile a tal punto che, il gatto Penttagramma, non capiva quando il suo padrone lo chiamava o per cena o per merenda e a poco a poco si sentì solo e abbandonato a tal punto che scappò, lasciando la casa che lo aveva ospitato.Antipatico soffrì tantissimo di questa perdita, talmente tanto che da quel preciso istante, e solo da quell'istante, capì il valore del rispetto delle regole.



La principessa Z
(Questa fiaba grammaticale vuole spiegare che quando c'è zio-zia-zione, la lettera z non si raddoppia, tranne in rarissimi casi.)
C'era una volta una bellissima principessa di nome , che viveva in un posto chiamato “”La Torre delle parole”. era una donna molto particolare, aveva una chioma tutta azzurra, raccolta da un fermaglio argentoso”dalla strana forma a zeta, indossava un vestito di veli colorati, decorato da ciondolini d' oro e argento a forma di zeta, e infine le sue scarpe colorate, terminavano con una strana punta che disegnava una zeta, tutte le volte che toccava terra. La principessa viveva in una stanza della torre, dove, con la sua magia, riempiva le sue pareti bianche come fogli di quaderno, ditante parole con una sola zeta; e così i mobili della sua casa, tutti smaltati di bianco lucente, erano pieni di parole come: azione, emozione, sensazione, impollinazione, correzione, riparazione, pulizia, punizione, benedizione, motivazione e tante altre ancora. Insomma tutte le parole della “Torre delle parole, avevano sempre e solo un'unica zeta. La principessa dalla ZETA solitaria, pensò che era tempo di cambiare e così, durante un pomeriggio invernale, prese il suo vecchissimo e impolveratissimo vocabolario e sfoglia sfoglia, ora dopo ora, riuscì a trovare parole dalla doppia z: pazzia, razzia, tappezziere e corazziere. Tutta contenta ringraziò la natura, il cielo e il suo angelo custode, di averle fatto trovare le parole dalla doppia ZETA. Da quel giorno, alla Torre delle parole”, per la prima volta, dopo un tempo infinito e senza sosta, apparvero parole dalla doppia ZETA, come: pazzia, razzia, tappezziere e corazziere. Finisce così la storia della principessa e incomincia la storia delle parole dalla doppia ZETA.


La signora H 

(Questa fiaba grammaticale vuole spiegare 
l'uso dell'h quando si usa il verbo ausiliare avere)
C'era una volta la signora , una nota attrice del ”Teatro dei Verbi”.In questo verboso teatro, la signoraHaveva un ruolo fondamentale, quello di recitare in presenza degli attori-verbi che finivano solo in -ato, -eto, -ito e -uto, e così la signora recitava nel ruolo di ho mangiatoho sentito, oppure ho credutoPurtroppo la signora , che proprio giovane non era più, incominciava a dare segni di stanchezza e a volte sbadigliava così vistosamente, che la sua bocca si spalancava talmente tanto che sembrava una voragine senza fondo, e appena la chiudeva cadeva in un sonno profondo. Tutti gli attori erano imbarazzatissimi, provavano una gran vergogna per lei di fronte ad un pubblico meravigliato e deluso per cotanta maleducazione.Fu così che il regista Pennarossa, che le voleva proprio un gran bene,decise di mandare a dormire la signoraH, quando apparivano sul palcoscenico gli attori-verbi che finivano in -are, -ere ed ire.Da quel giorno, la signora lavorava a metà tempo, quando c'erano-atoetoito-uto,Hci metteva il dito, mentre quando c'erano-areereed ire, andava a dormire. La signora era proprio felice, grazie a Pennarossa poteva lavorare e riposarsi...lavorare con-atoetoitoutoe dormire con areereed ire



I coniugi Uno-Dei-Degli e Una-Delle

(Questa fiaba grammaticale vuole aiutare la memorizzazione e il riconoscimento degli articoli indeterminativi singolari e plurali nell'analisi grammaticale)

In un paesino della Brianza vivevano il signor UnoDeiDegli e la signora UnaDellecon i loro figli Un' UnQuesta famigliola era assai simpatica e aveva una casa dalla particolare forma a fungo con unbel giardino di fiori e pupazzetti. Ogni notte si accendevano deilampioni che sembravano dei grossi “matitoni” e ad ogni ora, strani amici, si aggiravano in quella casa: un'oca parlante, un'anatra rosa, un'aquila zoppa e unorso magro Il signor UnoDeiDegli era unbel tipo, aveva ungran nasone, deibei baffoni e degliocchi grandi di colore verde campagna, trascorreva il suo tempo a leggere deilibri e a dare delleripetizioni a deglialunni un po''fannulloni di unascuola lì vicino. La signora UnaDelleera assai vanitosa, aveva delle ciglia lunghe e folte, unabocca rossa, unvestito a pois, unacollana colorata edellescarpe basse, passava il suo tempo a giocare a burraco condelleamiche vip del quartiere in cui viveva.UnUn' erano fratello e sorella. La piccola Un' avevaun'argentosaricciolina che le cadeva sulla fronte, mentre Un era senza riccio e aveva unocchio verde e unocchio rosso. Un Un''erano molto affezionati e trascorrevano le loro giornate a studiare e a giocare.Unpossedeva la passione per gli animali, infatti sognava di prendersi cura di loro come veterinario; aveva unacquario ricco di pesci di ogni specie, unelefante nano e un orso sempre sazio. La piccola Un', dall' ”argentosa”ricciolina sulla fronte, aveva come amicaun'oca tutta bianca e riponeva le sue preziosità iun'urna di terracotta. A volteUn'Un, durante le ricorrenze di compleanni e onomastici si donavano bei regali, Unregalava aUn'un anello tutto d'oro e Un''faceva dono a Un di un'arancia di lana per scaldarsi le guance, quando faceva freddo. Inoltre, questa famigliola, di domenica andava spesso in un'osteria vicino a unlago a mangiare un'aragosta e tutti insieme passavano deimomenti veramente allegri. Era unafamiglia assai vispa e assai strana.

Lo stregone “IL-LA-LO-I-LE-GLI”
(Questa fiaba grammaticale vuole aiutare la memorizzazione e il riconoscimento degli articoli determinativi singolari e plurali nell'analisi grammaticale)
'era una volta in un bosco lontano, ma veramente lontano,lostregone “ILLALOILEGLI”Lostregone “ILLALOILEGLI” era grande grande, aveva gli “occhioni” blu, la barba lunga, leguance rosse e lescarpe a punta. Amava vestirsi in modo assai stravagante. Il suo vestito rosso vermiglio era pieno di ciondoli dalla strana foggia, fissati con glispilloni “pic-pic”. Tutte le volte che attraversava lestrade di foglie del lontano bosco,gliscoiattoli e ifolletti uscivano dalle loro tane, perché attratti dal tintinnio del “ciondolio” dello stra-vestito di “ILLALOILEGLI”Folletti e gnomi incantati da quei colori, ammiravano suoi ciondoli come: lo gnomo di terracotta, lozampognaro d'ovatta,loscheletro di sale, loscoiattolo di stoffa, lozoccolo di legno e lognocco di farina. “ILLALOILEGLI”con il vocione e le“guancione”, faceva dono di regali bellissimi a tutti gliamici: quando era festa donava lalasagna o regalava lescarpe verdi alla principessa Pis,glistivali al gattone, lo sciroppo ai malati, lemele rosse a “Biancarossa” e ilibri agli scolaretti. “ILLALOILEGLI” aveva anche dei fratelli, che erano ipersonaggi fatati di quella luminosa foresta, sui rami volava felice lacivettuola di Pecò, dal piatto saltava fuori lognocco di Salò, nel laghetto si tuffava laciambella di Tadò e di notte arrivavano legatte matte di Sanmonatte. Era un bosco incantato con streghe, maghi e folletti e“ILLALOILEGLI” erail babbo buono di tutti.



IL PAESE DELLE PAROLONZE
(Questa fiaba grammaticale vuole favorire l'uso corretto dei digrammi “mp e mb”)
C'erano una volta i quasi gemelli MPMB, che stavano sempre insieme. I loro nomi erano molto brevi, infatti erano formati solo da due letterine MPMBI due bambini vivevano nel paese delle “Parolonze”, dove tutto era possibile, infatti in questo “paesotto” era possibile volare e i quasi gemelli MPMB trascorrevano le loro allegre giornate volando, tra nuvole e gabbiani, insomma la loro vita era veramente fantastica. In questo paese, le “parolonze” erano di marzapane, cioccolato e frutta candita e facevano d'arredo ai vicoli e alle piazzole dell'ameno villaggio.MPMBsi divertivano un mondo a far piccoli dispetti alle povere “parolonze”come: a-olla, ba-ina, po-a, i-uto, co-agna, co-leto, te-o, te-eratura, ecc..ecc..; così MP e MB durante i loro voli, non appena avvistavano in lontananza le “parolonze”, scendevano in picchiata a gran velocità fino ad in inserirsi nella “parolonza” di turno, che gli capitava. Così a-olla diventava ampolla, ba-ina diventava baMBina, i-uto diventava iMButo ecc..ecc..Questo era il gioco preferito dei quasi gemelli MPMBnel paese delle “Parolonze”.


IL SIGNOR SILLABARIO
(Questa fiaba grammaticale riguarda la sillaba)
Il signor “Sillabario” viveva tutto solo in una graziosa baita di legno. Aveva un gran pancione, indossava spesso una camicia a quadrettini e un pantalone verde muschio a coste di velluto. Trascorreva le sue giornate al parco “A-IUO-LA” o sulla poltrona di pelle nera a guardar la televisione. Era un vero pigrone e un vero mangione, ma soprattutto parlava molto, ma molto lentamente, così lentamente, che per esprimere una frase impiegava ben 10 minuti o forse più. Inoltre aveva una gran fantasia e i suoi racconti erano veramente stravaganti. I suoi amici vecchietti erano molto affezionati a lui e nonostante parlasse pianissimo, lo ascoltavano per ore o addirittura per un giorno intero. Così durante un pomeriggio di pioggia “Sillabario” radunò tutti i suoi amici e incominciò a raccontare una delle sue stranissime storie, che recitava in questo modo:
U-na vol-ta u-no scia-to-re scia-va con uno gno-mo, un ghi-ro, i suoi a-mi-ci di vec-chia da-ta, lun-go la chi-na di u-na mon-ta-gna chia-mata 
A-IUO-LA . Pur-trop-po un gior-no ap-par-ve la stre-ga Dro-me-da-ria che e-ra cat-ti-vis-si-ma. Dro-me-da-ria bru-cia-va a-gru-mi, pru-gne e bri-cio-le di pa-ne. Fu co-sìche l'al-le-gra com-pa-gnia del-lo scia-to-re, del-lo gno-mo e del ghi-ro di-ven-ne tri-ste e scon-so-lata.
In questo modo il signor “Sillabario” viveva il suo tempo e insieme a lui gli amici vecchietti del parco “A-IUO-LA” .


2 commenti:

Andrea Nuzzo ha detto...

Sono davvero fantastiche! Mi hai strappato un sorrisone stamattina, hobbitina!!! :)

Valentina Stoppa ha detto...

Sono proprio contenta :) Se servono fa solo piacere :)

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